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ROMA NON SI VENDE: manifestazione 19 marzo

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Tutte le vertenze in assemblea per dire "no al bilancio dei diritti negati"

di Anna Maria Bruni

Nidi e scuole d’infanzia allo stremo, emergenza abitativa ed emergenza rifiuti, aumento esponenziale dei distacchi dell’acqua, mobilità urbana nel caos, biblioteche, cinema e teatri chiusi, licenziamenti e lavoro sempre più precario nelle aziende comunali come per i tanti operatori sociali. E’ il quadro di una città al collasso quello che emerge dall’assemblea sul bilancio di Roma che si è tenuta sabato alla Casa delle Culture a Trastevere.

Emergenza sociale vera, liquidata da un bilancio trattato come una questione ragionieristica mentre prevede la svendita di quanto dovrebbe invece essere risanato e restituito alla città in termini di lavoro e servizi.

Quel che il Comune liquida con questo bilancio è la vita degli uomini, delle donne e dei bambini di questa città. Lo racconta bene un’abitante del mega-condominio di via Giolitti, in pieno centro: “a secco 300 persone, 90 appartamenti più varie attività commerciali”, dice traducendo in numeri la politica dei distacchi di Acea, mentre si appresta a diventare una holding dell’acqua in grado di rastrellare profitti in tutto il centro Italia.

Lo racconta bene un genitore “colpito da come il Comune sottragga opportunità e qualità ai bambini” chiudendo i nidi, non occupandosi di quelli fatiscenti, precarizzando il personale, insieme a due operatrici dell’Usb che denunciano i nuovi tagli al personale, “circa 3000 persone tra nidi e insegnanti scuola infanzia” personale precario da “5, 600 euro al mese”.

Lo raccontano bene gli operatori sociali, dall’accoglienza agli immigrati – su cui è ben noto il lucro emerso con Mafia capitale – fino ai canili comunali, un taglio del 53% dei servizi, che arriva al 55% per l’assistenza ai minori, dove si sottolinea l’aggancio con il Jobs Act e la facilità di licenziamento “per motivi economici prima impossibile”.

Lo racconta bene l’emergenza casa riportata da un esponente di Asia denunciando la vendita all’asta delle case popolari e ricordando che la Regione ha ancora i soldi della Gescal. Lo raccontano bene i cinema chiusi o sgomberati come il Volturno o l’America, i teatri chiusi dal Valle all’Eliseo, le biblioteche, ricorda Cinecittà Bene Comune che ha dato vita all’occupazione della Raffaello.

E ancora le 21 aziende comunali in svendita, in testa Farmacap. Esattamente come vendere i quadri e l’argenteria, “come se la soluzione fosse vendere per risanare un bilancio – sottolinea DeLiberiamo Roma – il cui pareggio si prevede raggiunto nel 2048”.

E ancora un abitante del Comitato di Prato Fiorito denunciando l’emergenza rifiuti, ricordando che dopo la chiusura di Malagrotta e Salaria la proposta di apertura a Rocca Cencia è insostenibile per la cittadinanza, e che tutta la città deve essere investita nella soluzione di un problema che rischia di diventare “napoletano”.

La sostanza che emerge è la cancellazione di un’idea di città e di una gestione come servizio. Un’idea che questa parte di città che ha affollato l’assemblea ogni giorno costruisce e tutela rendendo, questa sì, un servizio alla città, e che intende difendere con la mobilitazione.

Primo appuntamento giovedi 19 marzo alle 15 al Colosseo, per arrivare in corteo al Campidoglio ed impedire l'approvazione del bilancio. Ma per tutti è “solo il punto di partenza” di un’opposizione forte dell’unità delle tante vertenze in piedi, per passare poi attraverso le tante proposte emerse, dall’istituzione di una tassa di scopo alla costruzione di un percorso di partecipazione collettiva nei quartieri di cui due, Prato Fiorito (rifiuti) e Pigneto (cinema chiusi) tornano a dare appuntamento il 21 nelle rispettive piazze. Ma l'obiettivo, sono sempre di più a dirlo, sono le dimissioni della giunta.

 

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