Si può uccidere un figlio per amore?
Davvero la salvezza dell'uomo deriva dal sacrificio umano di un innocente predestinato?
Chi destina il proprio figlio al martirio è un dio, un genitore o un assassino?
Il cristianesimo fonda il suo insegnamento su presupposti che lasciano sgomenti per la loro intrinseca violenza. La rappresentazione del figlicidio e del sacrificio umano come atto di amore e di identificazione per i bambini e per l'intera umanità è un atto obiettivamente perverso, suscettibile di provocare a sua volta effetti devastanti nella personalità nascente dei bambini e nell'intera società. Il masochismo in chi si identifica nel figlio destinato alla croce (per il bene di chi lo ammazza!), il sadismo per chi si identifica con l'ente aggressore, capace di concepire tanta perversione e violenza. L'educazione cristiana – e la fattispecie più diseducativa del cattolicesimo – si appella alle istanze inconscie che dalla notte dei tempi albergano nell'inconscio umano, causa di disagio (le Baccanti, Medea), e ne fanno addirittura un precetto morale da prescrivere e da condividere. Il cristianesimo è la peggior causa di violenza perché si inscrive in modo altamente suggestivo nel dna affettivo dei bambini fino a diventare, in età differita, causa inconscia di infelicità, malessere, violenza.
A cura di Sergio Martella
(1772)
No related posts.