PDCI – Cesare Procaccini nuovo segretario
Costruire il partito comunista, unire la sinistra, salvare la Costituzione
Il Partito dei Comunisti italiani ha un nuovo segretario generale, Cesare Procaccini, sessanta anni, marchigiano. Cesare Procaccini è stato eletto durante il settimo congresso del PdCI.
In questa intervista realizzata da Labaro.Tv racconta la sua storia e la linea politica del suo partito.
Emerge una forte nostalgia per il PCI e lo sforzo di far proseguire la strategia dei tre cerchi.
Restano anche dentro il PdCI diverse sensibilità nel rapproto con il centrosinistra che Procaccini riconosce.
Cesare Procaccini prende il posto di Oliviero Diliberto che è stato il segretario del PdCI dal 2000.
Pubblichiamo anche una sua intervista apparsa su Liberazione (www.liberazione.it) dal titolo " Unità della Sinistra subito":
Cesare Procaccini è stato eletto segretario nazionale del Pdci nel corso del settimo congresso che si è svolto a Chianciano la scorsa settimana.
Qual è stato il contributo del settimo congresso del Pdci all’unità della sinistra?
Il contributo è stato di rilievo perché il congresso ha confermato la necessità di unire i comunisti dentro una sinistra più forte e che guardi alle alleanze sociali e alle forze democratiche per la rappresentanza del mondo del lavoro. Prioritaria è l’attuazione della Costituzione della Repubblica italiana messa in pericolo ormai giorno per giorno. Il tema dell’unità della sinistra non è in contraddizione con l’unità dei comunisti e con l’unità del mondo del lavoro e delle forze che vogliono attuare la Costituzione.
In questo processo in cui state per cambiar pelle…
No, non c’è un cambiamento di pelle. Certo, la necessità di riportare i comunisti in Parlamento non deve diventare una ossessione ma neanche una sottovalutazione e allo stato attuale appare un obiettivo rivoluzionario. Infatti per un lungo periodo il Parlamento con una presenza forte del Pci e dei comunisti è stato il luogo dell’attuazione della Costituzione. E oggi proprio perché non ci sono è il luogo della distruzione della Costituzione. Le scorciatoie non esistono . Se tu non sei nei movimenti e alla testa del mondo del lavoro nelle sue tante sfaccettature è chiaro che non riesci ad avere la forza e l’unità tale da suscitare interesse tra le masse popolari.
Come immaginate un percorso in cui nella sinistra antagonista c’è la consapevolezza della scarsa autosufficienza?
Il termine antagonista è affascinante ma io parlerei di sinistra con dentro i comunisti. E comunque con una forte presenza di comunisti in maniera autonoma e distinta, ma una sinistra ampia. Perché nell’immaginario collettivo delle masse il termine antagonista è stato utilizzato per descrivere una sinistra minoritaria che non siamo. Da questa consapevolezza di non essere autosufficienti occorre che ci sia uno scatto per mettere insieme quelle forze che sono disponibili a ricostruire un preciso percorso politico. Guardiamo con molto interesse il congresso del Prc perché prenda in esame la nostra proposta. Ovvero, di unire i due partiti. Ma non per l’esigenza dei gruppi dirigenti, ma per l’esigenza diffusa di un mondo disperso di compagni che potrebbe anche arrivare alla decisione di non votare. Un’esigenza che bisogna sciogliere in maniera simultanea, e di due partiti e farne uno. Mettiamo a disposizione i nostri partiti per un partito comunista unico. Ecco, questa mi sembra la formula più giusta. Il passaggio che dobbiamo fare non è più rinviabile con i tempi necessari ma non facciamo passare troppo tempo.
Passato, recente, e presente: come metti insieme queste due fasi?
Non c’è contraddizione tra l’unità delle forze democratiche per la democrazia e la Costituzione con l’esigenza di una sinistra che rappresenti il mondo del lavoro e dell’unità dei comunisti per guardare verso una società diversa anticapitalista. Si tratta solo di immaginare tre centri concentrici, che sono legati tra loro.
di Fabio Sebastiani
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