Tassi d'interesse e petrolio, l'attivismo della Cina sui mercati
A giugno il prezzo del petrolio è significativamente diminuito, sulla scia della forte contrazione avvenuta nel mese precedente. In particolare, per la prima volta da dicembre 2010 il Brent – benchmark di riferimento per il mercato europeo – è sceso sotto i 90 dollari al barile. In maggio la produzione di greggio, stimata attorno ai 91,9 milioni barili al giorno (b/g), ha superato la domanda di ben 3,9 milioni b/g a causa del mancato rispetto dei limiti di alcuni paesi Opec (Arabia Saudita in primis).
Sul versante dell’offerta, il calo dell’output iraniano è stato inferiore alle attese: le importazioni cinesi da Teheran sono state di 524mila b/g, quasi il 40% in più rispetto ad aprile (sui livelli del 2011). Parallelamente, sul versante della domanda, si è assistito a un calo chiaramente dovuto alla crisi economica. Questa situazione dovrebbe rendere meno preoccupante l’entrata in vigore delle sanzioni dell'Unione Europea contro l’Iran.
La riduzione del prezzo dell’oro – poco sotto i 1.600 dollari all'oncia – nel corso di giugno è stata inferiore rispetto a quella verificatasi per il petrolio. È probabile che ciò sia stato dovuto sia all’aumento delle importazioni (101,8 tonnellate) da parte della Banca centrale cinese sia al persistere del suo ruolo di bene rifugio.
Per quanto riguarda le riserve valutarie, durante il G20 tenutosi in Messico, la quota dell'Fmi per stabilizzare il mercato del debito sovrano ha raggiunto i 456 miliardi di euro grazie al significativo intervento dei Brics, i quali però hanno preteso l’applicazione degli accordi raggiunti nel 2010 relativamente al potere di voto e alla riforma dell’azionariato del Fondo stesso.
La Banca popolare cinese ha tagliato i tassi d’interesse a un anno di un quarto di punto, portando i saggi per i prestiti al 6,31% e quello sui depositi al 3,25%. La Cina è consapevole dei rischi derivabili dalla crisi atlantica e ha proceduto al primo taglio del costo del denaro degli ultimi cinque anni. Questa misura di politica monetaria sarà accompagnata da un programma di stimolo economico – valutato attorno ai 250 miliardi di euro – con l’obiettivo di aumentare i consumi interni più che i buoni del tesoro dei paesi stranieri occidentali. La scelta è tutt’altro che autarchica e lo dimostra la proposta del premier Wen Jiabao – volutamente lanciata con i capi di Stato di Argentina, Brasile e Uruguay a pochi giorni dal "golpe" in Paraguay – di creare una zona di libero scambio tra Cina e Mercosur.
Il 6 giugno, la Bce ha confermato il tasso di riferimento dell’Eurozona all’1%, lo stesso livello dallo scorso dicembre. Il 21 giugno la sua omologa statunitense, la Federal Reserve, al fine di mantenere bassi i saggi, ha rinnovato per sei mesi l’operazione twist da 267 miliardi di dollari consistente nella vendita di titoli a breve scadenza in cambio dell’acquisto di titoli a lungo termine. Washington persiste nell’implementare politiche monetarie espansive già ampiamente ribattezzate come “speculative” da alcuni membri del Brics.
Nel corso del primo trimestre 2012, il pil reale tendenziale statunitense è stato rivisto al ribasso per la seconda volta (+1,9%) mentre quello dell’Uem è stato confermato negativo (-0,1%). Nel frattempo, il tasso di disoccupazione negli Usa è aumentato all’8,2% a fronte di quello della zona euro rimasto costante all’11%.
Un paio di giorni prima che Spagna e Cipro chiedessero aiuto all’Ue a causa dei problemi dei rispettivi settori bancari nazionali, il 22 giugno l’agenzia di rating Moody’s ha nuovamente declassato 15 grandi istituti di credito, di cui nove europei e cinque statunitensi. Quest’ultimo fatto s'accompagna all'unico scambio che la Germania ha accettato al vertice europeo del 28 giugno (che ha favorito un tenue apprezzamento dell'euro sul dollaro): il nuovo ruolo di supervisione bancaria della Bce. Questa misura sembra essere il miglior modo per far digerire ai cittadini europei l’unica alternativa alla disintegrazione della zona euro, ossia l'ulteriore cessione di sovranità statale a livello europeo. Ma siamo così certi di avere realmente capito a favore di chi?
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