Anche oggi siamo a commentare i dati drammatici sull’occupazione.
Oggi le statistiche si preoccupano anche di darci i dati scomposti “per genere” dove le donne battono ogni record di disoccupazione ed era prevedibile in una società che sta regredendo pesantemente anche sul piano culturale.
La crisi non minaccia solo i portafogli ma insiste pesantemente anche sui modelli di società, e la nostra sta rapidamente arretrando anche su questo piano.
Ma se le statistiche ci spiattellano davanti quello che tutti noi già sapevamo, e cioè che la disoccupazione, da qualsiasi parte la si voglia leggere, ha raggiunto cifre astronomiche e non accenna a diminuire, quello che invece nessuno spiega è perché a questa situazione non ci sia una adeguata risposta di massa forte e determinata.
L’altro sabato mentre si apprestava a cominciare il Semestre europeo a guida Italiana alcune migliaia di persone provenienti da tutta Italia hanno manifestato per le vie di Roma per annunciare l’avvio di un Controsemestre europeo che sarà animato da lavoratori, giovani, studenti, disoccupati, migranti, sindacati conflittuali, forze sociali e politiche.
Un controsemestre che ha fra i suoi obbiettivi quello di svelare quanto l’Unione Europea c’entri, e parecchio, con la nostra condizione materiale, con la nostra disoccupazione, i nostri sfratti, la nostra assenza di reddito e di abitazioni. Pure se la manifestazione ha visto una presenza dignitosa ma non esaltante, circa 8.000 persone vere, le sue parole d’ordine, il suo significato sono stati colti molto bene, strano a dirsi, dai media italiani ed internazionali che, per una volta delusi dall’assenza di scontri e tensioni, sono stati costretti a parlare del merito e non delle forme.
Le notizie sulla necessità di una nuova manovra correttiva nei prossimi mesi, le tensioni intorno alla definizione dei nuovi poteri all’interno della nuova Commissione Europea, l'oscura discussione sull’introduzione o meno di ulteriore flessibilità, il fatto che comincia ad affiorare qui e là il dubbio che quel voto a stragrande maggioranza del parlamento italiano sui trattati europei e sul pareggio di bilancio in Costituzione siano stati dettati più da esigenze di posizionamento politico che da comprensione di ciò che si stava votando e dagli effetti devastanti che quei voti hanno rovesciato sul Paese, danno la misura di quanto quella manifestazione abbia colto nel segno.
Individuare le contraddizioni, svelarne la genesi, proporre soluzioni sono elementi centrali dello scontro di classe.
La mobilitazione di massa è però sempre la carta decisiva e a questo bisogna lavorare incessantemente, incoraggiati dai risultati politici delle nostre recenti mobilitazioni.
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