L’Anima Nera della Repubblica – Intervento di Bianca Bracci Torsi, militante storica del PCI
6
0
PRESENTAZIONE DEL LIBRO
L'ANIMA NERA DELLA REPUBBLICA DI DAVIDE CONTI
Intervento di Bianca Bracci Torsi – Militante storica del PCI
Quando il 27 gennaio 1995 il congresso di Fiuggi chiude la storia del Movimento Sociale Italiano il partito degli eredi di Salò è tornato alla guida politica del paese. Si conclude così una storia iniziata nel dicembre 1946 con la fondazione semiclandestina del Msi, a lungo forza politica di contestazione di legittimità delle istituzioni costituzionali e alternativa al sistema. Il partito di Michelini e Almirante, i due segretari che segnano quasi per intero la vicenda del Msi dal 1954 al 1987, ha dato voce e rappresentanza all’’anima nera’ di una Repubblica che, nata sulle rovine del fascismo, non riuscì nel dopoguerra a sancire una rottura definitiva con l’eredità del regime. Nel corso della sua storia il partito rappresentò un ideologico magma carsico che, pur non riconoscendosi nei valori fondativi della Costituzione, riuscì ad esercitare un ruolo negli equilibri politici della democrazia repubblicana.
Nella complessa vicenda dell'Italia repubblicana il neofascismo, nella forma ufficiale del Msi ed in quella informale dei gruppi extraparlamentari di Ordine Nuovo e Avanguardia Nazionale, non si è configurato soltanto come ridotta nostalgico-reducistica ma ha rappresento un fenomeno politico che durante delicate fasi della storia della repubblica democratica ha esercitato un ruolo incidente, se pur ufficialmente delegittimato, sugli equilibri politici e sociali del paese.In particolare dopo la riorganizzazione dell'immediato dopoguerra e degli anni '50 ed il fallito tentativo d'inserimento nel governo Tambroni del luglio 1960 l'intera area neofascista riemerse con tutta la sua carica eversiva durante gli anni '70 caratterizzati da un lato dalle stragi di piazza Fontana (1969); della Questura di Milano (1972); del treno Italicus e di piazza della Loggia a Brescia (1974) e dall'altro dai tentativi di “colpo di Stato” del 1970 (golpe Borghese) e del 1974 (golpe della Rosa dei Venti). I conti con le forme contemporanee del neofascismo e con il ruolo dei “fascisti in democrazia” diventano, dunque, una chiave di lettura necessaria all'interpretazione della storia recente del paese nonché alla comprensione dei nuovi fenomeni di estrema destra emersi in molti paesi d'Europa al tempo della crisi.
Davide Conti è dottore di ricerca presso la Sapienza Università di Roma, ricercatore della Fondazione Lelio e Lisli Basso e consulente dell’Archivio Storico del Senato della Repubblica.
Ha pubblicato: L’occupazione italiana dei Balcani. Crimini di guerra e mito della brava gente 1940-1943 (Odradek 2008); Alle radici del sindacato. La fondazione della Cgil e le carte del congresso costitutivo del 1906 (Ediesse 2010); Criminali di guerra italiani. Accuse, processi, impunità nel secondo dopoguerra (Odradek 2011).
(6)