CUD TELEMATICO PER PENSIONATI, LAVORATORI IN CIG E MOBILITA’. PROVE TECNICHE DI DECRESCITA SOCIALE
"TOGLIERE SOLDI AI POVERI PERCHÉ SE E' VERO CHE NE HANNO POCHI, E' ANCHE VERO CHE SONO TANTI" era una battuta di Petrolini, è diventato un programma di governo. La questione del CUD telematico è molto più di una questione categoriale, è la sintesi della politica neoliberista del governo europeo.
L'imposizione della distribuzione in via telematica del CUD crea ai pensionati anziani un profondo disagio, per la difficoltà di accesso alle tecnologie necessarie e per la scarsa dimestichezza con i servizi alternativi previsti dalla circolare Inps. Tutto ciò impone una dipendenza ulteriore del pensionato anziano nei confronti di soggetti altri in grado di procurare loro il famigerato CUD e pertanto esponendoli a possibilità di raggiro, situazione non rara tra gli anziani. Al CUD telematico si aggiunge anche l'invio via web del modulo obis-M che consente di verificare i termini del conguaglio fiscale che, peraltro, viene fatto in unica soluzione. Il risultato è stato che ci sono stati pensionati agli sportelli Inps a protestare per aver ricevuto una pensione di 1 euro a seguito di un conguaglio fiscale senza preavviso perché il suddetto modulo era nel mitico e lontano web.
Queste imposizioni si calano su una categoria come quella dei pensionati che ha subìto riduzione del potere di acquisto e del valore reale delle pensione, imu, addizionali irpef, ticket sanitari a fronte di servizi assistenziali sempre più rari e sempre più lontani, aumenti delle tariffe e assistenza sociale sempre più rarefatta. Un percorso di emarginazione sociale progressiva che li accomuna agli esodati, ai lavoratori in cig e in mobilità, colpevoli, come i pensionati, di essere fuori dal ciclo produttivo e quindi considerati scorie di cui è difficile persino disfarsi.
Gli elementi che si sono messi in evidenza a seguito dell'incontro che la USB ha avuto con il Direttore Generale dell'Inps sono veramente paradigmatici dell'operazione in corso. Su comunicazione del Direttore si è appreso che ben 7 milioni di pensionati su i 18 milioni assistiti dall'istituto non utilizzano il CUD per la dichiarazione dei redditi, in quanto, proprio per limiti di reddito, sono esentati dal produrla. Una prima considerazione ci evidenzia che il CUD è comunque un diritto del pensionato, a prescindere dell'uso che lo stesso possa farne, senza considerare che attraverso il cud si accede a servizi di assistenza sociale ed all'isee. La soluzione prodotta per coloro che non avessero ancora estratto il cud dal web è sintomatica. L'Inps procederà ad incrociare i propri dati con quelli dell'Agenzia delle Entrate ed ai pensionati che hanno presentato dichiarazione dei redditi nell'anno precedente e che non avessero ancora ritirato il cud, questo verrà consegnato in qualche modo, non escludendo persino la spedizione postale. Agli altri niente.
Alcune considerazioni sono a questo punto d'obbligo perché siamo di fronte all'affermazione di alcuni principi essenziali.
L'accesso ai propri diritti è determinato dal censo, se si ha un reddito che impone una dichiarazione dei redditi allora si ha diritto al CUD, altrimenti no. Forse perché in questo caso sarebbe un semplice certificato di povertà assoluta.
Qual'è il nuovo ruolo dell'Inps dal momento che vede ridursi l'erogazione di pensioni per la legge Fornero, taglia servizi agli utenti come il CUD ed il 730 ed assume come elemento di diritto il profilo economico finanziario del pensionato. È evidente come l'Inps si stia trasformando in ente di controllo del diritto alle prestazioni sociali riviste nella nuova ottica di censo. Forse il fatto che l'Inps partecipi al 45% in Equitalia ed il presidente dell'Istituto sia anche vicepresidente della stessa non è solo un caso di doppio incarico, ma un'evoluzione del sistema.
L'alternativa per avere il CUD è quella dello sportello amico degli uffici postali che richiedono 3,30 euro per ogni prestazione, un'ulteriore tassa per avere la documentazione delle tasse già pagate. Oppure ricorrere ai patronati che si prevede avranno lo 0,25% di punto come costo. Lo 0,25% di punto corrisponde a circa 10 euro a prestazione, questa volta a pagare non sarà il pensionato, ma verranno desunti dal fondo per i patronati. Questo significa che i patronati più organizzati e diffusi potranno spostare su di loro un'ulteriore fetta dei 400 milioni di euro circa stanziati per tutti, da dividere a seconda delle prestazioni erogate. Un regalo a CGIL CISL UIL che non hanno praticamente fiatato sull'intera vicenda. I patronati assumono sempre più, agli occhi degli utenti, e nello svolgimento delle funzioni assegnate loro, il ruolo di uffici pubblici in sostituzione della pubblica amministrazione che si ritira. È questo il vero senso dei risparmi di spesa, l'alienazione di funzioni pubbliche ed il loro abbandono nel mercato privato dove, chi è più strutturato, le assume e le trasforma in fonte di guadagno.
A tutto ciò va sicuramente aggiunto il fatto che, oltre ai processi di distruzione sociale sostenuti dall'idea che il debito pubblico lo abbiano fatto i cittadini, il tentativo di costruire un'idea di povertà catartica e liberatoria alla quale ridisegnare l'intero sistema sociale. L'offensiva è bifronte, da una parte la nuova chiesa francescana che predica la povertà degli altri, dall'altra l'ideologia laica dell’accettazione delle logiche di mercato che ci vogliono convincere che non ce n’è più per tutti. Se consideriamo che per i pensionati le uniche cose che sono aumentate sono l'età e i malanni, per il resto c'è stata una decrescita totale e progressiva, proporre loro altra povertà vuol dire spingerli all'estinzione fisica dopo aver realizzato quella sociale.Le nuove tasse, perché ce ne saranno di nuove, vanno in questa direzione.
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