…e il cobra fumò!
Storia del logo e del motto della F.E.B. Brasiliana durante la 2° Guerra Mondiale in Italia
di Cesare Galantini, CeSPIN Puntocritico
In un mio precedente articolo sulle pagine del CeSPIn Punto Critico, ho trattato delle vicende che videro protagonista la F.E.B la Força Expedicionária Brasileira (in italiano "Forza di Spedizione Brasiliana"), conosciuta con l'acronimo FEB, la forza militare brasiliana che ha combattuto in Italia durante la Seconda Guerra Mondiale. Proprio in conclusione dell'articolo sopracitato mi ero ripromesso di trarre la curiosa storia del logo e del motto di questo contingente con un articolo specifico. Il tema meritava un articolo ad hoc, in quanto l'origine del motto (e conseguentemente del logo) della F.E.B. ha la sua spiegazione non in una semplice nota di colore inerente al dibattito politico brasiliano dell'epoca, ma nella peculiare situazione brasiliana che portò alla partecipazione del secondo conflitto mondiale.
La FEB adottò il motto "Il cobra sta fumando", alludendo a un discorso di Getúlio Vargas (presidente del Brasile all'epoca), nel quale aveva affermato: "è più facile che un serpente fumi che il Brasile entri in guerra", quasi per alludere ad una naturale inclinazione alla non belligeranza del Brasile e ad un disinteresse alle questioni internazionali percepite come lontane e relegate al vecchio continente. Invece il "serpente fumò" (a cobra fumou) e con destinazione l'Italia!
Ma come scrivevo prima, sarebbe riduttivo spiegare questo episodio semplicemente con il folklore brasiliano. Per capire meglio l'ironia di quella scelta, bisogna immergersi nel clima del Brasile di quegli anni.
Nel 1939 all’inizio del secondo conflitto mondiale il Brasile rimase neutrale, coerentemente alla politica del presidente Getúlio Vargas di non allinearsi a nessuna delle grandi potenze, ma cercando di godere dei vantaggi offerti da queste. Ma all’inizio del 1942, gli Stati Uniti si accordarono con il governo brasiliano per utilizzare l’isola di Fernando de Noronha e la costa nord-orientale brasiliana per il rifornimento delle loro basi militari. Dal gennaio dello stesso anno, iniziò una serie di siluramenti di navi mercantili brasiliane da parte di sommergibili dell'Asse nel corso di un’offensiva bellica che mirava ad isolare il Regno Unito, impedendo di ricevere dal continente americano forniture vitali (attrezzature, armi e materie prime) per sostenere l’impegno in guerra contro i tedeschi.
Questi attacchi dell’Asse avevano anche un obbiettivo intimidatorio verso il Brasile, in modo che si mantenesse neutrale; inoltre, gli agenti infiltrati nel Paese e i simpatizzanti fascisti brasiliani, svolgevano opera di propaganda all'interno del paese dove in alcuni ambienti, trovavano una certa agibilità anche sentimenti filofascisti.
Tuttavia, la stragrande maggioranza dell’opinione pubblica si orientò in maniera ostile verso el potenze dell'Asse. La popolazione colpita dalle morti dei civili negli affondamenti dei mercantili e dai proclami provocatori e arroganti trasmessi dalla Radio di Berlino, iniziò a richiedere che il Brasile riconoscesse lo stato di belligeranza contro i paesi dell’Asse, finchè si arrivò ad un senso comune favorevole all'entrata in guerra contro il nazifascismo. Inoltre le pressioni statunitensi si fecero sentire e nel 1942 il Brasile dichiarò guerra alla Germania nazista e all’Italia fascista. Ma fu solo dopo quasi due anni, nel 1944, che un primo scaglione della FEB fu operativo in Italia.
Le prime settimane furono usate per acclimatarsi, per far arrivare l’attrezzatura minima e per completare l'addestramento (sotto la supervisione del comando statunitense), al quale la FEB era subordinata, visto che la preparazione militare in Brasile si era dimostrata insufficiente nonostante i due anni di attesa.
I soldati del contingente brasiliano erano una delle tante nazionalità delle formazioni alleate presenti al fronte italiano in quel momento: statunitensi (comprese le truppe segregate della 92ª divisione, formate da discendenti di africani e giapponesi e comandate da ufficiali bianchi), Gruppi di combattimento del Regio Esercito italiano, le divisioni polacche, britannici e le loro truppe coloniali (canadesi, neozelandesi, australiani, sudafricani, indiani, kenioti, ebrei ed arabi) e francesi (marocchini, algerini e senegalesi), in una diversità etnica e una varietà di truppe che costituì una vera e propria Babele.
La FEB fu assegnata alla 5ª Armata USA comandata dal Generale Mark W. Clark.
Costituita inizialmente da una divisione di fanteria, finì per rappresentare tutte le forze militari brasiliane che parteciparono al conflitto, con reparti di fanteria, reparti corazzati e unità aeree (la F.A.B. acronimo di Forza Aerea Brasiliana).
Il primo scaglione delle truppe brasiliane sbarcò in luglio del 1944 nel porto di Napoli. In Italia la FEB perfezionò l'addestramento con istruttori americani e completò la sua dotazione di materiali, armi ed equipaggiamento, le dotazioni della FEB furono quasi del tutto identiche a quelle statunitensi, dalla foggia delle uniformi,fino al fucile Garand. Dopo questo periodo di preparazione iniziò l'impiego concreto in combattimento e proprio le vicende belliche che portarono al contatto diretto dei militi della FEB con la popolazione e i partigiani italiani, furono di grandissima importanza anche sul piano umano. Del resto non dimentichiamoci che molti dei soldati brasiliani impegnati in Italia portavo cognomi italiani, in quanto discendenti di nostri connazionali emigrati in Brasile in cerca di lavoro. Questo aspetto, una sorta di sentore comune dovuto alle comuni origini, innescò un rapporto molto positivo con la popolazione.
Nel settembre 1944 il primo plotone della 1ª compagnia del genio, al comando del tenente Paulo Nunes Leal, raggiunse la cittadina di Camaiore e fu accolto dalla formazione partigiana "Garosi". Il rapporto con i partigiani italiani fu prezioso per i sudamericani durante tutto il periodo bellico. Questi ricercarono la collaborazione degli italiani e spesso li usarono per le pattuglie o sortite contro i tedeschi.
I sudamericani riuscirono a superare difficoltà che misero in affanno anche le stesse truppe americane dimostrando un discreto spirito combattivo. Oltre agli aspetti puramente bellici, si tenga presente delle difficoltà incontrate in un inverno di guerra che risultò particolarmente rigido, con il verificarsi di casi di congelamento tra i soldati della FEB, a proposito esistono molte fotografie di soldati brasiliani ritratti con uniformi con mimetismo bianco nelle loro postazioni innevate.
All'ingresso del Brasile nella 2° Guerra Mondiale, fu utilizzato uno simbolo per la FEB da apporre sulle uniformi e sugli elmetti, consisteva in un semplice scudetto di colore verde con la scritta “BRASIL” , abbastanza anonimo anzi addirittura bruttino. Vista anche la ricchezza iconografica dei simboli utilizzati per le proprie insegne dalle truppe alleate presenti in Italia, poco dopo si convenne di realizzare uno stemma più colorato e che rendesse meglio lo spirito della partecipazione brasiliana al conflitto. Quale migliore opportunità ci poteva essere di smentire graficamente in maniera autoironia l'affermazione del presidente Vargas?! Infatti il logo utilizzato fu uno scudetto con la dicitura BRASL che riprendeva i colori nazionali e con al centro un cobra stilizzato che fuma una sigaretta. Graficamente fu un simbolo azzeccatissimo, che fondeva in un mix riuscitissimo una indiscutibile ironia, l'orgoglio della partecipazione al conflitto e trasmetteva comunque una certa dose di combattività.
Addirittura anche Walt Disney raccogliendo un appello di un giornale brasiliano “O Globo” realizzò un disegno per la FEB, in stile fumetto, raffigurante un serpente con elmetto che impugna due pistole e con in bocca l'ormai immancabile sigaretta.
Il bilancio dell'impegno brasiliano per la liberazione dell'Italia fu assolutamente positivo, dal punto di vista dell'apporto militare ma anche dall'aspetto umano che rappresentò quell'esperienza per i brasiliani (per la prima volta impegnati in Europa) e per la popolazione italiana…e il cobra fumò! Anche per la nostra libertà.
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