Bologna Pride 2012
Videointerviste a Vladimir Luxuria
DOCUMENTO POLITICO RIVENDICATIVO
PARITA’
Lotta alle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere ed a lesbofobia, omofobia e transfobia
Il Principio di non discriminazione è espressamente previsto dall’art. 21 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. Esso stabilisce che “È vietata qualsiasi forma di discriminazione fondata, in particolare, sul sesso, la razza, il colore della pelle o l’origine etnica o sociale, le caratteristiche genetiche, la lingua, la religione o le convinzioni personali, le opinioni politiche o di qualsiasi altra natura, l’appartenenza ad una minoranza nazionale, il patrimonio, la nascita, la disabilità, l’età o l’orientamento sessuale”.
Il principio di non-discriminazione è volto a garantire la parità di trattamento tra le persone, quali che siano la nazionalità, il sesso, la razza o l’origine etnica, la religione o le credenze, la diversa abilità, l’età o l’orientamento sessuale o l’identità di genere.
Discriminare significa differenziare o trattare in maniera diversa quando non sussiste alcuna differenza rilevante fra due persone o situazioni, oppure trattare in modo identico situazioni che, in realtà sono differenti.
Nel nostro paese la lotta contro le discriminazioni fondate sull’orientamento sessuale nel luogo di lavoro è disciplinata dal Decreto Legislativo n. 216/03 che ha recepito la Direttiva Europea 2000/78.
Questa prevede che chi ritiene di essere discriminato, può rivolgersi al Giudice perché quest’ultimo faccia cessare il comportamento discriminatorio.
Tuttavia, le maggiori Associazioni LGBT italiane denunciano una mancanza di dati empirici sulla discriminazione nei confronti delle persone LGBT e una carenza sistematica di una politica ferma ed efficace sulle strategie di contrasto alla discriminazione. Operatori ed Associazioni denunciano uno scarso utilizzo dei divieti di discriminazione e dei relativi strumenti sanzionatori, nonché un’attività quasi nulla da parte degli ispettori del lavoro.
Il risultato che ne deriva è la scarsissima applicazione della normativa antidiscriminatoria e la sostanziale impossibilità di definire adeguato lo standard di tutela delle persone LGBT in Italia.
Per questa ragione anche il movimento LGBT Italiano chiede a gran voce insieme alle maggiori Associazioni Europee l’emanazione di una Direttiva Orizzontale finalizzata alla tutela contro la discriminazione fondata sull’età, la diversa abilità , l’orientamento sessuale e l’identità di genere in ogni ambito della vita, compreso la protezione sociale, la sicurezza sociale, l’assistenza sanitaria, il lavoro, l’istruzione e l’accesso e fornitura di beni e servizi commercialmente disponibili al pubblico, compresi gli alloggi.
L’omofobia, la lesbofobia e la transfobia manifestata anche tra chi ha ruoli di rappresentanza e riferimento per lo Stato e le religioni rappresentano uno strumento di oppressione e di violenza potente nei nostri confronti: dobbiamo continuare a denunciare questi violenti attacchi da parte degli esponenti di governo e religiosi in sede europea e segnalarli alla Corte Europea dei Diritti Umani.
Perciò riteniamo necessarie:
● l’emanazione di una legge che punisca i crimini d’odio motivati da omofobia lesbofobia e transfobia anche attraverso l’estensione della legge Mancino all’orientamento sessuale e all’identità di genere.
● una migliore applicazione della direttiva europea 85 del 2005 riguardo allo status di rifugiato anche per le persone gay, lesbiche, bisessuali, transessuali e transgender perseguitati, non solo dallo Stato, nei loro paesi;
● nuovi e più efficaci protocolli per il contrasto al bullismo e all’omofobia e lesbofobia nella scuola e in tutto il mondo giovanile, anche attraverso la sensibilizzazione e la formazione del personale scolastico e di tutte le categorie di lavoratori/trici che operano a contatto con i minori.
● il sostegno alla proposta di una nuova direttiva europea contro le discriminazioni in tutti i settori della fornitura di beni e servizi (salute, istruzione, formazione, alloggio, ecc.);
● il potenziamento dell’OSCAD (Osservatorio contro gli atti di discriminazione) in seno alle Forze dell’Ordine, nonché azioni concrete per potenziare la formazione delle Forze dell’Ordine nella lotta contro i crimini lesbofobici omofobici e transfobici .
● la salvaguardia della laicità dello Stato.
DIRITTI
Famiglie plurali e con pari diritti.
La Risoluzione del Parlamento europeo del 16 marzo 2000 chiede di garantire alle coppie dello stesso sesso parità di diritti rispetto alle coppie e alle famiglie tradizionali.
Sono passati 12 anni e nulla è successo.
È una misura di civiltà cui anche l’Italia si deve adeguare per non restare ai margini del cammino di allargamento dei diritti civili intrapreso dall’Europa.
Per noi la battaglia politica e culturale più importante è quella per la parità e l’uguaglianza dei diritti. In questo senso chiediamo una legge che consenta il pieno riconoscimento delle nostre unioni attraverso il matrimonio civile.
Non è più necessario infatti avere come obiettivo uno statuto differenziato rispetto alle coppie eterosessuali, bisogna puntare semmai su istituti leggeri per chiunque voglia avvalersene. Una legge che permetta l’accesso delle persone LGBT al matrimonio civile, contribuirà a migliorare la vita di migliaia di persone e promuoverà nel contempo un cambiamento nella mentalità comune.
Chiediamo l’uguaglianza dei diritti, attraverso:
● una legge che estenda il matrimonio civile anche alle coppie dello stesso sesso;
● la creazione di istituti differenti e distinti dal matrimonio che prevedano il riconoscimento giuridico delle unioni civili, nel rispetto delle differenti modalità di legami sentimentali e affettivi in linea con ciò che è avvenuto in molti paesi europei.
Genitorialità
I gay, le lesbiche, le persone transessuali e transgender hanno spesso anche figli, che crescono felicemente all’interno di famiglie cosiddette non tradizionali.
La genitorialità è scelta e capacità non soltanto di procreare -di per sé ostacolabile solo dalla sterilità e non dall’orientamento sessuale- ma soprattutto di educare e prendersi cura dei propri figli.
Anche i gay, le lesbiche, le persone transessuali e transgender hanno queste attitudini, poiché sono esse inclinazioni tipicamente umane.
Ad esempio in Italia sono almeno 100.000 le bambine e i bambini, o adolescenti, che vivono in famiglie omogenitoriali o con un genitore transessuale.
Bisogna combattere ogni forma di pregiudizio possa colpire questi figli e introdurre normative che diano a costoro la stessa parità di diritti di quelli che crescono in ambiti familiari eterosessuali.
Del resto in Italia – a causa di scelte normative non dettate da esigenze reali e da libere aspirazioni di vita, ma da condizionamenti non laici – è in vigore una legge sulla procreazione assistita, che va riformata in quanto discriminante e dunque incostituzionale, ideologica e vessatoria.
Chiediamo:
●la possibilità di adozione interna alla coppia omosessuale, riconoscendo legalmente la figura del co-genitore, come avviene nelle coppie eterosessuali. Si tratta di un riconoscimento fondamentale per dare pari tutele ai nostri figli, altrimenti costretti a vedersi riconosciuto un solo genitore (oltre che per assicurare a chi ha contribuito ad allevare un/a bambino/a di non essere estromesso/a da un’eventuale rottura della relazione con la/il partner).
● l’accesso all’adozione per le coppie dello stesso sesso, a pari titolo con le coppie di sesso diverso, coerentemente con le leggi vigenti a tutela dei/delle figli/e adottati/e.
● una legge che regoli la responsabilità genitoriale delle/dei partner di fatto, anche dello stesso sesso;
● una legge che garantisca l’adozione di minori anche da parte delle/dei singole/i e delle coppie dello stesso sesso;
● la modifica della legge 40 per consentire l’accesso alla procreazione medicalmente assistita alla singola maggiorenne e alle coppie dello stesso sesso
● il recepimento della direttiva europea 38 del 2004 sulla libertà di movimento dei cittadini europei in modo rispettoso dei diritti delle coppie di fatto o registrate gay e lesbiche;
SALUTE
Politiche per la salute e il benessere delle persone LGBT
Chiediamo che sia garantito il diritto alla salute delle persone LGBT ponendo fine alle discriminazioni in ambito sanitario anche attraverso un’adeguata formazione del personale sanitario. Chiediamo che all’interno di formazione e di interventi mirati al riconoscimento della differenza di orientamento sessuale, sia sempre presente anche un approccio alla diversità di genere.
E’ importante attivare corrette campagne di informazione sulla prevenzione primaria e secondaria dall’HIV/AIDS e dalle malattie a trasmissione sessuale. Vanno altresì garantiti i diritti delle persone sieropositive anche attraverso la lotta contro lo stigma sociale legato all’infezione da HIV.
Occorre denunciare l’assenza o l’inadeguatezza comunicativa che in Italia hanno avuto le politiche mirate alla prevenzione e al contrasto dell’infezione da HIV, e la mancanza di misure volte a combattere stigma e discriminazione.
E’ necessario che il governo ottemperi gli impegni presi con il Fondo Globale per la lotta contro l’AIDS, tubercolosi e malaria.
Bisogna inoltre mettere in luce che il problema maggiore della lotta all’HIV/AIDS è la presenza di numerosi Late Presenters, cioè di persone che scoprono tardi la propria sieropositivà, fatto che rende le stime di HIV+ non precise e inefficaci nella formulazione di bilanci di spesa. A tale proposito è necessario attuare un ragionamento di contenimento dei costi dei farmaci per le terapie antiretrovirali.
Chiediamo:
● al ministro in carica di attuare politiche di prevenzioni efficaci e targetizzate
● l’attivazione e la creazione di campagne di informazione primaria e secondaria dall’HIV/AIDS e dalle infezioni a trasmissione sessuale, unitamente a campagne di informazione e sensibilizzazioni al personale medico e paramedico sul rapporto medico-paziente, qual’ora si trovassero davanti persone Lesbiche, gay o transessuali e transgender.
● che all’interno di formazione e di interventi mirati al riconoscimento della differenza di orientamento sessuale, sia sempre presente anche un approccio all’identità di genere.
– politiche di lotta contro lo stigma sociale
– politiche d’implementaazione dell’offerta del test, anche attraverso l’impegno delle associazioni di categoria
Le associazioni LGBT sono pronte ad operare di concerto con le istituzioni nazionali e locali e per l’adeguamento e il miglioramento dei servizi nell’interesse della salute delle persone LGBT.
TUTELA DELL’IDENTITA’ DI GENERE
Transessualità e transgenderismo
Condividiamo e sosteniamo la campagna europea STP 2012, Stop Trans Depathologization, per la depatologizzazione del transessualismo congiuntamente alla eliminazione dello stesso dal DSM o quantomeno la revisione del termine che stigmatizza le persone trans* come disforiche e quindi malate mentali, condizionandone e impedendone di fatto l’autodeterminazione e l’inserimento sociale e lavorativo.
Riteniamo necessario un intervento legislativo finalizzato ad ampliare e meglio garantire i diritti delle persone transessuali nello specifico:
● la possibilità di cambiare nome in accordo con la propria identità di genere senza passare dall’intervento di cambio di sesso;
● la garanzia di accesso gratuito alle cure ormonali specifiche;
● una legge che garantisca e tuteli le persone transessuali da ogni tipo di violenza e discriminazione.
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