Lo 'tsunami sindacale' di Taranto indica la giusta direzione ai lavoratori di tutto il Paese
I lavoratori iniziano a battere ipocrisia, rassegnazione e sindacato “collaborativo”
USB è da mesi una realtà viva all'ILVA di Taranto: dopo le elezioni delle RSU che si sono concluse ieri, l'Unione Sindacale di Base ha iniziato il vero cambiamento necessario nella fabbrica e nel territorio che ha come elementi qualificanti e prioritari da una parte la proposta della nazionalizzazione dell'azienda salvaguardando salari e occupazione e dall'altra il risanamento ambientale del territorio e la salute di lavoratori e cittadini.
Un voto quello a USB che con il 20% totale ed oltre il 21% tra gli operai, sarebbe stato ancor più eclatante se non vi fossero state pressioni indicibili nei confronti di tanti lavoratori, se l'azienda non si fosse schierata come sempre dalla parte dei “soliti” sindacati, se politicamente e istituzionalmente ci fosse stata almeno una parvenza di “neutralità”, se USB non fosse stata discriminata e le fossero state attribuite le stesse agibilità sindacali che hanno potuto utilizzare Fiom, Fim e Uilm.
Un'affermazione che da una parte limita lo strapotere di una organizzazione come la Uil, la più legata alla proprietà dei Riva e dall'altra batte la Fim e la Fiom, la prima di misura e la seconda in modo esaltante.
Rispetto alle precedenti elezioni del 2010, dove non era presente USB, diminuisce leggermente la Fim Cisl, sensibilmente la Uilm e si dimezza la Fiom Cgil.
Un risultato che è la conseguenza della rabbia e della determinazione dei lavoratori che non ce la fanno più a sopportare una situazione di “collaborazione” come quella che Fiom, Fim e Uilm hanno gestito nei confronti dell'azienda, ma è anche diretta conseguenza della necessità di cambiamento e di alternativa sindacale che, incarnata da USB, sta diventando evidente e palpabile in tutto il paese.
Dal risultato positivo dello sciopero generale del 18 ottobre si era visto che i lavoratori stanno lentamente ma progressivamente iniziando ad abbandonare Cgil, Cisl e Uil ed a percepire la possibilità concreta di organizzarsi in USB per costruire una valida alternativa sindacale, indipendente, conflittuale e democratica.
Con il voto dell'ILVA tutto ciò è stato amplificato e oggi siamo di fronte ad un salto di qualità che potrebbe ridisegnare lo scenario sindacale del paese.
Basta con chi teorizza la collaborazione con le aziende e con i mercati come fanno la Cisl e la Uil; basta con una Cgil che ipocritamente afferma ancora principi che non pratica da anni e basta anche con la Fiom che di giorno scende in piazza e di notte fa gli accordi con la Camusso e il vertice Cgil, condividendone obiettivi e documento congressuale. I lavoratori all'ILVA come in tante altre realtà dell'industria e dei servizi dove in questi giorni si sono svolte elezioni per il rinnovo delle RSU che hanno visto l'affermazione di USB e la sconfitta del sindacalismo “collaborativo”, non sopportano più di essere presi in giro.
L'alternativa non è più solo necessaria ma diventa oggi anche possibile. Si stanno ormai rapidamente disgregando le relazioni particolari che hanno sostituito conflitto e vertenzialità, la “collaborazione”, la concertazione, la commistione di posizioni tra aziende e sindacati, gli interessi personali e di organizzazione, la costruzione di piccoli imperi economici dentro i sindacati.
Noi faremo del tutto per sviluppare questa alternativa indipendente e conflittuale: la sfida è aperta come sono aperte le nostre sedi in tutto il paese per accogliere chi sta decidendo e chi deciderà di abbandonare definitivamente Cgil, Cisl e Uil per costruire insieme un nuovo modo di fare sindacato.
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