Oltre 3000 lavoratori e lavoratrici del San Raffaele sono chiamati ad esprimersi, attraverso referendum, su un’ipotesi d’accordo che, qualunque sia l’esito della consultazione, grazie alla disdetta unilaterale degli accordi, peggiorerà le loro condizioni di vita e di lavoro, cedendo salario e diritti in cambio delle “buone intenzioni” di non licenziare, oggi, 244 lavoratori.
Dopo lunghi mesi di lotta con scioperi, tetti, trattative istituzionali ed un presidio permanente mantenuto giorno e notte dai lavoratori, una parte della RSU, nell’ambiguità di posizione dei sindacati di appartenenza, ha deciso di firmare – in assenza di mandato dei lavoratori – un’ipotesi d’accordo che, nella sostanza, fa pagare i costi della gestione spregiudicata del San Raffaele a infermieri, tecnici, operatori sanitari e personale amministrativo.
Ecco il piano alternativo ai 244 licenziamenti:
· Non salva i posti di lavoro: la proprietà si rifiuta di sottoscrivere che non farà licenziamenti per tutta la durata dell’accordo;
· Taglia pesantemente il salario: una media del 9%, con punte del 10,3%, intaccando indennità contrattuali, con la deroga, e rifiutando di mettere un limite temporale ai “sacrifici” richiesti ai lavoratori, si lega il salario all’andamento economico (sic!) senza neanche l’obbligo di presentare il piano industriale al Ministero;
· Attacca i diritti: con il passaggio dal contratto della sanità pubblica a quello della privata, disdettando tutti gli accordi decentrati frutto di 40 anni di lotte;
· Precarizza il lavoro: con la possibilità di cessione di ramo d’azienda, esternalizzazioni e lavoro stagionale.
Fin qui il danno. La beffa è rappresentata dalla necessità, a seguito della firma, di sottoporre l’ipotesi d’accordo al voto dei lavoratori che potranno così “liberamente scegliere” tra l’omicidio e il suicidio assistito, proprio nel momento in cui viene alla luce – di oggi l’accusa di corruzione per Formigoni nell’assegnazione dei fondi al San Raffaele – che la famigerata eccellenza sanitaria lombarda serviva a pretesto per gestire un sistema d’affari privati finanziato da fondi pubblici. Tanti miliardi e tante complicità.
Mentre l’unica eccellenza è sempre stata la dignità e la professionalità dei lavoratori.
USB non ha firmato e in queste ore è fortemente impegnata per il no all’accordo, per mantenere alta la lotta e non spaccare il fronte dei lavoratori, per non alimentare un’umiliante lotta tra poveri. Sappiamo che vogliono prendersi diritti e salario oggi per avere mano libera per i licenziamenti domani. Vogliono una resa attraverso quello che più che un si, sarebbe un sissignore!
Sappiamo anche di non essere soli: ce lo hanno dimostrato gli oltre 1000 lavoratori presenti in assemblea venerdì scorso e che, tra rabbia e delusione, hanno sfiduciato i firmatari dell’accordo e sostenuto con slancio chi ha dimostrato coerenza con il mandato e le lotte degli ultimi mesi.
Alle miserie di quella parte sindacale che ha voluto fornire alla proprietà un’arma per tentare di piegare la lotta esemplare dei lavoratori e delle lavoratrici del San Raffaele risponderemo, qualunque sia l’esito di un referendum che vede già in campo tutto l’armamentario padronale, con accresciuta determinazione: impugneremo ogni eventuale licenziamento e costituiremo una cassa di resistenza e di solidarietà perché nessun lavoratore sia lasciato solo.
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