Intervistati:
Una giovane insegnante precaria;
Barbara Battista del Sindacato SGB;
Paolo Spena responsabile scuola del Fronte della Gioventù Comunista
Il 12 maggio, come avviene ormai dal 2011, agli studenti del secondo anno delle scuole superiori saranno somministrati i test INVALSI. Mentre le scuole italiane sono ridotte in ginocchio da anni di tagli scellerati, ogni anno si spendono milioni per questi test, presentati come una valutazione del sistema di istruzione ma in realtà funzionali allo smantellamento della scuola pubblica. Le valutazioni INVALSI generano una crescente differenziazione fra scuole di serie A e di serie B e anticipano il progetto di finanziare le scuole – incluse le scuole private -in base alla loro posizione in graduatoria. Una sorta di Robin Hood al contrario, che premia le scuole più prestigiose invece di intervenire su quelle in difficoltà, e che trascinerà le scuole verso una competizione sfrenata pur di accaparrarsi le poche briciole rimaste dopo i tagli di questi anni.
L’INVALSI somministra un quiz a crocette che non lascia spazio alla comprensione critica. Nel nome di una presunta “competitività” delle scuole italiane, la didattica viene progressivamente appiattita sull’apprendimento meccanico di nozioni secche, dequalificando nel complesso l’istruzione offerta nelle scuole, in perfetto accordo con un mercato del lavoro precarizzato che chiede lavoratori sempre più dequalificati e facilmente ricattabili. Questo modello si fa strada prepotentemente all’interno delle scuole, modificando la didattica e imponendo sempre più spesso di comprare appositi libri di testo aggiuntivi, aggravando ulteriormente e inutilmente la spesa che le famiglie devono sostenere.
Il Fronte della Gioventù Comunista sosterrà e organizzerà in tutta Italia il boicottaggio dei test INVALSI, denunciando il progetto dei finanziamenti differenziati che si cela dietro queste valutazioni. Boicottare i test significa non limitarsi ad una critica di retroguardia verso le politiche di questi anni, ma passare al contrattacco impedendo all’INVALSI di stilare una classifica delle scuole, opponendoci alla differenziazione fra scuole di serie A e di serie B. Significa rivendicare un’istruzione di qualità accessibile a tutti e che sia omogenea in tutte le scuole italiane, dal centro alla periferia, da quelle del Sud a quelle del Nord del paese, contro il feroce classismo che si nasconde dietro lo slogan del “merito”. Boicottare l’INVALSI significa difendere la scuola pubblica dalla morsa di questo sistema, rivendicare un modello di scuola diverso, finalizzato non al profitto di pochi ma allo sviluppo dell’individuo e al progresso dell’intera società.
http://www.gioventucomunista.it/il-12-maggio-boicottiamo-i-test-invalsi/#more-1940
CHI USA I QUIZ INVALSI TRADISCE LA PROPRIA FUNZIONE
DI INSEGNANTE
Appello ai colleghi delle scuole superiori
Lo scorso anno, ci è stato segnalato che diversi colleghi delle superiori hanno esercitato forti pressioni sugli studenti, affinchè desistessero dalle azioni di boicottaggio dei quiz invalsi. Si è arrivati a minacciare gli studenti di abbassare i voti e non ammettere all’anno successivo se non si partecipava ai quiz. In alcuni casi, sono stati attivati veri e propri procedimenti disciplinari ai danni dei ragazzi, per la loro legittima protesta.
In primo luogo precisiamo che questi soggetti (facciamo fatica a chiamarli insegnanti o colleghi) con questo comportamento si pongono al di fuori della comunità dei lavoratori, al pari di quei pochi docenti della primaria che addirittura sostituiscono i lavoratori in sciopero per garantire la sopravvivenza del “circo invalsi”.
In secondo luogo, la pretesa di imporre i quiz invalsi quali strumenti di ordinaria valutazione è assolutamente illegittima, in assenza di una condivisione con i colleghi e dell’inserimento dei quiz nella programmazione dell’attività didattica annuale di ogni singolo docente.
Al di là della formalità, il punto è che purtroppo alcuni insegnanti si sono talmente legati all’idea aziendalista ed escludente della scuola delineata in tutta l’Unione Europea, che ormai siamo costretti ad annoverarli quasi tra le controparti dei lavoratori e degli studenti. Così come per quei sindacati che chiamano allo sciopero solo per ottenere spazi di potere e andare ad elemosinare piccole e insignificanti modifiche della 107.
Sappiamo bene che la stragrande maggioranza dei colleghi è invece degnissima della funzione che svolge e, magari senza alzare la voce, condivide le nostre critiche al sistema escludente e svilente dell’Invalsi, specie ora che è palesemente il pilastro della “mala scuola”.
A questi colleghi facciamo appello affinchè aderiscano convinti allo sciopero del 12 maggio che trasforma la rabbia dei lavoratori in legittima protesta e punta a debellare la legge 107. Chiediamo inoltre dinon ostacolare le legittime azioni di protesta organizzate a loro volta dagli studenti, condannati ad avere una scuola trasformata in campo d’addestramento allo sfruttamento.
Apriamo il confronto con i ragazzi, stimoliamo la riflessione e non temiamo di farci mettere in discussione. Le proteste di queste settimane in Francia contro il jobs act versione oltralpe ed il protagonismo studentesco ci insegnano che quando la coscienza di classe è radicata, gli studenti capiscono bene dove andare.
A quanti avevano smarrito la via lasceremo la porta aperta, ma dopo i blocchi dei giorni scorsi e dopo il 12 maggio, sarà evidente il fronte di quanti realmente e nei fatti combattono la “malascuola”
12 maggio tutti in sciopero; tutti a Roma per la dignità dei lavoratori
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