Palestina – Botta Risposta tra Giulio Terrzi e Patrizia Cecconi Presidente di Amici della Associazione della Mezza Luna
APPELLO RIVOLTO ALLE ISTITUZIONI
Nazionali ed Internazionali
L’associazione umanitaria Amici della Mezzaluna Rossa Palestinese, onlus attenta e addolorata per quanto succede nella Striscia di Gaza, rivolge alle Istituzioni nazionali e internazionali l’accorato appello ad assumere posizione affinché la situazione di profonda ingiustizia da cui è nato questo ennesimo massacro abbia fine.
NESSUNO
può fingere di ignorare che la sicurezza è figlia della giustizia e del diritto delle genti
NESSUNO
può invocare, quindi, il “diritto alla sicurezza” di Israele se non vengono rimosse le cause prime che minano questo diritto e che negano totalmente lo stesso diritto al popolo palestinese.
L’associazione Amici della MRP chiede, pertanto, a tutti gli organismi dell’ONU, alle Istituzioni europee, alle Istituzioni italiane che svolgono il loro compito in nome della Costituzione italiana e dei Principi fondamentali che l’hanno ispirata, di fare tutto quanto possibile affinché la giustizia abbia finalmente il posto che le compete avviando, così, un reale percorso di pace.
Solo questo potrà porre fine alla violenza israeliana la quale non può non richiamare la violenza di alcuni gruppi palestinesi che, a fronte degli attacchi armati che
La Striscia di Gaza si trova sotto assedio illegale israeliano da 6 anni, dopo una durissima occupazione militare; la Cisgiordania si trova sotto occupazione da 45 anni; l’illegale muro che ruba terra ai palestinesi avanza da oltre 10 anni;; il diritto al ritorno dei palestinesi cacciati dalle loro case – diritto sancito dall’ONU – giace inascoltato da 64 anni; gli insediamenti illegali dei cosiddetti coloni avanzano senza che nessuna sanzione internazionale possa fermare Israele; le violenze dei coloni e dell’esercito israeliano sono all’ordine del giorno;; i pescatori di Gaza vengono cannoneggiati e spesso feriti o uccisi mentre pescano nelle loro acque, mentre le navi che portano aiuti alla popolazione stremata vengono fermate e sequestrate in acque internazionali dalla marina israeliana.
In questo quadro di totale illegalità, arroganza e sopraffazione non ci si può stupire che gruppi senza più speranza nella legalità internazionale decidano, in linea con l’art. 51 della Carta dell’ONU, di rispondere alla violenza con la violenza.
Come fermare questa spirale? Ai droni e agli F16 che bombardano quotidianamente la Striscia, la resistenza armata di Gaza ha risposto con i lanci di razzi, meno potenti ma altrettanto portatori di terrore e talvolta di morte, come successo recentemente nel sud d’Israele. Non sarà la disparità di armi a fermare gli aggrediti, né tantomeno gli aggressori. Solo l’autorevolezza accompagnata dalla forza sanzionatrice dell’ONU e dei “governi del mondo” può dire a Israele BASTA e, quindi, fermare la spirale di violenza.
Se questa, come noi crediamo, è la premessa corretta da cui partire, la conseguenza per garantire la sicurezza di Israele non può che essere l’abbandono dell’illegalità dell’assedio e dell’occupazione.
Israele deve porre fine allo stato di guerra con Gaza instaurato unilateralmente da quando ha dichiarato Gaza “entità ostile” e restituire alla popolazione di Gaza l’accesso al godimento dei diritti fondamentali contemplati dai trattati internazionali
In questo contesto è di fondamentale importanza che la comunità internazionale appoggi l’azione del Presidente Abu Mazen volta ad ottenere il riconoscimento dello Stato di Palestina come Stato, benché non membro, da parte dell’Assemblea Generale dell’ONU.
Il riconoscimento della Palestina come Stato è condizione imprescindibile per fermare la spirale di violenza in nome della giustizia, lo è perché permetterebbe di portare Israele davanti alla Corte Internazionale di Giustizia, cosa possibile solo come Stato riconosciuto, e non come semplice “entità”.
Per questo chiediamo di sostenere la RICHIESTA che, in quanto tale, non può essere definita “dichiarazione unilaterale”, che il Presidente Abu Mazen presenterà il 29 novembre all’Assemblea Generale dell’ONU. Lì si potrà vedere chi si schiera realmente per favorire una pace giusta e chi si schiera per mantenere sempre vivo un conflitto che fa vendere tante armi in cambio di tante vite nonché di quella sicurezza, invocata solo strumentalmente, che le armi non possono garantire.
L’associazione Amici della MRP è un’associazione umanitaria, supporta la Mezzaluna Palestinese e lavora, principalmente, per garantire la vita, la sicurezza e lo sviluppo sereno dell’infanzia palestinese.
Pertanto scegliamo, per nostra convinzione e in base al nostro statuto, le forme di resistenza non violenta, ma sappiamo bene che solo la speranza nella giustizia può alimentare questo agire. Per questo non vi chiediamo di schierarvi per l’una o l’altra parte, vi chiediamo di schierarvi per la giustizia, coscienti che solo la giustizia può fondare la pace.
Anche da Israele si levano voci in tale direzione. Sono voci che il governo cerca di smorzare, ma riescono comunque a farsi sentire. Anche per questo, nonostante tutto, abbiamo ancora speranza. Ed è per questo che vi rivolgiamo il nostro appello.
Associazione Amici della Mezzaluna Rossa Palestinese, onlus amicidellapalestina@gmail.com
Gentile Presidente,
ho accolto con grande attenzione l’appello rivolto alle Istituzioni italiane dall’Associazione degli Amici della Mezzaluna Rossa Palestinese all’indomani degli ultimi eventi nella regione mediorientale e alla luce del voto dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Sin dall’inizio dell’ultima crisi nella striscia di Gaza, l’Italia ha espresso indignazione e vicinanza per le vittime di entrambe le parti e per le sofferenze patite dalle popolazioni civili, nonché forte condanna per tutti gli atti di terrorismo, salutando con favore la tregua infine raggiunta.
Il nostro Paese, in piena sintonia con l’Unione Europea e i suoi Stati Membri, è fortemente impegnata nello sforzo per il raggiungimento di un accordo di pace tra Israele e Autorità Nazionale Palestinese. Il nostro sostegno per il processo di “state building” dell’ANP e le eccellenti relazioni bilaterali con entrambe le Parti si basano sulla convinzione che la pace debba e possa essere raggiunta sulla base della soluzione di due Stati: lo Stato di Israele e uno Stato Palestinese sovrano, democratico, contiguo e autosufficiente, entrambi all’interno di confini concordati, in condizione di pace e sicurezza. Un tale accordo può essere raggiunto solo tramite negoziati bilaterali diretti. L’Italia e l’UE hanno quindi incoraggiato le parti a condotte che favoriscano la fiducia reciproca e ad astenersi da azioni che possano minacciare il Processo di Pace.
Il nostro Paese ha deciso di votare a favore della risoluzione che riconosce alla parte palestinese lo status di membro Osservatore delle Nazioni Unite sulla base degli impegni assunti dal Presidente Abbas a tornare al tavolo dei negoziati diretti senza precondizioni e ad usare in maniera responsabile lo status conseguito alle Nazioni Unite, senza intraprendere nuove iniziative – con particolare riguardo alla membership di altre organizzazioni onusiane e alla Corte Penale Internazionale – che possano complicare la soluzione del conflitto e allontanare ulteriormente un accordo di pace. In particolare, l’Italia non accetterà azioni strumentali volte a mettere in discussione il diritto di Israele alla sicurezza e alla protezione dei suoi cittadini.
Con i miei più cordiali saluti,
Giulio Terzi
Gentile Signor Ministro,
La ringrazio per la Sua risposta. In Italia è una rarità aver risposta da un rappresentante istituzionale e quindi Le invio il mio sincero ringraziamento di cittadina alla quale è stato riservato quello che dovrebbe essere il normale rispetto da parte di chi rappresenta lo Stato.
Detto questo però, signor Ministro, non posso non sentire come una ferita – infertami in quanto cittadina italiana ed in quanto rappresentante di un’associazione di solidarietà col popolo palestinese – le Sue parole circa le condizioni alle quali l’Italia ha “concesso” il suo voto all’Onu per il riconoscimento dello Stato di Palestina. Così come non posso non rilevare le contraddizioni che emergono tra la realtà e le Sue affermazioni circa l’incoraggiare “le parti a condotte che favoriscano la fiducia reciproca e ad astenersi da azioni che possano minacciare il Processo di Pace.”
Le risulta che le azioni di rappresaglia contro un voto espresso dall’Organizzazione delle Nazioni Unite non siano minacce al processo di pace? Le risulta che gli arresti immotivati e continui con cui Israele cerca di intimidire i palestinesi non siano minacce al processo di pace? E il sequestro dei pescherecci? E gli spari contro i contadini? E le condizioni di detenzione disumane contro cui sono da lungo tempo in sciopero della fame i detenuti politici palestinesi? E l’aumento assolutamente illegale degli insediamenti sul territorio dello Stato di Palestina?
Signor Ministro, pur cercando di comprendere le motivazioni di ordine diplomatico che in taluni casi possono costringere a posizioni non “lineari”, la mia dignità di essere umano libero viene colpita nello scoprire, dalle Sue stesse parole, che l’Italia ha “concesso” il proprio voto non perché in linea con la filosofia sottesa ai principi della legalità internazionale, ma perché era importante porre condizioni ad Abu Mazen “estorcendogli” di fatto la promessa di non avvalersi del diritto di adire alla Corte Penale Internazionale e “di tornare al tavolo dei negoziati diretti senza precondizioni” con un nemico cento volte più forte e, soprattutto, armato di un’arma imbattibile: l’impunità di fronte ad ogni crimine.
Signor Ministro, la richiesta ai destinatari del nostro appello non era di schierarsi “per l’una o l’altra parte”ma di schierarsi “per la giustizia, coscienti che solo la giustizia può fondare la pace”. Ora, la Sua risposta spegne l’entusiasmo che il 29 novembre ci aveva indotto a credere che l’Italia avesse agito secondo i principi “alti” del diritto universale.
Lei, Signor Ministro, conclude la Sua lettera affermando che “l’Italia non accetterà azioni strumentali volte a mettere in discussione il diritto di Israele alla sicurezza e alla protezione dei suoi cittadini”. Naturalmente avremmo preferito leggere il diritto “di ogni paese” alla sicurezza dei propri cittadini e non solo di Israele, e Lei del resto non può non sapere che la sicurezza di Israele passa anche per il rispetto del popolo che da troppi decenni opprime, mostrando al mondo la faccia della vittima che si è trasformata in terribile carnefice.
Non Le sfuggirà, Ministro Terzi, che quattro anni fa, proprio in questi giorni, circa 1400 civili palestinesi nella Striscia di Gaza venivano uccisi in uno dei più feroci bombardamenti, per altro con uso di armi vietate, dall’esercito del paese per cui Lei invoca la sicurezza.
Ministro Terzi, se la pace che Lei aveva in mente nel porre condizioni ad Abu Mazen era la pace tristemente ricordata da Tacito, noi riteniamo ciò assolutamente indegno dei Principi che ispirano la nostra Costituzione e ci permettiamo di dirLe che ci sentiamo mortificati da un comportamento politico che ha il cattivo olezzo di un ricatto. Il nostro sentimento non cambia neanche se il Presidente dello Stato di Palestina esprime il suo ringraziamento al governo italiano. Non cambia perché non abbiamo obblighi diplomatici capaci di annichilire i nostri valori morali oltre che politici.
La ringraziamo sinceramente per aver preso i considerazione il nostro appello e per averci risposto, ma la giustizia non può avere uno sguardo strabico o monoculare e abbiamo purtroppo capito che dall’Italia che si è espressa il 29 novembre non è emerso un segnale di civiltà e un reale impulso verso un percorso di giustizia. Il comportamento successivo, come al solito acquiescente verso i quotidiani crimini israeliani, ne è la riprova.
Ora che il Governo è caduto e ci si avvia verso nuove elezioni non abbiamo, purtroppo, validi motivi per sperare in un più giusto comportamento nei confronti di Israele. C’è il dramma siriano che rischia di peggiorare ulteriormente e Israele è dietro l’angolo. Partirà con i suoi aerei prima che la diplomazia riesca a fermare le stragi? Tutto può essere, e come non abbiamo sentito ammonimenti o condanne due mesi fa, quando l’aviazione israeliana è andata a bombardare il Sudan, così sappiamo che non sentiremo rimproveri o lamenti qualunque cosa Israele faccia.
Questo ci duole Signor Ministro, ci duole anche per i numerosi amici israeliani che vorrebbero sentire una parola autentica, dal diritto internazionale, capace di fermare la deriva del loro Paese.
Chissà che tolto l’abito di ministro Lei non voglia, da privato cittadino, dirla una parola di vero sdegno e dare all’Italia un insegnamento che come Ministro della Repubblica, purtroppo, non è riuscito a dare.
Con rispetto.
Patrizia Cecconi
Associazione Amici della Mezzaluna Rossa Palestinese, onlus
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