Migliaia di famiglie vivono nella zona radioattiva vicino a Chernobyl
Portiamole via da lì!
Sono trascorsi 27 anni dal disastro nucleare di Chernobyl e ancora oggi 5 milioni di persone continuano a vivere in Bielorussia, Ucraina e Russia in aree con livelli di radioattività pericolosi per la salute (maggiori di 1 curie per chilometro quadrato). Alcune zone abitate superano questo livello di oltre 50 volte. In queste aree vivono anche centinaia di migliaia di bambini. La contaminazione umana avviene oggi principalmente attraverso la catena alimentare.
In questi paesi è in corso una incomprensibile campagna governativa di negazione del rischio sanitario per i bambini e gli altri cittadini, praticata con iniziative pericolose come: la riapertura di aree fortemente contaminate per consentire di nuovo l’attività agricola o la costruzione di case o il ritorno in quelle abbandonate dopo l’incidente; il mancato controllo sul taglio del legname radioattivo, sul prelievo di selvaggina, funghi e frutti di bosco e sulla loro commercializzazione anche sui mercati internazionali.
Le istituzioni fanno finta di non vedere che anche le zone cosiddette morte (entro un raggio di 30 km dalla centrale esplosa) si stanno ripopolando. In Bielorussia, solo per fare un esempio, nel villaggio di Gden, a 15 km dall’impianto di Chernobyl, abitano tuttora 250 persone, di cui 25 tra bambine e bambini: non solo vivono abbandonati a se stessi e privi di ogni servizio, ma mangiano tutti i giorni prodotti agricoli fortemente contaminati, come l’acqua che bevono.
A complicare questo quadro disumano c’è anche la costruzione di una nuova centrale nucleare nel nord della Bielorussia, a 50 km chilometri dal confine con la Lituania, anch’essa in procinto di costruire un nuovo impianto atomico.
Tutto questo è inaccettabile. Sono doverosi interventi e progetti per ridurre rischi ed effetti della contaminazione e l’insopportabile rischio dell’oblio. Queste azioni non posso essere demandate esclusivamente alle autorità governative locali o alla buona volontà delle tante associazioni e organizzazioni del volontariato internazionale: è necessaria prima di tutto una forte presa di coscienza e iniziativa da parte delle istituzioni e organizzazioni governative internazionali.
Per queste ragioni chiediamo alla Comunità internazionale, a partire dalla Commissione europea, un forte intervento finalizzato a:
– intervenire con programmi di tutela e progetti di ricollocazione residenziale per quei bambini e quelle persone che in Bielorussia, Ucraina e Russia ancora oggi vivono in villaggi all’interno della zona morta o comunque in aree fortemente contaminate;
– sostenere progetti internazionali di monitoraggio ambientale per meglio studiare l’evoluzione della contaminazione radioattiva e attivare così interventi specifici e mirati di bonifica;
– fermare la costruzione della centrale nucleare sul territorio bielorusso e di quella lituana ai confini con la Bielorussia.
Primi firmatari :
Luigi Ciotti, presidente nazionale di Libera
Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente
Daniel Cohn-Bendit, co-presidente del gruppo dei Verdi al Parlamento europeo
Monica Frassoni, co-presidente del Partito verde europeo
Giusi Nicolini, sindaco di Lampedusa e Linosa
Giuseppe Onufrio, Direttore di Greenpeace Italia
Roberto Saviano, scrittore
Andrea Segré, preside della facoltà di Agraria all'Università di Bologna
Gino Strada, fondatore di Emergency
Nicola Zingaretti, presidente della regione Lazio
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