Adesso basta! Il Governo Letta, in splendida continuità con i suoi predecessori, ha disposto la proroga del blocco dei contratti nazionali del pubblico impiego a tutto il 2014 facendolo arrivare complessivamente a cinque anni con una perdita netta di 3mila euro medi e realizzando un gap tra potere d’acquisto dei salari e costo della vita non più colmabile.
Il Ministro D’Alia ha aggiunto la beffa al danno dichiarando che la mancata reazione dei dipendenti pubblici di fronte a questo provvedimento è una prova di grande senso di responsabilità. Ci dispiace deludere il neo Ministro, ma la reazione ci sarà. Mercoledì 22 maggio davanti al Parlamento quando delegazioni di lavoratrici e lavoratori pubblici provenienti da tutta Italia grideranno forte la propria rabbia. Il rinnovo del contratto è un diritto al quale non intendiamo rinunciare, nonostante anni di concertazione al ribasso e politiche di riduzione del danno – sistematicamente attuate da cgil cisl e uil – ne abbiano svilito la valenza. Da questo diritto elementare deve ripartire la nostra lotta. A difesa della nostra dignità, della nostra condizione materiale, della nostra funzione che rappresenta la garanzia per tutti i cittadini ad avere una Pubblica Amministrazione in grado di fornire servizi gratuiti e di qualità.
Ripartiamo da qui. Dalla stabilizzazione dei precari, indispensabili al funzionamento delle amministrazioni eppure costretti a subire l’umiliazione della “scadenza” e dell’ennesimo esame, annunciato da un Ministro della Funzione Pubblica che si prepara a stilare la lista di chi può rimanere, precario s’intende, e chi invece si può buttare per strada. Nel tempo della crisi lo Stato si prepara quindi a licenziare lavoratori di ruolo (non dimentichiamo gli esuberi…) e precari per arrivare ad una PA sempre più ridotta nella quantità e nelle competenze e sempre più precaria.
Ripartiamo dalla lotta per la reinternalizzazione dei servizi e dei lavoratori, contro la politica delle esternalizzazioni che ha prodotto solo sprechi e precariato. Contro la legge Brunetta che ha insultato i dipendenti pubblici e gli ha costruito intorno una gabbia di vessazioni, privazioni e violazione di diritti.
Comunque sia, ripartiamo! Perché come dipendenti pubblici siamo convinti di essere un pezzo importante di quel blocco sociale che è stato individuato per pagare il prezzo più salato per uscire dalla crisi. Perché intendiamo difendere ciò che rappresentiamo e cioè quello stato sociale che ormai viene considerato superfluo e non compatibile con il nuovo modello sociale che banche, lobby finanziarie, padroni e classe politica hanno scelto per affrontare la crisi del “loro” sistema rafforzando i “loro” privilegi.
Insomma, ci dispiace deludere ancora il Ministro D’Alia, ma ci sentiamo davvero responsabili solo verso noi stessi, le nostre famiglie e verso quel Paese che dalla Pubblica Amministrazione si aspetta ospedali che funzionino, scuole e università sempre migliori e sempre più includenti, asili nido accoglienti, una ricerca al servizio dei bisogni collettivi, un sistema previdenziale che garantisca una vecchiaia serena, una giustizia efficiente, insomma, uno Stato Sociale. E in nome di tutto questo noi vogliamo lottare.
La manifestazione del 22 maggio sarà un momento importante di un percorso che ovviamente non si esaurisce con una giornata, ma che vedrà numerose altre iniziative di categoria e generali nelle quali si uniranno le lotte di tutti coloro che non vogliono più subire le angherie della vera “casta”, dei veri signori di questa Europa che certamente non è l’Europa dei popoli, ma che i popoli affama nel nome del Mercato.
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