CAMUSSO E RENZI ENTRAMBI CHIEDONO IL CONTRATTO A TUTELE CRESCENTI… ED ALLORA CONTRO COSA MANIFESTA LA CGIL SABATO?
Ringrazio i compagni della Cgil che hanno postato questa lettera di Camusso perché mi consentono di fare qualche considerazione. Invito tutti a leggere bene le proposte con le quali la segretaria generale pro tempore propone di scendere in piazza il 25 ottobre. Sono rimasto stupefatto che al punto 4 si proponga, con addirittura la stessa terminologia, ciò che Renzi propone nel Job Act "l'istituzione di un contratto indeterminato a tutele crescenti" scrive di suo pugno Camusso.
Pur volendo sorvolare sull' "italiano" utilizzato per esprimere il concetto, dato che "un contratto indeterminato" è ció che da sempre sognano i padroni, e neppure la fantasia di Renzi ha potuto tanto. Ma supponiamo, (aspettiamo conferme), che la dirigente Cgil volesse dire "contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti" a questo punto ci domandiamo: contro cosa manifesta la Cgil? il Job act di Renzi recita testualmente:" previsione per le nuove assunzioni del contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti in relazione all'anzianità".
Dato che le parole in Cgil pesano come macigni e questo testo, prima di uscire sarà stato letto da parecchi dirigenti, appare chiaro che l'averlo inserito così platealmente nella lettera agli iscritti, è un chiaro messaggio di disponibilità a trattare sull'argomento. Eppure, nel dibattito mediatico – dato che nel testo della proposta di legge non viene mai citato l'articolo 18 – questo è stato usato come dimostrazione della sua cancellazione.
Il testo della lettera di Camusso da cui traggo le mie citazioni è allegato e tutti possono verificare ciò che dico. Il testo di Renzi è di dominio pubblico.
Inoltre non tranquillizza neppure il punto tre, dove si parla di estensione dello statuto dei lavoratori a tutto il mondo del lavoro. Non si chiede la cancellazione delle norme introdotte dalla Fornero. Chiedere oggi tout court l'estensione dello statuto (si noti non si cita l’art. 18, nè si parla di reintegro) vuol dire poco, in quanto avendo oggi l'art 18 come giusta causa anche la motivazione economica e per il reintegro la manifesta infondatezza del licenziamento, significa non cambiare molto al situazione di chi opera nelle piccole aziende. Inoltre, lasciare la riforma Fornero vuol dire accettare la drastica riduzione della tutela dell'art. 18 per gli otto milioni di lavoratori che ne godevano un tempo dei benefici.
So bene che le centinaia di migliaia di compagne e compagni che scenderanno a Roma sabato 25 ottobre vogliono cacciare Renzi e ripristinare articolo 18, difendere lo statuto del lavoratori e, direi soprattutto, riaffermare la dignità del lavoro. Ma scendere in piazza non basta. E' importante verificare dove ci portano coloro che stano davanti e tengono in mano lo striscione di testa. Per adesso posso solo chiedervi di leggere la piattaforma di Usb per lo sciopero generale del 24 ottobre e verificarne i contenuti. Certo non abbiamo i "numeri" che porterà in piazza la Cgil, però i compagni e le compagne di Usb spingono tutti dalla stessa parte, quella dei lavoratori e delle lavoratrici. E ognuno di voi che si aggregherà, aggiungerà forza alla nostra lotta sinchè saremo così tanti da liberarci dei Renzi, dei Letta, dei Monti, dei Berlusconi.
Nomi diversi, stessa politica. Diversi partiti, stessa linea politica. USB, semplicemente, il sindacato.
Maurizio Scarpa, Esecutivo nazionale USB.
Segue la citta lettera di Susanna Camusso.
Il Segretario Generale
Care e cari,
è il momento delle scelte, chiare, dedicate a creare lavoro. Sono passati sette anni dall’inizio della crisi e a pagarne il prezzo continuano a essere i lavoratori e le famiglie, i giovani e i pensionati, i precari, gli esodati, i disoccupati di ogni età. Nel mondo i Paesi che hanno dato priorità a occupazione e investimenti sono usciti dalla crisi e hanno ricominciato a crescere; in Italia ed in Europa si continua con la politica del rigore che tra tagli lineari, interventi sul mercato del lavoro, blocco dei contratti, non dà lavoro e impoverisce le famiglie, come confermato dalla recessione che permane nel nostro Paese.
La conferma di quelle politiche che, purtroppo, caratterizza il governo Renzi, insiste su un’idea di Italia che compete al ribasso, non scommette su innovazione, istruzione, ricerca, non scommette sul lavoro di qualità.
Noi crediamo che il Paese abbia le competenze e i talenti per vincere la sfida e che il futuro passi attraverso investimenti nel capitale umano e nell’universalità dei diritti. Rivendichiamo un futuro che sia migliore, non peggiore del passato.
È per questa ragione che sabato 25 ottobre, a Roma, in Piazza San Giovanni, abbiamo organizzato una manifestazione nazionale dal tema “Lavoro, dignità, uguaglianza per cambiare l’Italia”.
Perché l’Italia può e deve cambiare.
La nostra piattaforma mette al centro il lavoro, la buona occupazione.
Queste le nostre proposte:
1. un piano straordinario per l’occupazione finanziato da uno sposta
2. la riforma per ammortizzatori sociali universali;
3. una riforma dello Statuto dei Lavoratori per estendere diritti e tutele universali a tutti;
4. un contratto indeterminato a tutele crescenti, per favorire il lavoro a tempo indeterminato e sicuro, cancellando le forme contrattuali precarie che si sono moltiplicate fino a 46 forme di assunzione.
Sono proposte semplici ma efficaci, in grado di restituire dignità a chi lavora e ripristinare un principio indispensabile: l’uguaglianza.
Per queste ragioni, a nome di tutto il gruppo dirigente della CGIL, rivolgo un cordiale invito a tutti i nostri iscritti, perché siano presenti a Roma il 25 ottobre.
È possibile rivolgersi alla sede della CGIL più vicina o alla propria Categoria per partecipare con i pullman ed i treni messi a disposizione dalla CGIL.
Il vostro coraggio è importante. Uniti possiamo aprire una nuova fase e cambiare l’Italia.
Facciamo sentire la nostra voce, schierandoci dalla parte del lavoro.
Facciamolo insieme.
Vi ringraziamo, sin da ora, per la vostra presenza e mobilitazione. Ci vediamo a Roma.
Un saluto affettuoso.
Susanna Camusso
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