LA FIOM SI DIVIDE IN TRE
Comitato Centrale Fiom-Cgil – Roma, 5 e 6 settembre 2012
Al termine dei lavori del Comitato Centrale sono stati presentati tre documenti che sono stati votati in contrapposizione.
Il documento presentato Maurizio Landini, Segretario generale Fiom-Cgil, è stato approvato con 92 voti a favore, quello presentato da Sergio Bellavita, Segretario nazionale Fiom-Cgil, ha raccolto 13 voti a favore quello presentato da Gianni Venturi, Fabrizio Potetti e Augustin Breda, componenti del Comitato centrale della Fiom-Cgil, ha raccolto 30 voti a favore.
2 voti sono stati di astensione.
Ecco i tre documenti
Documento Conclusivo
Presentato da Maurizio Landini
Il Comitato centrale della Fiom approva la relazione svolta dal Segretario generale.
Il peggioramento delle condizioni produttive ed occupazionali, la crescita dei livelli di disoccupazione ci
indicano un processo di deindustrializzazione in atto nel nostro Paese, che, in modo ancor più drammatico,
colpisce il Mezzogiorno.
Seppur con diverse caratteristiche, ne sono esempi paradigmatici il caso Fiat – da Termini Imerese a
Pomigliano -, il caso Alcoa, il caso Ilva ed i numerosi casi dalla cantieristica al settore ferroviario al settore
informatico e delle telecomunicazioni e altri meno conosciuti, che coinvolgono anche le piccole e medie
imprese di ogni comparto dell’industria metalmeccanica su tutto il territorio nazionale.
La recessione economica in atto è usata per un attacco al sistema dei diritti nel lavoro senza precedenti e ciò sta mettendo a rischio la tenuta democratica e la coesione sociale dell’Italia e dell’Europa, in cui lo strapotere della finanza e la logica liberista continuano a dettare le scelte economiche e sociali che non intervengono sulle ragioni che hanno determinato la grave crisi che viviamo.
Il Comitato centrale della Fiom riconferma i giudizi negativi già espressi sulle scelte operate dal Governo con il consenso della maggioranza del Parlamento in materia di pensioni, mercato del lavoro, scuola, stato sociale, l’accettazione del pareggio di bilancio del patto di stabilità che si rifanno alle indicazioni della BCE.
Il Comitato centrale della Fiom denuncia l’assenza di una politica industriale e della definizione di un piano straordinario di investimenti pubblici e privati che sono le condizioni indispensabili per poter avviare un processo di salvaguardia, riconversione e rinnovamento del nostro sistema produttivo fondandolo su un nuovo modello di sviluppo ambientalmente sostenibile, capace di coniugare il diritto al lavoro e il diritto alla salute e di creare nuovi posti di lavoro.
Le proposte avanzate in questi giorni dal Governo non sono adeguate a invertire questa tendenza; è inaccettabile la logica che continua ad indicare nell’aumento della durata e dello sfruttamento della prestazione lavorativa la strada per aumentare la produttività e la competitività del nostro sistema industriale.
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Il Comitato centrale della Fiom considera ancora aperta la possibilità di modificare le scelte compiute dal Governo e per questa ragione respinge l’idea, avanzata da qualcuno nel dibattito, di sconfitta riferita al movimento in campo. Il Comitato centrale della Fiom ritiene necessario riunificare le lotte in atto per difendere il lavoro pubblico e privato e rilanciare una mobilitazione finalizzata ad aprire una nuova fase politica e sociale anche contrastando gli attacchi di Confindustria ai diritti nel lavoro e alla esistenza della contrattazione collettiva, nazionale e di 2° livello, e per estendere la democrazia nei luoghi di lavoro.
Per questa ragione il Comitato centrale della Fiom ritiene necessario che il Comitato Direttivo della Cgil,
convocato per i prossimi giorni, fissi la data e proclami lo sciopero generale di tutte le lavoratrici e lavoratori pubblici e privati e dei pensionati.
CONTRATTO NAZIONALE
Nel mese di luglio Federmeccanica e Fim e Uilm hanno deciso di avviare una trattativa separata per il
rinnovo del Ccnl escludendo la nostra organizzazione.
Ciò è un fatto grave, senza precedenti nella storia delle relazioni sindacali del nostro paese e della nostra categoria. Tale scelta discriminatoria è illegittima e in aperta violazione dell’accordo interconfederale del 28 giugno 2011 in quanto, non solo la Cgil è firmataria di tale intesa, ma la Fiom-Cgil, nella nostra categoria, è di gran lunga l’organizzazione maggiormente rappresentativa per numero di iscritti e per voti ricevuti nelle elezioni delle RSU e ciò dà diritto e legittimazione a negoziare nella trattativa per il rinnovo del Ccnl.
Il Comitato centrale della Fiom fin da ora dichiara che qualsiasi intesa dovesse scaturire da tale tavolo separato, è non solo illegittima, ma per noi inaccettabile ed i suoi effetti normativi inapplicabili alle lavoratrici e ai lavoratori iscritti alla Fiom o non iscritti a nessuna organizzazione sindacale. Del resto la Federmeccanica ha posto quale condizione irrinunciabile che trovi adeguata realizzazione:
• la possibilità di non erogare a tutti i lavoratori gli aumenti salariali dei minimi contrattuali;
• l’aumento dell’orario di lavoro individuale giornaliero e settimanale e l’esigibilità di 250 ore di
straordinario annuo per ogni lavoratore;
• il non pagamento dei primi tre giorni di malattia;
• la totale derogabilità in azienda delle norme contrattuali e delle leggi sul lavoro;
• la totale agibilità delle imprese ad ogni forma precaria di lavoro;
Fim e Uilm, dichiarandosi disponibili, hanno rinunciato a svolgere una autonoma trattativa aprendo di fatto
la strada alla cancellazione nel nostro Paese del Ccnl e all’estensione del modello Fiat a tutto il settore
metalmeccanico con il risultato che da quel tavolo non può che uscire l’ennesimo accordo separato che
sancirà meno salario, lavorando più ore con più precarietà e meno diritti, impedendo ai lavoratori di poter decidere e di votare.
Il Comitato centrale della Fiom di fronte alla drammatica crisi che colpisce il nostro sistema industriale e la nostra categoria, ritiene che un ennesimo accordo separato non serve alla tutela dell’occupazione, né alle lavoratrici, né ai lavoratori, né alle imprese che vogliono davvero investire, innovare ed accrescere la propria capacità produttiva.
Pertanto Il Comitato centrale della Fiom decide di dare mandato alla Segreteria nazionale per avanzare a Federmeccanica e Fim e Uilm una proposta alternativa alla politica degli accordi separati con l’obiettivo di ricostruire un unico Ccnl unitario, condiviso dalle lavoratici e lavoratori interessati.
Tale proposta si fonda sull’avvio di un nuovo tavolo unitario di trattativa per realizzare un “ACCORDO UNITARIO PER IL LAVORO E PER UN INDUSTRIA DI QUALITA’ AMBIENTALMENTE SOSTENIBILE” la cui durata sia fissata al 31122013.
I contenuti di tale accordo possono essere così articolati:
• Un aumento salariale che sia totalmente defiscalizzato per tutte le lavoratrici e i lavoratori.
• L’impegno a favorire tramite accordi la difesa eo la crescita dell’occupazione agendo sulla riduzione e rimodulazione degli orari anche con l’uso prioritario dei contratti di solidarietà, richiedendo congiuntamente al Governo di incentivare tali accordi con la riduzione per imprese e lavoratori del cuneo e del carico fiscale.
• Definire un’apposita intesa che favorisca il ricorso all’apprendistato e ai piani strutturali di formazione in azienda a partire da quelle interessate a processi di investimento e di riorganizzazione.
• Si attivino tavoli dei settori che costituiscono la nostra categoria, al fine di definire concrete linee di politica industriale anche da sottoporre a un confronto con il Governo.
• Si attivi un confronto tra le parti istitutive di Cometa per discutere anche con il Governo del possibile utilizzo delle risorse del fondo pensione anche al fine di processi di investimento e di innovazione del nostro sistema industriale.
• Utilizzare questo accordo per applicare le regole della certificazione e misurazione della rappresentanza previste dall’accordo del 28 giugno al fine di dare stabilità al sistema di relazioni sindacali sia a livello nazionale che aziendale, superando la politica degli accordi separati e rendendo validi gli accordi realizzati per tutti i lavoratori e interessati prevedendo anche il loro pronunciamento tramite il voto sulle intese che li riguardano.
Tutto ciò anche in un ottica di riunificazione contrattuale.
Il Comitato centrale della Fiom anche sulla base della nascita a livello europeo e mondiale dei sindacati dell’industria riconferma l’obiettivo di realizzare il contratto dell’industria nel nostro paese e in Europa.
Il Comitato centrale della Fiom impegna tutte le strutture territoriali a realizzare nel mese di settembre un piano straordinario di assemblee in tutti i luoghi di lavoro e da mandato alla segreteria nazionale di convocare nei primi giorni del mese di ottobre la riunione congiunta di tutti i compagni e le compagne dei direttivi regionali e territoriali della Fiom per valutare la situazione e decidere tutte le iniziative più opportune per la difesa del lavoro, della contrattazione collettiva e l’estensione della democrazia nei luoghi di lavoro.
CASO ILVA
Il Comitato centrale della Fiom condivide e fa proprie le decisioni, i giudizi e le azioni messe in campo dalla Fiom di Taranto e dal Segretario generale della Fiom nelle scorse settimane per la vicenda Ilva, compresa la decisione di aprire una vertenza per chiedere all’azienda impegni certi di investimenti e di rinnovamento tecnologico degli impianti.
Siamo in presenza di un caso che assume un valore generale e che pone a tutta l’organizzazione un impegno di elaborazione e di azione per coniugare il diritto al lavoro con il diritto alla salute dentro e fuori i luoghi di lavoro e affermare un nuovo modello di sviluppo non solo nel settore di produzione dell’acciaio ma anche nel comparto petrolchimico.
A tal fine è convocata per il 28 settembre a Taranto l’assemblea nazionale delle delegate e dei delegati del settore siderurgico in Italia e delle strutture del Mezzogiorno.
RAPPORTO CON LA POLITICA
AUTONOMIA NON E’ INDIFFERENZA
Il Comitato centrale della Fiom assume e fa proprie le proposte avanzate lo scorso 9 giugno nel corso dell’iniziativa dal titolo “Il lavoro prende la parola. È ora di scegliere” organizzata per confrontarsi con i partiti, i movimenti, le associazioni e il mondo intellettuale e della cultura.
Su tali proposte che per la Fiom costituiscono la propria autonoma base di elaborazione confronto e di azione per rivendicare una maggior rappresentanza del lavoro nella politica e nelle scelte di politica economica e sociale e per uscire dalla crisi, il Comitato centrale da mandato alla Segreteria nazionale della Fiom di pubblicare i materiali per una campagna di informazione nei luoghi di lavoro e nel Paese.
In tale contesto ed in coerenza con le iniziative di lotta e di mobilitazione messe in campo dalle lavoratrici e dai lavoratori metalmeccanici in questi mesi, il Comitato centrale della Fiom, nel prendere atto che si è costituto un comitato promotore ampio e articolato per promuovere la raccolta delle firme per indire un referendum popolare per l’abrogazione dell’articolo 8 e le modifiche dell’articolo 18 dello Statuto dei diritti dei lavoratori, decide di impegnare tutte le proprie strutture nel lavoro di informazione e di raccolta delle necessarie firme ed assegna il mandato alla Segreteria nazionale di valutare e decidere le iniziative a tal fine più utili e opportune. In ogni caso il Comitato centrale dà mandato alla Segreteria nazionale della Fiom a lavorare alla costruzione di una proposta di legge di iniziativa popolare sullo stato sociale e su forme di reddito di cittadinanza.
Comitato Centrale Fiom-Cgil
Roma, 5 e 6 settembre 2012
Documento Conclusivo
Presentato da Sergio Bellavita
La controriforma del mercato del lavoro Fornero e la cancellazione delle pensioni rappresentano la più dura
sconfitta del movimento sindacale dal dopoguerra ad oggi.
Con la cancellazione sostanziale dell'art. 18 non si afferma solo la libertà di licenziamento, con conseguenze drammatiche sulla condizione concreta degli uomini e delle donne ,ma viene meno tutto l'impianto dei diritti e delle tutele realmente esigibili e praticabili nei luoghi di lavoro, luoghi tornati a essere così enclave di extraterritorialità rispetto ai dettami costituzionali, ai diritti civili, sociali e politici che formalmente restano nel paese. Se nel 1970 con l'approvazione della legge 300, lo Statuto dei diritti dei lavoratori, la Costituzione varcava i cancelli della fabbrica, oggi con la controriforma Fornero ne viene espulsa. Il lavoro è sempre più unificato in una crescente condizione di povertà, precarietà, ricattabilità. Il quadro che prefigura il combinato disposto di tutta la legislazione Fornero è drammatico.
Siamo all'epilogo dei processi tesi a scardinare e a riscrivere il quadro politico, sociale, legislativo e costituzionale affermatosi con la resistenza antifascista e con la successiva lunga stagione di lotte per l'emancipazione del lavoro dalle subordinazioni del vecchio sistema corporativo fascista.
La Cgil ha le maggiori responsabilità della sconfitta. A differenza di quanto accaduto nel 2002 quando impedì al Governo Berlusconi di manomettere l'art. 18 con la manifestazione oceanica del 23 marzo e con lo sciopero generale, in questa vicenda non ha inteso dichiarare davvero battaglia contro le scelte scellerate del governo, mostrando così, su un punto decisivo della condizione dei lavoratori, la perdita totale di autonomia dal quadro politico ed in particolare dal PD.
La revoca dello sciopero generale a pochi giorni dall'approvazione definitiva in parlamento del ddl Fornero, senza peraltro nessuna contropartita, ha rappresentato l'assurdo epilogo di una gestione ,da parte della maggioranza del gruppo dirigente della Cgil, inadeguata ai compiti ed assolutamente distante dal sentire comune sulle ragioni a difesa dell'art. 18 e dalla grande disponibilità alla mobilitazione che le innumerevoli iniziative di lotta hanno testimoniato.
Così al Governo tecnico Monti è stato colpevolmente consentito quello che a Berlusconi è stato impedito.
Una riflessione necessaria anche per la Fiom, che pure ha rappresentato un punto di resistenza, proprio per rilanciare l'iniziativa generale della categoria sulle grandi questioni che attengono la condizione dei lavoratori e delle lavoratrici; dalla riconquista del Contratto nazionale al contrasto alle politiche del governo Monti sino alla generalizzazione delle lotte contro i licenziamenti e per la difesa delle produzioni industriali in Italia.
La partita sociale è aperta. Il processo di affermazione di un modello sociale, politico e istituzionale che impone al lavoro la totale subordinazione ai dettami d'impresa è denso di contraddizioni e incontra una diffusa, spesso tenace, resistenza da parte dei lavoratori che va messa a valore sul terreno della ripresa del conflitto sociale organizzato.
Il Governo Monti è l'espressione più brutale delle politiche d'austerità.
Con la pretestuosa giustificazione del risanamento economico, dello spread, dei dettami dell'Unione Europea e della BCE e grazie al sostegno incondizionato di PD,PDL,UDC ed in totale assenza di opposizione sociale dopo aver brutalmente legiferato contro il lavoro si appresta oggi con lo spending review ad un'ulteriore e devastante aggressione, con migliaia di licenziamenti, la decurtazione dei salari nel pubblico impiego, con nuovi e pesantissimi tagli del welfare. Proprio come avvenuto in Grecia.
Il Comitato centrale denuncia la gravità dell'approvazione del Trattato di stabilità dell'Unione Europea, il cosiddetto Fiscal Compact, da parte del parlamento Italiano.
Senza dibattito alcuno dentro e fuori il Parlamento, si è ceduta la sovranità popolare sulle politiche economiche e fiscali sancita dalla costituzione alla BCE e alla UE, condizionando così il paese a sostenere manovre aggiuntive annuali di circa 47 miliardi di euro per i prossimi 20 anni con il concreto Il governo, dopo aver demolito il sistema di diritti e tutele del lavoro, propone ora un patto per la produttività a imprese e padronato con l'obbiettivo dichiarato di garantire alle imprese recupero di quote di profitto attraverso l'incremento degli orari di lavoro e un'ulteriore flessibilizzazione della prestazione lavorativa.
Garantendosi inoltre su questa strada la totale subordinazione dell'iniziativa sindacale di Cgil-Cisl-Uil al governo di unità nazionale, agli obbiettivi di bilancio e cancellando infine ogni velleità di contenzioso su controriforma del mercato del lavoro e pensioni.
Il Comitato centrale della Fiom ritiene che la difesa e la crescita dell'occupazione si realizzi con provvedimenti di redistribuzione del lavoro esistente attraverso una riduzione degli orari di lavoro a parità di salario, con politiche industriali che rimettano al centro l'intervento pubblico in economia. La produttività si ottiene con investimenti sul terreno della ricerca e dell'innovazione dei processi e dei prodotti, non agendo per recuperare marginalità sulla condizione degli uomini e delle donne.
Per queste ragioni, il Comitato Centrale della Fiom ritiene che non sia stagione né di patti sociali, né di accordi su lavoro e crisi e considera necessaria la costruzione di un fronte sociale ampio e unitario contro le politiche d'austerità del governo Monti. Occorre rimettere al centro della nostra iniziativa l'opposizione alle politiche del Governo Monti. Occorre dire No ai dettami della BCE, della UE. No alle politiche di risanamento di un debito che i lavoratori non hanno né contratto, né prodotto ma ai quali viene chiesto di pagarlo per intero.
Il Comitato Centrale della Fiom respinge ogni ipotesi di nuovo patto sociale, chiede alla Cgil la proclamazione immediata dello sciopero generale con l'obbiettivo dell'unificazione e della generalizzazione delle tante vertenze e lotte che attraversano il paese.
Il Comitato Centrale Della Fiom è impegnato a sostenere tutte le iniziative per la riconquista dell'art.18, della sua piena efficacia, compresa l'iniziativa referendaria.
La vertenza per la riconquista del contratto nazionale si deve misurare con un contesto legislativo e contrattuale che ha sistematizzato le deroghe contrattuali e alla legge.
Per queste ragioni è necessario predisporre luoghi e strumenti di una discussione non meramente centrata sull'attualità ,che affronti senza reticenze i nodi di fondo della fase allo scopo di costruire una politica contrattuale ed un agire che intrecci bisogni immediati dei lavoratori e obbiettivi di più lungo periodo. A partire dalla centralità del rapporto democratico con lavoratori e delegati, dal sostegno alle tante vertenze e conflittualità che le Rsu aprono sulle condizioni di lavoro, quale terreno concreto di ricostruzione di rapporti di forza più favorevoli.
Le condizioni pregiudiziali che Federmeccanica pone per il rinnovo del Contratto si inquadrano nella pretesa progressiva affermazione del modello Marchionne.
Federmeccanica pretende di dare piena e concreta attuazione alle deroghe previste dall'accordo del 28 giugno 2011, dall'intesa separata Fim-Uilm del 2009 sia dall'art. 8 della legge Sacconi nr.138. Intende contrattualizzare le leggi Fornero su pensioni e Mdl con l'evidente obbiettivo di trasporre nel Contratto le condizioni di miglior favore ottenute dal Governo. Per la prima volta si esplicita una concezione dell'adeguamento dei salari all'inflazione come variabile dipendente dell'andamento dell'impresa e del mercato. Mentre su orari di lavoro, turnistica, flessibilità, scatti d'anzianità e malattia la natura delle pretese di Federmeccanica non si discostano dal modello Fabbrica Italia di Marchionne.
Pretese inaccettabili ed estremamente peggiorative delle attuali condizioni dei lavoratori a partire dalla pregiudiziale posta alla Fiom in merito al riconoscimento preventivo dell'accordo separato del 2009 e quindi all'accettazione delle deroghe.
Il Comitato Centrale della Fiom giudica gravissima la decisione di Federmeccanica-Fim-Uilm di avviare il tavolo di trattativa per il Contratto escludendo la Fiom, l'organizzazione più rappresentativa di categoria.
Il Comitato Centrale dà pertanto mandato alla segreteria nazionale di convocare una grande assemblea nazionale dei delegati e delle delegate per la costruzione di un'iniziativa generale di lotta dei metalmeccanici per la riconquista del Contratto nazionale, a sostegno della piattaforma approvata dai lavoratori e dalle lavoratrici e contro ogni ipotesi di ennesimo accordo separato.
La radicalità dello scontro e del modello che pretendono di imporci è tale che non è consentita una composizione mediata.
L'iniziativa giudiziaria che abbiamo sostenuto e che perseguiamo per il riconoscimento dei diritti sindacali in Fiat e del CCNL del 2008 ha segnato anche importanti successi. Tuttavia senza la ripresa generalizzata del conflitto sociale, senza la ricostruzione di nuovi e più favorevoli rapporti di forza nessuna vittoria legale riuscirà ad affermarsi pienamente.
La questione Fiat appare una volta di più centrale per le sorti dell'intero mondo del lavoro salariato. Sia per quanto riguarda la riconquista dei diritti sindacali, sia per quanto riguarda la difesa del patrimonio industriale del nostro paese. Per questo la pur importantissima battaglia legale non è più sufficiente.
Da un lato dobbiamo definire una articolata strategia per ricostruire i rapporti di forza stabilimento per stabilimento, partendo anche dalla micro conflittualità che regolarmente si viene a creare sulle condizioni lavorative nelle varie fabbriche del gruppo. A tal fine è necessario che il coordinamento dei delegati Fiat si strutturi come un vero e proprio collettivo di discussione ed elaborazione che permetta sia a livello nazionale che a livello territoriale di garantire un coinvolgimento attivo e diretto dei nostri quadri di fabbrica alla stesura e costante verifica di tale strategia.
D'altro lato, in un contesto in cui è sempre più palese la volontà di Marchionne di abbandonare quasi del tutto l'Italia, dobbiamo avanzare una proposta complessiva di salvaguardia e di rilancio della produzione e dell'occupazione nei settori dell'automotive, dei veicoli commerciali, dei trattori e degli autobus che ponga al centro la rivendicazione della nazionalizzazione di Fiat Auto e Industrial, a partire dagli stabilimenti di Termini Imerese, di Imola e di Flumeri. In un contesto di profonda crisi di sovrapproduzione in questi settori di mercato, solo un ente pubblico che abbia al centro la produzione per finalità sociali e non per il profitto può salvaguardare il futuro industriale ed occupazionale del nostro paese.
La vicenda Ilva consente in tutta la sua drammaticità l'occasione di incontrare le ragioni della salvaguardia dell'ambiente, della salute dei lavoratori e delle popolazioni con il diritto al lavoro, all'esistenza. Occorre sostenere tutti i provvedimenti che vanno nella direzione di fermare l'inquinamento e che individuano precise responsabilità nella proprietà e nel management per quanto accaduto in questi anni.
Un nuovo modello di sviluppo si costruisce in rapporto ad un agire concreto, a scelte nette. La proprietà dell'acciaieria di Taranto deve tornare pubblica. Nazionalizzare lo stabilimento imponendo all'attuale proprietà l'assunzione dei costi del risanamento ambientale e dell'inquinamento mortale che ha prodotto.
Il Comitato Centrale ritiene necessaria la costruzione di una assemblea nazionale dei delegati e delle delegate della siderurgia a Taranto.
Comitato Centrale Fiom-Cgil
Roma, 5 e 6 settembre 2012
Documento Conclusivo
Presentato da Fabrizio Potetti – Gianni Venturi – Augustin Breda
La drammatica situazione in cui versa il Paese testimoniata dalle crisi dei più importanti settori e gruppi industriali – Fiat, Alcoa, Ilva, Lucchini, Finmeccanica, elettrodomestici, informatica – è il frutto avvelenato di anni e anni in cui invece di dotarsi di una strategia di politica industriale, di puntare sugli investimenti produttivi eco sostenibili, sull'internazionalizzazione delle imprese, la formazione delle competenze delle lavoratrici e dei lavoratori, si è pensato di competere a livello internazionale solo attraverso la compressione dei salari e dei diritti dei lavoratori.
La crisi pesa gravemente non solo sui casi più noti ma nel profondo del tessuto produttivo e in centinaia di migliaia di aziende e nelle molte reindustrializzazioni non andate a buon fine su cui pesa, in modo particolare, la riforma degli ammortizzatori sociali.
La politica dell'Europa e dell'attuale Governo, attraverso le misure di austerity e una ipocrita ideologia di mercato che vieta di utilizzare le risorse pubbliche per salvare gli stati ma le utilizza invece massicciamente per salvare le banche, sta producendo ulteriori problemi invece di aggredire i nodi cruciali della crisi.
Le misure di riduzione del debito che pesano soprattutto sulle classi più deboli, la vicenda degli "esodati", la riduzione delle tutele sul lavoro e degli ammortizzatori sociali, la spending review e tutte le misure di imposizione fiscale introdotte dal Governo Tecnico, vanno purtroppo sempre nella stessa direzione: tagliare sanità e pensioni, ridurre i costi a scapito delle classi più deboli, lasciare intatti i santuari dei privilegi.
La difesa del tessuto produttivo, la battaglia per evitare che la deriva industriale con il suo carico di drammatica insostenibilità sociale, si faccia ancora più acuta, deve diventare la priorità del Paese.
Occorre avviare una fase nuova delle politiche pubbliche che inverta decisamente l'attuale impostazione neo-liberista, cambi l'agenda e le priorità del Governo, anche con una iniziativa di mobilitazione generale in grado di riunificare quelle già in corso ("esodati", riforma delle pensioni, manomissione art. 18 etc.).
La Fiom in questo contesto è alle prese con il rinnovo del Contratto nazionale, il cui confronto è iniziato senza la nostra organizzazione. Un fatto gravissimo che dimostra quanto il tema della democrazia e della rappresentanza sindacale siano fondamentali per la costruzione di un moderno sistema di relazioni, per rappresentare al meglio le istanze dei lavoratori e per mettere fine alla stagione degli accordi separati. In questo quadro l'accordo interconfederale del 28 giugno, di cui la Fiom sostiene l'integrale applicazione, diviene sempre più necessario e urgente anche rafforzato da un intervento legislativo.
Occorre riflettere su quanto fatto finora, rispetto agli obiettivi che ci si era dati ed in particolare sul Contratto nazionale, sulle agibilità sindacali e sulla elezione delle Rsu.
Nell'ipotesi di un nuovo accordo separato sul contratto nazionale, i problemi di agibilità e di rappresentanza sindacale si aggraverebbero ulteriormente: uno scenario da evitare e contrastare assolutamente.
E' quindi necessario che, di concerto con la CGIL, si promuovano tutte le iniziative atte a scongiurare questo scenario.
La piattaforma di Cervia va aggiornata rispetto al peggioramento del contesto economico e sociale, a partire dalla tutela dell'occupazione e degli insediamenti produttivi, anche per contrastare efficacemente le linee guida di Federmeccanica.
Le lotte e le iniziative legali non hanno per ora creato le condizioni per rimettere al centro del campo contrattuale le idee e la rappresentanza espressa dalla Fiom, per questo e' opportuno avanzare una proposta che sia in grado di prospettare un nuovo accordo che tenga insieme le risposte necessarie alle priorità determinate dalla crisi (a partire dalla rimodulazione e/o riduzione degli orari di lavoro, attraverso anche il ricorso agli accordi di solidarietà) e le tutele economiche e normative, oltre che sulle peggiorate condizioni prestative di lavoro e sulla sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori metalmeccanici. Per questo occorre rivendicare, come CGIL, la necessità di un intervento generale di riduzione del carico fiscale sul salario contrattuale per tutti i lavoratori ed il recupero delle risorse tolte dal Governo sul salario di
produttività.
Per creare le condizioni idonee all'affermazione di un novo contesto riteniamo necessario il coinvolgimento ed il pronunciamento delle rsu, degli organismi territoriali e dell'assemblea dei 500 (organismo legittimato a pronunciarsi sui contenuti ed eventuali modifiche alla piattaforma votata a Cervia).
Aver reso pubblica una proposta, senza aver verificato la sua percorribilità e l'eventuale consenso minimo sulla medesima, è stato un errore che rischia di produrre un duplice effetto negativo: sulla proposta stessa e sulla piattaforma di Cervia.
Oltretutto è necessario valutare attentamente tutti gli effetti che potrebbero produrre elementi nuovi portati in discussione, a partire dal Fondo Cometa, regolato da norme di legge e contrattuali di carattere generale.
La pratica e gli accordi sindacali a partire dal contratto nazionale, prima che la ricerca di sponde politiche o il ricorso al referendum (eventualità tutte da costruire e da verificare con attenzione), sono la via principale per superare le problematiche relative alle norme introdotte dalle incursioni legislative in questi anni e per garantire anche l'autonomia sindacale.
Nella sua storia la FIOM ha avuto la capacità di tradurre in pratica la giusta idea di rappresentanza delle lavoratrici e dei lavoratori metalmeccanici. Questa condizione, seriamente indebolita negli ultimi anni, anche in virtù di un contesto difficilissimo prodotto dalla crisi e dalle scelte di politica liberista, impone la riconquista di un contratto nazionale unitario.
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