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Coordinamento nazionale confederale USB

Coordinamento nazionale confederale USB

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 – lunedì, 14 dicembre 2015

Riportiamo alcuni passaggi dell’ordine del giorno approvato dal Coordinamento nazionale confederale che si è svolto a Roma l’11 e 12 dicembre 2015.

Stiamo vivendo una fase assolutamente nuova ed inedita nel nostro paese, in Europa e se possibile nel mondo intero. Le contraddizioni prodotte dalla crisi sistemica del capitale, il ritorno prepotente dell’idea che la competizione interimperialistica possa essere combattuta anche con le armi, il bisogno spasmodico di appropriarsi delle immense risorse naturali presenti nei territori del vicino e medio oriente hanno determinato una situazione di guerra guerreggiata che vede impegnate tutte le potenze del pianeta e di cui non si intravvedono, al momento, soluzioni possibili. Si sente ipotizzare, dopo molti anni e anche se per esorcizzarlo, l’uso di armi non convenzionali per risolvere il conflitto con il Daesh, in una partita che, giocata sullo scacchiere medio orientale sta però producendo ritorni anche nei paesi occidentali o comunque in lotta contro la costruzione dello stato islamico. Francia certo ma prima di essa il Libano, l’ Egitto, la Turchia, e poi la California ecc. sono stati teatro della guerra portata sui nostri territori provocando anche qui centinaia di morti fra gente incolpevole.

Ma la guerra esterna produce un simmetrico aumento di intensità nella guerra interna che riguarda i popoli e i lavoratori dei Paesi impegnati nelle nuove avventure belliche e che ne subiscono i contraccolpi. Dopo le stragi di Parigi, in tutta Europa, e comunque certamente in Francia e in Italia, si è prodotta una vera e propria militarizzazione del territorio con migliaia di soldati e poliziotti schierati formalmente a difesa degli obbiettivi considerati sensibili. A Parigi sono state vietate tutte le manifestazioni in programma durante il Summit mondiale sul cambiamento climatico e quando qualche migliaio di manifestanti ha provato a eludere pacificamente il divieto la polizia francese ha operato ben 320 arresti in poche ore. E’ stato introdotto surrettiziamente il divieto di manifestare anche in Italia, come ben sappiamo rispetto al corteo romano del nostro sciopero del 20 novembre e, complice anche il grande business del Giubileo, si è introdotta, nel silenzio pressoché generale, una vera e propria moratoria degli scioperi che non sta più colpendo solo i servizi pubblici ma anche l’apparato produttivo nazionale. Insomma non solo prosegue a ritmi serrati il piano del governo e dei padroni di smantellare definitivamente ogni resistenza all’attacco al mondo del lavoro realizzato in particolare attraverso il jobs act, l’accordo del 10 gennaio, la Legge di stabilità, l’articolo 5 del Decreto Lupi, il consolidamento di una percentuale enorme di disoccupati e di precari, l’ulteriore riduzione degli spazi di democrazia nei luoghi di lavoro – che già si concretizza con licenziamenti, denunce, condanne e deportazioni per i nostri delegati e quadri sindacali – ma si utilizza il terrore come arma ulteriore e definitiva che potrebbe preludere anche ad una legislazione speciale nel caso la situazione della guerra e del terrorismo dovesse crescere di intensità. La proposta della Francia di istituire “Guantánamo” europee, dove rinchiudere i sospetti di radicalismo islamico, va esattamente in questa direzione. Il primo risultato concreto di questo clima è stato il successo della Le Pen in Francia che ha raccolto sia le paure del terrorismo sia la protesta anti europea. Intanto in Venezuela viene sconfitto il processo avviato con Chávez e che aveva consentito l’avvio dell’Alleanza Bolivariana per le Americhe –  ALBA, un quadro che bene esprime la profonda instabilità della situazione politica generale e l’arretratezza della classe.

Un’arretratezza che non possiamo che riscontrare anche noi ogni giorno e che determina anche una  difficoltà ad esprimere il livello di conflitto adeguato. Non va sottovalutata l’operazione che è in corso ormai da tempo per privare il movimento dei lavoratori della propria rappresentanza collettiva, attraverso un’opera costante e scientifica di delegittimazione dei corpi intermedi, che trova terreno facile fra lavoratori ormai disincantati rispetto al ruolo di cgil cisl e uil ma che indirettamente colpisce anche noi e che è fatta anche di continui e ripetuti attacchi ai servizi come CAF, patronato ecc.

Il Coordinamento nazionale da mandato all’esecutivo nazionale di avviare in tutti i territori attivi dei delegati USB al fine di proseguire nella discussione in ordine alla nuova fase politico sindacale e di valutare ed eventualmente decidere in ordine alla convocazione dello sciopero generale nazionale.

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USB

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