100.000 per le strade italiane:
questo è il 24 Ottobre dell'alternativa sindacale
La giornata del 24 Ottobre parla di una giornata di lotta e di protesta: lo sciopero generale con oltre 1.000.000 di adesioni; le tantissime manifestazioni che lo hanno accompagnato, 10.000 lavoratrici e lavoratori che hanno manifestato a Roma, 5.000 a Napoli e decine di migliaia che hanno percorso le strade e le piazze in 27 città italiane.
Le città, immobilizzate anche dallo sciopero dei lavoratori dei trasporti, sono state percorse da decine di migliaia di persone che hanno gridato la loro rabbia e il loro forte dissenso verso il Governo Renzi, esecutore delle direttive dell'Unione Europea, della BCE e del Fondo Monetario Internazionale che dopo aver affossato la Grecia, ora rivolgono la clava verso mezza Europa, e prima fra tutte verso l'Italia.
Tante voci contro le “politiche del lavoro” che creano disoccupazione, contro l'attacco allo stato sociale, ai salari, ai contratti, ai diritti, all'articolo 18 e alla liberalizzazione di licenziamenti e precarietà assoluta.
Tante lavoratrici e lavoratori che dimostrano che è possibile farsi vedere e contare nonostante il silenzio mediatico che ha preceduto il 24 Ottobre e che il percorso e l'obiettivo della costruzione dell'alternativa sindacale a Cgil, Cisl e Uil è possibile, è necessario e soprattutto è già iniziato.
Tante teste e tanti cuori che rinunciando ad una giornata di salario hanno voluto affermare la necessità dello sciopero del 24 Ottobre e l’attualità della difesa del diritto di sciopero.
Qualcuno tenta un paragone con i numeri della manifestazione della Cgil del 25 ottobre: niente di più sbagliato per vari motivi. Il 24 si è scioperato e il 25 no. Il 24 prevedeva manifestazioni in 27 città italiane auto-organizzate con poche migliaia di euro mentre quella del 25 è stata una manifestazione nazionale che ha previsto un impegno finanziario da capogiro. Quella del 24 è stata una giornata tutta sindacale, di lotta e che guarda al futuro, mentre quella del 25 è stata una manifestazione per dimostrare l'esistenza del passato della Cgil e per sostenere una lotta interna al PD.
E proprio quest'ultimo aspetto, la mancanza di indipendenza dai partiti e dalle istituzioni, è indice di debolezza e di un atteggiamento ultra-difensivo, comportamento che non può certo indicare al mondo del lavoro quella via di uscita che servirebbe, ma rinchiude la Cgil in se stessa e nei suoi inutili rituali.
Tutto ciò dimostra, se ancora ce ne fosse bisogno, la necessità di cambiamento, di politiche sindacali aggressive, di una vera alternativa sindacale: questo è il vero messaggio che hanno inviato la maggioranza dei lavoratori che sono scesi in strada in tutte e due le giornate.
Da questo senso comune bisogna ripartire avendo però ben presente che la costruzione dell'alternativa sindacale oggi non è un'opzione ma una strada obbligata.
Lo diciamo a chi in Cgil pensa ancora di poter cambiare le cose attraverso una opposizione interna sempre più offuscata, inutile e repressa, ma lo diciamo anche a chi, nel sindacalismo di base e conflittuale e nei movimenti sociali, pensa ancora sia sufficiente esprimere conflitto in un singolo territorio, in un settore o in un'azienda.
L'alternativa si pratica tutti i giorni senza autoreferenzialità, avendo ben chiaro che un sindacato o è conflittuale o non è, o è generale o non è!
Questo è ciò che USB sta facendo da quando, oltre 4 anni fa, ha unificato una grande parte del sindacalismo di base, questo è il ruolo che giorno dopo giorno le stanno assegnando e riconoscendo i lavoratori, questo è ciò che con umiltà e spirito di servizio ma con estrema convinzione e determinazione stiamo realizzando.
Nei prossimi mesi gli attacchi alle condizioni ed al salario dei lavoratori si faranno ancora più duri, la disoccupazione e la precarietà aumenteranno e tenteranno di sottrarci ancora diritti e dignità: solo in tanti ed uniti potremo costruire un'alternativa credibile e concreta.
Organizziamo il dissenso, sosteniamo il conflitto, costruiamo l'alternativa sindacale!
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