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“L’America Latina ha cambiato paradigma e l’Europa invece riscopre il neoliberismo”.

“L’America Latina ha cambiato paradigma e l’Europa invece riscopre il neoliberismo”.

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"L'America Latina ha cambiato il paradigma e l'Europa invece riscopre il neoliberismo"


 

 

Di Miguel QueiroloTiempo Argentino

http://tiempo.infonews.com/2013/01/27/eco-95298-america-latina-cambio-de-paradigma-y-europa-aun-escoge-el-neoliberalismo.php

Mancanza di investimenti nell'innovazione della produzione, assenza di vioni strategiche, corruzzione e crimine, assieme all'ortodossia economica sono, secondo lo specialista, i principali fattori che spiegano la crisi italiana ed europea.


A parte le ricorrenti pagliacciate di Silvio Berlusconi, l'Italia attraversa una crisi che non si spiega solo con il collasso finanziario di questi ultimi anni. Tantomeno negli argomenti di propaganda mediatica sugli eccessi nei costi sociali o sui pensionamenti troppo alti. "Tiempo Argentino" ha intervistato Salvatore Monni, economista e docente universitario. Nelle sue parole, alcuni pezzi si ricompongono nel complesso rompicapo italiano. Per iniziare la diseguaglianza: "l'Italia è uno dei paesi storicamente più diseguali, assieme ai paesi anglosassoni. Dette diseguaglianze sono diminuite sul finire degli anni ottanta, ma sono tornate ad aumentare fortemente nei primi anni degli anni novanta".


 

Cosa si potrebbe dire sul mito dell'Italia come paese pieno di burocrazia, regolazioni rigide, corruzzione, crimine, come fattori che ostacolano la crescita?

Oggettivamente questo è un problema molto grave per l'Italia e probabimente è il vero problema del paese. Però ancor più grave è l'esclusione dalle opportunità professionali dei giovani e delle donne. Oggi in Italia, la crisi colpisce tutti, però in maggior misura i giovani e le donne. Se inoltre questi giovani e donne sono del sud, allora il gioco è quasi impossibile. Vediamo nel dettaglio il tasso di occupazione nel paese. Questo indice spiega meglio la situazione del tasso di disoccupazione. In Italia alla fine del mese di ottobre, secondo i dati diffusi dall'ISTAT (Istituto di Statistica), gli occupati tra i 15 e 24 anni erano il 19,3%, ovvero meno di una persona su cinque era occupata. Nel nord del paese, l'occupazione giovanile era del 24,5%. Situazione migliore della media nazionale, ma ugualmente preoccupante. Nel sud, il tasso di occupazione per lo stesso segmento di età raggiunge appena il 14,2% della popolazione, ovvero troviamo occupata solo una persona su sette.

La crisi italiana è parte della crisi globale o risponde a cause più profonde?

E' la conseguenza dell'incapacità della classe dirigente (non solo politica) del paese di comprendere i cambiamenti avvenuti negli ultimi quaranta anni a livello economico e geopolitico.
La visione strategica della nosra classe dirigente è diretta sempre al corto periodo, senza una vera pianificazione e un significativo investimento nella ricerca e innovazione, incapace quindi di affrontare i problemi strutturali che emergono con tutta la loro forza nelle epoche di crisi.

Che evoluzioni avrà la crisi?

 

La crisi economica internazionale è, prima di tutto, la conseguenza di una incapacità da parte delle istituzioni di leggere un mondo più articolato e complesso di quello che cercano di rappresentare e regolamentare.
In Italia, come dicevo prima, negli ultimi anni non è stato fatto nulla in questo senso. Però il problema non è solo italiano. E' in primo luogo, delle istituzioni internazionali.

Per superare questa crisi è necessario ridisegnare le istituzioni internazionali: Nazioni Unite, Banca Mondiale, Fondo Monetario Internazionale. E' una crisi sistemica: va oltre l'essere solo economica o finanziaria e, pertanto, non è stata causata dal debito pubblico o per i costi sociali, e nemmeno per l'alto costo del lavoro, come viceversa viene scritto su molti giornali italiani,  dove si focalizza il problema della crisi come se fosse semplicemente originata dal costo sociale o dal debito estero.

 

Ci sono innovazioni tecnologiche nella produzione nell'Italia di oggi?

L'Italia in questi ultimi anni speso principalmente in macchinari, strumentazione e costruzioni, e solo una piccola frazione è stata diretta in "investimento dello sviluppo".   Oggigiorno questo è ciò che manca principalmente nel paese. Le imprese e il settore pubblico in particolare modo, richiedono urgentemente questo tipo d'investimento. E nell'ambito di queste importanti considerazioni non dobbiamo dimenticarci della fuga di cervelli che il paese sta vivendo. Lo Stato italiano ha pagato migliaia di euro per formare giovani ricercatori e professionisti che obbligatoriamente intravedono in altri paesi la realizzazione delle proprie e legittime aspirazioni professionali. Lo Stato non si preoccupa di fornirgli incentivi.

Ortodossia all'italiana

Come descriverebbe l'applicazione del Consenso di Washington nel suo paese dall'inizio degli anni 90?

In Italia e in tutta Europa dagli anni 80 si sta realizzando ciò che il sociologo Luciano Gallino chiama nel suo ultimo libro "La lotta di classe dopo la lotta di classe". Da circa trent'anni la lotta di classe non vede più come soggetti attivi i lavoratori ma le classi sociali alte che vogliono recuperare quel potere perso negli anni sessanta e settanta. Gli strumenti che questa classe sociale utilizza per realizzare questi obiettivi sono esattamente quelli consigliati dal Consenso di Washington. In Italia, queste politiche si sono tradotte nella riduzione delle potenzialità di settori essenziali quali l'educazione, salute e trasporti. E come nelle altri parti d'Europa, c'è un tentativo di smantellare il modello sociale che ha caratterizzato gli ultimi sessanta anni della nostra storia. Quel modello di Stato di benessere europeo è stato apprezzato e ammirato in molte parti del mondo, e serve oggi come ispirazione a molti processi progressisti nella stessa America Latina che, infine, ha affermato la necessità di costruire una società solidale invece di seguire il progetto individualista ispirato al neoliberismo. Proprio mentre l'America Latina trova il valore di costruire un nuovo paradigma di sviluppo, l'Europa, e l'Italia con essa, trovano un concetto di modernità basato su quei principi di neoliberismo consigliati dagli organismi internazionali con sede a Washington che, nelle decadi precedenti, hanno condotto ad altissimi tassi di povertà e diseguaglianza.


Traduzione a cura di Puntocritico Onlus –

www.puntocritico.net info@puntocritico.net


 

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