LA MANO NERA DELLA CHEVRON
A Roma una mostra sulle devastazioni ambientali della Texaco Chevron in Ecuador
22 novembre 2013
Caso Chevron-Texaco in Ecuador e lancio in Italia della campagna “La mano sporca di CHEVRON”, voluta dal Presidente della Repubblica dell’Ecuador, Rafael Correa.
Venerdi 22 novembre dalle 10 alle 17, l’Ambasciata dell’Ecuador in Italia ha aperto le sue porte per presentare una mostra fotografica con foto dei danni causati dall’impresa petrolifera nella foresta amazzonica.
L’appuntamento ha avuto lo scopo di presentare la vicenda in Italia, raccontando la contaminazione e la storia giudiziaria che si è conclusa con una condanna per la Chevron-Texaco.
Abbiamo intervistato la Ministra Alba Coello de Barboza, incaricata d’Affari A.I. in Italia.
“Però loro erano quelli che davano gli ordini a tutti, non solo agli ecuadoriani che lavoravano lì, ma anche a tutte le persone di altri paesi che venivano. Mi dispiace essere ridondante, e oggi vogliono che noi paghiamo per tutte le irresponsabilità di questa impresa? Non è giusto. Non è giustizia. Ripeto ancora: vogliamo acqua e vogliamo giustizia, non soldi. Vogliamo il risanamento ambientale e sociale.”
(estratto dalla testimonianza di José Medardo Shingre, danneggiato da Chevron-Texaco, all’ONU)
LA CRUDA REALTÀ DEL CASO CHEVRON-TEXACO
TEXACO
Colpevole di danni ambientali incommensurabili in Ecuador, Texaco ha operato nell’Ecuador dal 1964 fino al 1992.
Nello stesso periodo, Texaco è stata responsabile della fuoriuscita di non meno di 71 milioni di litri di residui di petrolio e di 64 milioni di litri di petrolio greggio in più di 2 milioni di ettari di Amazzonia ecuadoriana, come già sentenziato da una Corte ecuadoriana dopo nove anni di causa.
L’acqua che le popolazioni bevono, nelle quali pescano e si lavano sono state altamente inquinate.
Risultato: un disastro ambientale senza precedenti ed il conseguente danno incommensurabile per la salute degli abitanti della zona.
La società statunitense Chevron, che ha assorbito l’azienda Texaco nel 2001, è la seconda impresa petrolifera degli Stati Uniti e la settima del mondo.
La colpevolezza di Texaco è un dato di fatto
L’articolo 46 del Contratto di sfruttamento firmato tra la Texaco e l’impresa statale di petrolio dell’Ecuador stipulava chiaramente che la Transazionale si obbligava ad utilizzare tecnologie con sistemi di reiniezione sicura dei rifiuti tossici nel sottosuolo. A quel tempo, l’azienda aveva brevettato una tecnologia che diminuiva significativamente gli impatti negativi delle operazioni petrolifere e che già utilizzava negli Stati Uniti. Nonostante ciò, in Ecuador, Texaco non ha mai utilizzato questa tecnologia.
La multinazionale decise di utilizzare tecniche obsolete, che le permisero di riportare maggiori benefici economici. L’impresa volle persino convincere gli abitanti che l’acqua contaminata dal petrolio li avrebbe resi più forti in quanto ricca di vitamine e minerali. Texaco non rispettò nemmeno i propri obblighi di risanamento ambientale: l’azienda nascose molte pozze di residui tossici, prodotto delle attività estrattive, coprendole con un rivestimento superficiale e lasciandole nello stesso stato inquinante.
Ancora oggi, queste pozze continuano ad inquinare il suolo e le acque dell’Amazzonia Ecuadoriana.
Chevron-Texaco: un processo giuridico lungo più di vent’anni
L’impresa Texaco uscì dall’Ecuador nel 1992. Nel 1993, le popolazioni locali si organizzarono e crearono il Fronte di Difesa dell’Amazzonia per esigere risanamenti all’altezza dei danni ambientali e di quelli a scapito delle persone e comunità da parte della società statunitense.
È il Fronte di Difesa dell’Amazzonia, e non il Governo ecuadoriano, ad aver citato in giudizio la società. Un primo processo giudiziario iniziò negli Stati Uniti nell’anno 1993. In questo processo la Texaco è intervenuta per dieci anni, chiedendo insistentemente di trasferire il caso ad una Corte ecuadoriana.
Nel 2002, i tribunali statunitensi approvarono il trasferimento del caso e Chevron-Texaco si impegnò a rispettare le decisioni che avrebbero preso le Corti dell’Ecuador. Da quel momento, il Fronte di Difesa dell’Amazzonia avviò un procedimento legale in Ecuador e, come risultato, nel 2011, una Corte ecuadoriana condannò Chevron a pagare 9,6 miliardi di dollari e a presentare scuse pubbliche entro le successive due settimane. In caso contrario, l’importo sarebbe raddoppiato.
La Chevron rifiutò di scusarsi, motivo per il quale nel 2012 venne ratificata la sentenza e la transnazionale condannata a pagare 19 miliardi di dollari.
CHEVRON-TEXACO CONTRO LA REPUBLICA DELL’ECUADOR
Chevron spende milioni di dollari per la sua campagna di scredito dello Stato ecuadoriano.
Lo Stato ecuadoriano non ha mai denunciato la Chevron. Tuttavia, la Transnazionale denunciò lo Stato ecuadoriano davanti ai Tribunali internazionali di Arbitrato, con l’intenzione di girare la propria responsabilità allo Stato ecuadoriano ed eludere il proprio obbligo di compiere la condanna.
L’impresa Chevron sborsa ogni anno milioni di dollari in una campagna mediatica e politica contro lo Stato ecuadoriano. Almeno otto aziende di lobbying esercitano pressione politica diretta, da diversi anni, sui membri del Congresso degli Stati Uniti e sul Dipartimento di Commercio di questo Paese per screditare l’Ecuador e compromettere i suoi interessi commerciali negli Stati Uniti, per esempio, facendo pressioni affinché non si rinnovino le preferenze tariffarie concesse alle aziende ecuadoriane di esportazione.
Molti siti web e reti sociali, forniscono ogni giorno informazioni distorte per mettere in dubbio il processo giudiziario che si è svolto in Ecuador, così come la legittimità delle istituzioni pubbliche ecuadoriane.
Si tratta quindi di una campagna chiaramente politica di diffamazione contro lo Stato ecuadoriano, per eludere una sentenza storica che riconosce il diritto delle comunità amazzoniche danneggiate a ricevere i risarcimenti per i danni causati.
Chevron denuncia l’Ecuador sulla base di una applicazione retroattiva di un trattato bilaterale …e un Tribunale di Arbitraggio lo consente!
Chevron ha citato in giudizio lo Stato ecuadoriano di fronte alla Corte Permanente di Arbitrato dell’Aia. La difesa dell’Ecuador ha dichiarato, tra molti altri argomenti, che il Tribunale di Arbitrato della Corte non era competente, poiché il Trattato Bilaterale di Investimenti tra l’Ecuador e gli Stati Uniti venne firmato nel 1993, ed entrò in vigore nel 1997 (cioè, cinque anni dopo la fine degli investimenti della Texaco nel paese).
Tuttavia, nonostante il menzionato trattato non abbia effetti retroattivi, il Tribunale si considerò competente, e ordinò al Governo dell’Ecuador di sospendere l’esecuzione della sentenza, cosa che l’Esecutivo ecuadoriano non può fare nel rispetto del suo ambito costituzionale.
Occorre segnalare, inoltre, che il Trattato Bilaterale di Investimenti tra l’Ecuador e gli Stati Uniti non può essere utilizzato per impedire che i cittadini di un paese possano presentare una denuncia contro un investitore. Non esiste alcun divieto nel menzionato Trattato che limiti i diritti dei cittadini a riguardo.
DIFFERENZE TRA IL DANNO COMMESSO NEGLI STATI UNITI E IN ECUADOR DALLE IMPRESE PETROLIFERE
British petroleum
Incidente nel Golfo del Messico, nel mare degli Stati Uniti, tra il 20 aprile ed il 19 settembre 2010.
152 giorni di versamento (4 mesi e 30 giorni). Una fuoriuscita di petrolio grezzo di 180.000m3.
Dopo la fuoriuscita di petrolio nel Golfo del Messico, la società britannica BP sta rispondendo allo Stato e alla società statunitense in questo modo:
• US $ 37.000 milioni per multe, sanzioni, bonifiche, compensazioni ed aggiustamenti.
• A queste spese si aggiungono US $ 16.000 milioni conformemente alla legge sulla Purezza dell’Acqua (Clean Water Act). Il processo è in corso.
• BP affronta 2.200 cause legali per i danni.
• Dopo 3 anni dalla fuoriuscita, le 100.000 persone colpite stanno ricevendo gli indennizzi da BP.
• BP ha speso US $55.500 per ogni barile versato per riparare al danno.
Chevron-Texaco
Danno nella provincia di Sucumbíos e Orellana, in territorio ecuadoriano, tra il 1972 ed il 1992, durante l’esecuzione di attività di estrazione del petrolio.
Circa 20 anni di danni continui. Una fuoriuscita di rifiuti tossici di 68140.000m3.
A differenza della fuoriuscita del Deep Water Horizon, le popolazioni colpite ancora cercano giustizia.
• Nel febbraio del 2011, dopo 19 anni di contenzioso, i Tribunali ecuadoriani hanno emesso sentenza contro la Chevron.
• Chevron deve pagare US $19.000 milioni.
• La società statunitense ha deciso deliberatamente di non accettare il verdetto legittimo e indipendente dell’istanza giuridica competente.
• Chevron utilizza il suo grande potere economico (è la seconda compagnia petrolifera più grande degli Stati Uniti) per intimidire gli attivisti ed i difensori della causa del Fronte Amazzonico.
• Spende milioni di dollari all’anno in lobbying politico e investigazioni private.
• Chevron ha ottenuto che i giudici sospendano le misure cautelari sugli attivi delle sue succursali in altri paesi, ostacolando il corso della giustizia.
• La riparazione dei danni causati costerebbe a Chevron US $ 32,25 per ogni barile di acqua contaminata versato in Amazzonia.
I FALSI ARGOMENTI DI CHEVRON…E LA VERITÀ
La Chevron afferma… “TexPet” concluse la propria partecipazione al già citato consorzio nel 1992, adempiendo a tutti gli obblighi ambientali di bonifica”.
La verità è che… TexPet era tenuta a rispettare gli obblighi di reiniettare i rifiuti tossici nel sottosuolo in modo sicuro grazie alle migliori tecnologie. Tuttavia, il trattamento riservato ad alcuni dei detriti è stato quello di ricoprirli e nasconderli. Ancora oggi, le persone trovano bacini che scaricano rifiuti direttamente nelle sorgenti d’acqua dolce della zona. Questo è quello che oggi Chevron chiama “adempiere a tutti gli obblighi di bonifica ambientale”.
La Chevron afferma… “Le autorità della Repubblica dell’Ecuador hanno approvato la compensazione e hanno liberato TexPet da responsabilità ambientali, passate e future“.
E la verità è che… TexPet non è stata mai liberata “da ogni responsabilità ambientale, passata e futura”. Nel 1998, il governo di Jamil Mahuad firmò un Atto di Transazione che liberava la Texaco da qualsiasi rivendicazione del governo ecuadoriano, ma non da quelle che gli individui avrebbero potuto presentare. L’accordo transattivo dava per terminato il rapporto tra lo Stato e la Texaco. Non faceva riferimento a tutte le comunità dell’Amazzonia, né era una rinuncia per conto di terzi. In realtà, è il Fronte Amazzonico, collettivo delle comunità dell’Amazzonia colpite, che ha fatto causa alla Chevron, non il governo.
La Chevron afferma… “Qualsiasi impatto ambientale sull’area del concluso consorzio è responsabilità esclusiva di PetroEcuador, che da più di 20 anni continua ad operare lì.”
La verità è che… Ci sono molti testimoni che possono attestare i danni del passato. Non mancano neanche i pozzi che PetroEcuador non ha mai sfruttato, in cui è possibile verificare senza difficoltà i danni ambientali di cui Texaco è responsabile. In effetti, l’impatto ambientale che è stato discusso ed è stato condannato in tribunale a Sucumbíos è quello causato dalla Texaco.
La Chevron afferma… “Le foto che sono circolate recentemente nelle reti televisive argentine non corrispondono alle operazioni, né vecchie né attuali, di Chevron Corporation, società che non ha mai operato in Ecuador“.
E la verità è che… Naturalmente a quel tempo era l’azienda Texaco che operava in Ecuador. Ma Chevron l’acquistò quando erano più che noti i danni causati. Ora si rifiuta di assumersi la responsabilità, nonostante l’azienda sia la proprietaria di quella causa del disastro, che comprò ben sapendo che doveva farsi carico dei risarcimenti dovuti ai villaggi colpiti.
La Chevron afferma…”Texaco Petroleum Company fu socio minoritario (37,5%) in un’operazione congiunta con CEPE(attuale PetroEcuador) (62,5%)”
E la verità è che… Questo non cambia la responsabilità della Texaco. All’interno del consorzio, Texaco era la sola responsabile delle attività di estrazione del petrolio. Inoltre, Texaco era l’unica ritenuta responsabile per i danni ambientali quando concluse il suo investimento.
La Chevron afferma…”L’interferenza del governo ecuadoriano nel giudizio contro Chevron è evidente”.
E la verità è che… Ascoltare le preoccupazioni dei cittadini è un dovere delle autorità, come ha fatto il Presidente Rafael Correa. Ma questo non significa né implica una prova di interferenza nel sistema giudiziario. La denuncia della Chevron contro il Presidente Rafael Correa è diffamatoria. Infatti, i rappresentanti dei governi precedenti hanno tenuto undici riunioni ufficiali con i rappresentanti di Chevron. A questi incontri erano presenti niente meno che due Presidenti, un Vice presidente, due ministri dell’Energia, un ministro degli Interni e un Procuratore. Ma allora non si era mai parlato di “interferenza nella giustizia”. La doppia morale è evidente.
Conclusione: Chevron-Texaco è colpevole, venite a verificarlo!
• Chevron-Texaco è colpevole dell’inquinamento di 2 milioni di ettari in Amazzonia ecuadoriana, utilizzando la tecnologia obsoleta per risparmiare sui costi e causando uno dei più grandi disastri ambientali della storia. Le piscine che non sono mai state riutilizzate da PetroEcuador da quando la Texaco se ne è andata, sono una prova della colpevolezza di Texaco.
• Chevron-Texaco è colpevole di cercare di eludere la sentenza che si è impegnata a rispettare: Chevron cerca di rigirare la sentenza a cui è stata condannata allo Stato ecuadoriano, seppure esso non ne sia mai stato coinvolto.
• Chevron-Texaco è colpevole di esercitare pressione politica contro lo Stato ecuadoriano. Chevron usa tutto il suo potere ed influenza politica, milioni di dollari in attività di lobby, ecc. per cercare di influenzare gli interessi commerciali dell’Ecuador.
• Chevron-Texaco è colpevole di usare argomenti fallaci contro lo Stato ecuadoriano: la campagna per screditare le funzioni giudiziarie ed esecutive dell’Ecuador, pagata con milioni di dollari, sono un insulto alla verità e al popolo ecuadoriano.
• Chevron-Texaco è colpevole di voler far pagare al popolo ecuadoriano ciò che la Texaco ha contaminato: Chevron ha fatto ricorso all’arbitrato internazionale, utilizzando con effetto retroattivo un trattato bilaterale di investimento che non includeva questa possibilità, per provare ad addossare la sua responsabilità allo Stato ecuadoriano.
ULTIMI SVILUPPI DEL CASO CHEVRON-TEXACON IN ECUADOR
In merito alla sentenza contro Chevron:
È del 12 novembre 2013 la sentenza della Corte Nazionale di Giustizia dell’Ecuador che ratifica che Texaco (acquistata da Chevron nel 2001 ), avendo causato il danno ambientale nell’Amazzonia ecuadoriana, dovrà pagare alle popolazioni colpite dalla contaminazione 8. 000 646, 170 dollari, più il 10% di risarcimento per il Fronte di Difesa dell’Amazzonia che riunisce i querelanti.
Nella sentenza si afferma: “In considerazione del fatto che i danni punitivi non sono previsti dall’ordinamento giuridico nazionale, non si procede con le scuse pubbliche e, di conseguenza, con il pagamento del doppio per le mancate scuse, previsto dal la sentenza precedente”.
Con questa sentenza, il Caso è giunto al suo ultimo grado di giudizio, la Cassazione.
In merito all’arbitrato internazionale:
• Ecuador chiede a l’Aia di cancellare l’udienza fissata per gennaio 2014 e di sospendere il processo Chevron III
Il 14 novembre 2013 il procuratore generale dello Stato, Diego García, ha chiesto formalmente alla Corte Permanente de Arbitrato dell’Aia di sospendere il processo iniziato dall’ impresa petrolifera Chevron contro l’Ecuador per supposta violazione del Trattato Bilaterale di Protezione degli Investimenti (TBI), sottoscritto con gli Stati Uniti nel 1993 ed entrata in vigore nel 1997. García ha ricordato l’ultima sentenza ratificata dalla Corte Nazionale di Giustizia dell’Ecuador che condanna la Chevron al pagamento dei danni ambientali.
La corte di Appello di Denver (USA) ha autorizzato l’Ecuador a utilizzare i documenti che Chevron ha tenuto nascosti ed ha informato la Procura generale dello Stato attraverso un comunicato.
La Procura Generale dell’Ecuador afferma che questi documenti dimostrano che l’impresa ha cercato di occultare la contaminazione da lei causata. Nel comunicato dell’Istituzione Statale è segnalato che questi documenti “ possono dimostrare che la compagnia petrolifera ha tentato di minimizzare e occultare la contaminazione, causata dalle sue operazioni in più di 30 anni in Ecuador, contaminazione oggetto del contenzioso noto come Giudizio del Lago Agrio”.
Questi documenti saranno utilizzati nell’Arbitrato Internazionale con cui la Chevron cerca di trasferire allo Stato Ecuadoriano il pagamento di 9.510 milioni di dollari a cui è stata condannata per danno ambientale. Il procuratore Diego García, che difende lo Stato ecuadoriano nel contenzioso, ha chiesto alla Corte de l’Aia la cancellazione dell’udienza fissata per gennaio 2014.
Nota a cura dell’Ambasciata del Ecuador in Italia
interviste di Jacopo Venier
riprese di Roberto Pietrucci
montaggio di Simone Bucci
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