ASSEMBLEA OPERAIA NAZIONALE
Relazione introduttiva
Apertura dei lavori: Davide Iannuzzo e Rossella Iacobucci del Comitato Resistenza Operaia della Irisbus
La relazione introduttiva del Comitato No Debito all'assemblea nazionale "Riapriamo le fabbirche" tenuta a Grottaminarda sabato 6 aprile, insieme al Comitato di Resistenza Operaia dei lavoratori dell'Irisbus. La solidarietà dei lavoratori della Peugeot.
Come Comitato No Debito abbiamo subito raccolto la sollecitazione dei compagni dell’Irisbus di Grottaminarda rivolta ad organizzare un momento di discussione collettiva e di mobilitazione.
Fin dal suo costituirsi il Comitato No Debito, a Napoli come altrove, ha inteso sostenere tutte le vertenze sindacali e sociali in campo contro il complesso delle politiche padronali e governative tese a scaricare il costo della crisi sui lavoratori e l’insieme dei ceti popolari.
Abbiamo sempre concepito che la battaglia per non pagare il debito, contro i continui diktat della Troika, dell’Unione Europea e del complesso dei poteri forti del capitale è intimamente legata a tutti le espressioni di resistenza e di contrasto agli effetti concreti della crisi.
Non potevamo, quindi, sottovalutare la mobilitazione che i compagni dell’Irisbus stanno conducendo contro la Fiat a difesa di uno stabilimento che produce beni utili per la collettività.
Una vertenza – questa – che è stata tenuta in piedi da un nucleo di operai combattivi a fronte del cedimento e delle politiche collaborazioniste di Cgil, Cisl e Uil le quali non hanno voluto, in alcun modo, costruire una generalizzazione di questa lotta confinandola dentro il mero recinto aziendale ed esponendola ai colpi della controparte padronale.
UN ASSEMBLEA PER COORDINARE LE LOTTE E RILANCIARE L’INIZIATIVA:
L’appuntamento odierno, come abbiamo illustrato nell’Appello fatto circolare nei giorni scorsi, punta ad avviare un’ azione di connessione e di coordinamento tra le tante aziende colpite dai processi di ristrutturazione e che, coraggiosamente, stanno resistendo attraverso occupazioni, esperimenti di autogestione, lotte territoriali e tutte le forme di mobilitazione possibili.
Dal Nord al Sud del paese sono tante le aziende, grandi e piccole, che vivono questa difficile condizione. Spesso le lotte che si producono restano ascritte nei loro specifici aziendali, categoriali e territoriali. Inoltre, come avviene quasi ovunque, queste mobilitazioni non riescono a dialogare e comunicare con gli altri settori sociali colpiti dalle stesse dinamiche della crisi e con le problematiche dei territori in cui sono inserite.
Dalla Fiat, all’Ilva, dalla Fincantieri al Sulcis, dai lavoratori della logistica ai precari, dall’enorme rete dell’indotto e delle filiere produttive dislocate nei vari territori stiamo assistendo a mobilitazioni periodiche ma che scontano una oggettiva difficoltà ad una loro saldatura politica e ad una loro generalizzazione organizzata.
il Comitato No Debito, assieme ai compagni del Comitato di Resistenza Operaia, intende lanciare un percorso di mobilitazione politica ed organizzativa all’altezza delle sfide che l’Unione Europea, il padronato e gli eventuali esecutivi governativi che si concretizzeranno, nelle prossime settimane, lanceranno alle nostre condizioni di vita e di lavoro. Un percorso che rafforzi e coordini i tanti focolai di lotta disseminati nel paese e sappia approfittare della situazione generale di grande instabilità nei palazzi del potere (come hanno dimostrato le elezioni politiche e i conflitti sempre più stridenti per la formazione di un nuovo governo).
La lotta di Pomigliano del 2010 ce lo ha insegnato: quando la classe operaia è determinata nella mobilitazione e chiama alla lotta, le masse e i ceti popolari del resto del paese rispondono!
Infatti l’Assemblea di oggi vuole porre ai compagni e lavoratori che sono intervenuti, ma anche ai tanti che non hanno potuto raggiungerci, il tema della costruzione una vera e propria campagna nazionale, che valorizzi e coordini le mobilitazioni tale da imporre nell’agenda politica la questione del lavoro come priorità imprescindibile di qualsiasi progresso, a difesa delle tante aziende in crisi per verificare e sperimentare la parola d’ordine dell’autogestione, della presa in carico dei lavoratori del proprio destino iniziando a costruire, qui ed ora, un’alternativa per il paese in grado, per davvero, di concretizzare anche l’obiettivo della nazionalizzazione di banche ed imprese.
In questo modo, con la lotta e l’organizzazione autonoma ed indipendente, possiamo e dobbiamo invertire la tendenza alla frantumazione, alla concorrenza tra i lavoratori, all’infernale spirale al ribasso che sta spingendo settori enormi della società verso l’impoverimento e l’insicurezza sociale.
Cogliamo quindi l’occasione per salutare con calore: i lavoratori delle società partecipate in lotta per l’utilizzo dei fondi pubblici al fine di prestare servizi realmente utili alla collettività, contro le grassazioni e i crimini commessi da amministratori e loro conniventi che hanno condotto alla minaccia di chiusura di queste aziende; gli operai della Ginori che hanno occupato la fabbrica per impedirne lo smantellamento e le manomissioni da parte di padroni e tribunali, come primo passo concreto per consentirne la riapertura; gli operai della Rimaflow e della Ex Esplana Sud che hanno costituito delle cooperative per sperimentare l’autogestione degli stabilimenti e per iniziare qui ed ora a praticare la soluzione, che rappresenta un primo passo concreto nella costruzione dell’alternativa complessiva per il paese. Una prospettiva a cui devono essere chiamati anche le esperienze di organizzazione diretta dei disoccupati che lottano per un lavoro e che con le loro mobilitazioni dimostrano che di occupazione per davvero utile alla collettività c’è né bisogno.
Dobbiamo, a partire dai presidi operai, come quello dell’Irisbus e degli altri diffusi per il paese, progettare una prospettiva concreta di riavvio delle produzioni, di una loro possibile riconversione verso fattori di utilità sociale, ecologicamente sostenibili e socialmente accettabili dai territori e dalle popolazioni.
Da questo punto di vista la vicenda dell’ILVA di Taranto è esemplificativa: i lavoratori assieme a settori consistenti della popolazione di quel territorio stanno rifiutando l’ignobile ricatto tra garanzia occupazionale e tutela della salute e si stanno mobilitando per espropriare la fabbrica al padrone Riva imponendo la sua nazionalizzazione con relativa bonifica sanitaria di quelle aree fortemente inquinate.
E’ questo l’esempio che dobbiamo riprodurre nei vari territori articolandolo a seconda delle realtà con cui ci confrontiamo e sviluppando, di volta in volta, il massimo di alleanze possibili con gli obiettivi costitutivi e discriminati delle mobilitazioni operaie e popolari.
Una impresa enorme che necessita, non solo dell’indispensabile e prioritaria forza della mobilitazione diretta dei lavoratori, ma, anche, del contributo di una vasta rete di tecnici, di intellettuali liberi dal pensiero unico del capitale e dell’insieme dei soggetti sociali che subiscono la crisi.
Con la mobilitazione possiamo e dobbiamo mettere a contribuzione di questa impresa anche gli eletti di amministrazioni e parlamenti che dichiarano la loro vicinanza agli obiettivi dei lavoratori e alla difesa dei beni comuni.
In tal senso si devono forzare le leggi e misure (come quella del famigerato Patto di Stabilità o dei vincoli della Spending Rewiev) che prevedono tagli alla spesa pubblica a favore della tutela e del miglioramento dei servizi, per difendere e creare lavoro.
In tal senso il Comitato No Debito si propone come strumento unitario di collegamento e coordinamento per una battaglia di questo tipo che deve diffondersi sul piano nazionale iniziando anche ad ipotizzare momenti di mobilitazione nazionale di piazza a Roma a ridosso dei palazzi del potere.
Lo scorso 27 ottobre il Comitato No Debito assieme ad altre forze politiche e sociali è stato in grado di portare per le strade centinaia di migliaia di persone contro le politiche del Governo Monti.
Dobbiamo costruire una analoga mobilitazione capace di tradurre nella pratica e sviscerare alcune parole d’ordine sintonizzandole con gli umori e i bisogni della maggioranza dei lavoratori.
Il Comitato No Debito, quindi, fa sue le proposte del Comitato di Restenza Operaia: costruire subito un tavolo permanente per la riapertura dell’Irisbus che organizzi la mobilitazione ed elabori le misure concrete atte a rimettere in produzione lo stabilimento della Valle Ufita, composto da operai, tecnici e rappresentanti istituzionali; costruire nel breve periodo una giornata di lotta a Grottaminarda dove ha sede lo stabilimento; costruire insieme con le altre vertenze territoriali campane una manifestazione a ridosso della Regione a partire dalla già annunciata mobilitazione per il prossimo 19 Aprile; costruire una mobilitazione nazionale sotto la sede del governo centrale.
E’ finito il tempo dell’attesa e della delega, riaprire le fabbriche, creare posti di lavoro, estendere il conflitto e costruire l’alternativa si fa qui ed ora! Noi, e nessun altro, possiamo e dobbiamo essere artefici del nostro futuro.
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