LAVORARE PER VIVERE E NON PER MORIRE
Intervento di Don Andrea Gallo (1 di 5)
PARTE 5 DI 5. Sabato 29 settembre 2012 al Centro Sportivo Comunale di Senago, provincia di Milano, Lombardia, Italia: "Lavorare per vivere e non per morire. Don Gallo, per non dimenticare". Estratto dell'intervento di don Andrea Gallo. Don Andrea Gallo (Genova, 18 luglio 1928) è un presbitero italiano, fondatore e animatore della comunità di S.Benedetto al Porto di Genova. Andrea Gallo si sentì attratto fin da piccolo dalla spiritualità dei salesiani di S.Giovanni Bosco ed entrò nel 1948 nel loro noviziato di Varazze, proseguendo poi a Roma gli studi liceali e filosofici. Nel 1953 chiese di partire per le missioni e venne mandato in Brasile a San Paolo, dove compì gli studi teologici. La dittatura al potere in Brasile lo costrinse però, in un clima per lui insopportabile, a ritornare in Italia l'anno dopo. Continuò quindi gli studi a Ivrea e venne ordinato presbitero il 1 luglio 1959. Un anno dopo venne inviato come cappellano alla nave scuola della Garaventa, noto riformatorio per minori. Lì cercò di introdurre un'impostazione educativa diversa, cercando di sostituire i metodi unicamente repressivi con una pedagogia della fiducia e della libertà. Da parte dei ragazzi c'era interesse per quel prete che permetteva loro di uscire, di andare al cinema e di vivere momenti comuni di piccola autogestione, lontani dall'unico concetto fino allora costruito, cioè quello dell'espiazione della pena. Dopo tre anni venne spostato ad altro incarico (senza spiegazioni, sostiene don Andrea) e nel 1964 decise di lasciare la congregazione salesiana chiedendo di incardinarsi nella diocesi genovese perché "La congregazione salesiana si era istituzionalizzata e mi impediva di vivere pienamente la vocazione sacerdotale". Ottenuta l'incardinazione il cardinale Siri, arcivescovo di Genova in quel momento, lo inviò a Capraia, allora sotto la giurisdizione dell'arcidiocesi del capoluogo ligure, per svolgere l'incarico di cappellano del carcere. Due mesi dopo venne destinato in qualità di vice parroco alla parrocchia del Carmine, dove rimase fino al 1970, anno in cui il cardinale Siri lo trasferì nuovamente a Capraia. Nella parrocchia del Carmine don Andrea fece scelte di campo con gli emarginati. La parrocchia diventò un punto di aggregazione di giovani e adulti di ogni parte della città, in cerca di amicizia e solidarietà con i più poveri e con gli emarginati, che al Carmine trovavano un punto di ascolto. Secondo la comunità di don Andrea, l'episodio che provocò il suo trasferimento fu un incidente verificatosi nell'estate del 1970 per quanto don Gallo disse durante una sua omelia domenicale. Nel quartiere era stata scoperta una fumeria di hashish e l'episodio aveva suscitato indignazione nell'alta borghesia residente. Don Andrea prendendo spunto dal fatto ricordò nell'omelia che rimanevano diffuse altre droghe, per esempio quelle del linguaggio, grazie alle quali un ragazzo può diventare inadatto agli studi se figlio di povera gente, oppure un bombardamento di popolazioni inermi può diventare azione a difesa della libertà. Don Andrea fu accusato di essere comunista; le accuse si moltiplicarono in breve tempo e questo sarebbe stato il motivo per cui la curia decise il suo allontanamento. Il provvedimento dell'arcivescovo provocò nella parrocchia e nella città un movimento di protesta, ma la curia non tornò indietro e ingiunse a don Andrea di obbedire. Tuttavia egli rinunciò all'incarico offertogli all'isola di Capraia, ritenendo che lo avrebbe totalmente e definitivamente isolato. Qualche tempo dopo venne accolto dal parroco di S.Benedetto al Porto, don Federico Rebora, e insieme a un piccolo gruppo diede vita alla sua comunità di base, la Comunità di S.Benedetto al Porto. Da allora si è impegnato sempre di più per la pace e nel recupero degli emarginati, chiedendo anche la legalizzazione delle droghe leggere: nel 2006 si è fatto multare, compiendo una disobbedienza civile, fumando uno spinello nel palazzo comunale di Genova per protestare contro la legge sulle droghe. È un grande amico di Vasco Rossi e di Piero Pelù, impegnati anch'essi per la legalizzazione delle droghe leggere. Sin dal 2006 ha appoggiato attivamente il movimento No Dal Molin di Vicenza, che si oppone alla costruzione di una nuova base militare USA nella città veneta. Ha partecipato a varie manifestazioni, in particolare a quella del 17 febbraio 2007 che ha visto la presenza di oltre 130000 persone. Più volte don Andrea si è recato a Vicenza in occasione dell'annuale Festival No Dal Molin. Il 10 maggio 2009 ha acquistato assieme ad oltre 540 persone il terreno dove sorge il Presidio Permanente No Dal Molin per mettere radici sempre più profonde nella difesa a oltranza del territorio e dei beni comuni. Nel marzo del 2007 è uscito il libro "Io cammino con gli ultimi", scritto insieme allo scrittore genovese Federico Traversa. Nell'aprile del 2008 ha aderito idealmente al V2-Day organizzato da Beppe Grillo.
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