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ECUADOR : Intervista esclusiva a Pedro Paez

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INTERVISTA ESCLUSIVA A PEDRO PAEZ

Capo della Sovrintendenza di Controllo del Potere di Mercato in ECUADOR

Intervista di Iacopo Venier – Direttore di Libera.Tv realizzata il 31 ottobre 2014


 

Intervista esclusiva di Libera.tv a Pedro Paez.

Pedro Páez Pérez nasce il 29 gennaio 1964 a Quito, Ecuador. Dottore in Economia Politica dell’Università di Texas in Austin, divenne professore di diverse università ecuadoriane e stranieri, tra cui l’Università dell’Utah (University of Utah), Stati Uniti , all’Istituto di Alti Studi Avanzati dell’America Latina IHEAL- Università di Paris III, Sorbonne Nouvelle, Francia. È autore di diversi libri sulle politiche macroeconomiche alternative, l’integrazione regionale, la lotta contro i monopoli, la crisi e le politiche monetarie, ed a tenuto conferenze in tutto il mondo.

Pedro Páez accede rapidamente ad alte responsabilità in Ecuador. Nel 2006, divenne Vice Ministro dell’Economia. Dal 2007 al 2008, è Ministro dell’Economia e Presidente del Consiglio del Conseiglio del Commercio estero e degli investimenti del suo paese. Nel 2007, egli è a capo della Commissione Presidenziale per la Conformazione della Nuova Architettura Finanziaria – Banca del Sud. È responsabile di questa missione fino alla fine del 2011, e viaggia in tutto il mondo come rappresentante del Presidente Rafael Correa Delgado ed in questo modo far nascere le istituzioni finanziarie alternative in America Latina e a livello internazionale. Divenne membro particolare della Commissione Stiglitz sulla riforma del sistema monetario e finanziario internazionale, e del Gruppo di Parigi. Nel 2012, divenne il capo della nuova “Sovrintendenza di Controllo del Potere di Mercato”, organismo di controllo e regolazione della concorrenza e di lotta contro i monopoli e gli abusi di potere di mercato (primo nel suo genere nel paese), incarico che mantiene fino ad oggi.


servizio di Jacopo Venier – riprese di Roberto Pietrucci – montaggio di Simone Bucci

Traduzione a cura di Marco Zoboli

Sono il più entusiasta tra i promotori delle riforme sulla nuova architettura finanziaria nel quadro di un processo di concezione collettivo proprio perché la crisi che si sta vivendo non è una crisi finanziaria che si è aggravata, stiamo vivendo l’impolsione finanziaria di una crisi strutturale del capitale che ha come caratteristica fondamentale la sovrapproduzione, e a differenza delle crisi precedenti (le crisi di abbondanza), questa paradossalmente si manifesta durante una formidabile rivoluzione scientifica e tecnologica che risulta controproducente in quanto inonda di merce a basso prezzo un mercato che non sta rispondendo con il livello di profitto che il capitale monopolistico richiede.

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la posta è la produzione, grande, piccola, capitalista e non capitalista, la dignità nel lavoro, con rispetto verso la natura… con la costruzione del Buen Vivir che va oltre il consumismo rompendo la dittatura mondiale della finanza speculativa e la sua breve prospettiva con altissimi tassi di profitto.
La proposta della nuova architettura finanziaria è uno dei nuovo elementi, che non è panacea, ma conduce a una riforma necessaria sebbene non sufficiente per intraprendere riforme strutturali più profonde che trasformano la matrice produttiva e che rompano con il primato assoluto del capitale nella società, del tasso di profitto come organizzatore dell’insieme della creatività, della vita nel mondo e che allo stesso tempo imposti la possibilità reale di un nuovo modello.

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Esiste una differenza enorme, sopratutto dopo la pazzia di Maastricht di sacrificare tutte le politiche sociali, le politiche produttive, tecnologiche sull’altare della moneta. in America Latina si devono apprendere molte lezioni di natura positiva compiute nella costruzione europea ma anche nella costruzione nazionale degli Stati Uniti, nella costruzione della Germania di Bismark o nella stessa costruzione dell’Italia nel secolo XIX’, credo che ci siano cose molto importanti che rompono con la visione ortodossa dell’area monetaria e con tutta la pazzia di ciò che oggi si conosce come patto di stabilità qui in Europa, proprio in questo senso è stata ideata la Banca del Sud, una banca di sviluppo di nuovo genere che non solo muta le politiche di credito, i criteri di valutazione dei progetti restituendo la sovranità ai popoli non consentendo che siano le banche a decidere quali siano le priorità nazionali e il tipo di sviluppo da pianificare, uno sviluppo dove la crescita e il profitto non sono una dittatura nella società e dove devono essere gli interessi nazionali al centro. Poi abbiamo una priorità urgente di creare una nostra rete di sicurezza finanziaria con un fondo di stabilità non esclusivo ma che consenta di contrastare il potere ricattatorio che ha il Fondo Monetario Internazionale – FMI – e come lo sta vivendo ora l’Europa con il susseguirsi dell’applicazione di politiche d’austerità che già in America Latina, in Africa e in Asia si sono dimostrate catastrofiche. E infine ma non meno importante abbiamo bisogno di rifondare la nozione di moneta; una moneta che non sia funzionale ad un maggior sfruttamento, maggior speculazione, maggior esclusione sociale come vediamo oggi con il monopolio del sistema monetario nelle mai del dollaro transnazionale, ma una moneta che sia promotrice di unità, d’integrazione produttiva, una moneta che promuove la costruzione di uno stato di benessere, che sostenga come nel caso dell’America Latinala costruzione della Patria Grande, generando un mercato interno partendo da un processo di ridistribuzione delle entrate, redistribuzione delle capacità e potenzialità dei popoli e che non continui a scommettere sulla dipendenza di un mercato sempre più instabile, volatile e insostenibile.
Come sta funzionando il SUCRE – Sistema Unitario di Compensazione Regionale – tra i paesi dell’ALBA e sta funzionando molto bene dal 2010, ora abbiamo anche l’iniziativa dei BRICS (Brasile Russia, India, Cina e Sudafrica) che sta generando vari meccanismi, al momento unilaterali (nel senso che non sono multilaterali e strutturati come nel SUCRE). ma vediamo ad esempio la Cina con la Russia, la Russia con i paesi area CSI (Conf. Stati Indip.), la Cina con la Germania sull’orizzonte della nuova via della seta, Cina con Brasile, Cina con Argentina, Giappone, Corea del Sud…
Allora io credo che ci sia un elemento molto importante in difesa della pace e della prosperità sulla base del rispetto e della possibilità d’interscambio del lavoro dei popoli, e sulla base di queste nuovefondamenta che rompono con questa voragine speculativa alla quale ci tengono sottomessi agli interessi finanziari degli Stati Uniti.

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Purtroppo e in modo irreversibile, i mercati borsistici internazionali dominati dall’asse speculativo angloamericano e con la brutalità colossale d’iniezione di liquidità della Banca Centrale USA, d’Europa, Inghilterra, Svizzera, Giappone; hanno iniettato una tale quantità di risorse che non possono sfogarsi sul campo produttivo perché risulterebbe controproducente nel mezzo di una crisi di sovrapproduzione per il grande capitaòle e che quindi finiscono col divenire bolle strutturali nei mercati finanziari con una crescita ipertrofica dei derivati finanziari che difficilmente può essere contenuta e che ha rotto la logica interna della formazione di prezzi chiave. Il prezzo del petrolio già non riflette più l’evoluzione reale dei costi di produzione. Non riflette le situazioni di scarsità congiunturali, determinate ad esempio, da guerre, problemi politici, catastrofi naturali, nemmeno alle dinamiche dell’economia; la logica dei prezzi del petrolio e basilarmente legata alle borse profonde degli speculatori alimentata dalle iniezioni di liquidità delle grandi Banche Centrali in una situazione dove utilizzano come pretesto le notizie internazionali, quindi nel caso del petrolio questa situazione è terribile poiché quale sarebbe il prezzo d’equilibrio? 150 dollari per barile come nel giugno 2008 o 32 dollari al barile come accadde quattro settimane dopo? Noi abbiamo documentato di come lo stesso barile di petrolio sia stato venduto più di 100 volte a diversi proprietari, attraverso i derivati finanziari dei diversi mercati e abbiamo spiegato come attraverso il meccanismo dello short trains grandi speculatori provocano la caduta del prezzo per generare un processo molto violento di acquisizione sopratutto di determinati tipi d’investimento reale che in un dato momento si erano resi autonomi dai grandi attori e che avevano rischiato risorse in esplorazione, raffinerie e infrastrutture in un processo violento di monopolizzazione.
E’ probabile che ora non solo torni a verificarsi qualcosa di siile ma che le sorti siano anche legate alla geopolitica come avvenne quarant’anni or sono quando fu manipolato il prezzo del rame per debilitare il governo di Allende. Immaginate cosa possono fare oggi con i nuovi strumenti finanziariquando possono colpire non solo processi democratici in America Latina come Venezuela ed Ecuador ma anche rivali geopolitici mondiali come nel caso di Russia o Iran oppure addomesticare determinati paesi già precedentemente invasi ma che ad oggi non si comportano come vorrebbero, ad esempio l’Irak.
Io credo sia molto importante che la cittadinanza discuta di questi temi e che rompa questa religione oscena del dio denaro, la santificazione dei mercati finanziari ed inizi ad assumere con responsabilità i rischi giganteschi che rappresentano per la pace mondiale e per la stabilità quotidiana delle persone.

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Le cose sono abbastanza modeste e sono molto vicine alla portata di chiunque in ogni angolo del mondo. Ciò che sta facendo l’Ecuador non è in alcun modo da considerarsi eccezionale, la sovrintendenza per il controllo del potere di mercato cerca di organizzare il controllo cittadino sul potere che hanno le imprese sul mercato e questo è già presente nella legislazione e normativa europea contro i monopoli e le concorrenze sleali già da 50 o 60 anni mentre negli USA è stata parte della lotta sociale per l’ottenimento della legge Sherman del 1890 (antitrust).
In questo senso noi diciamo che stiamo recuperando le radici profonde di queste lotte progressiste contro gli interessi oligarchici a favore della società sottomettendo il mercato al cittadino. E stabilendo inoltre una nuova sfera di soluzioni che sino ad ora né la sinistra né la destra hanno mai affrontato con responsabilità, normalmente si affronta in modo statocentrico se non in modo paternalista, dove tutte le soluzioni devono girare attorno all’apparato statale: cambi di legge, cambi di normative, cambio di ministri, cambio di Presidente… e non si è mai assunto il tema della centralità della società civile che comprende anche l’aspetto della responsabilità immediata, rompendo con la condiscendenza e con il paternalismo richiedendo una cultura in difesa del consumatore, una cultura di responsabilità di ciò che si compra, di ciò che si vende, una cultura di difesa dei diritti dell’imprenditore che non si conosce come tale, grande, piccolo, capitalista, non capitalista, contro gli abusi che commettono gli usurai, gli intermediari, le grandi imprese e che consente un diverso tipo di articolazione sociale e di mercato che è anch’esso un’articolazione sociale costruita per gli esseri umani che deve cessare di essere uno strumento di polarizzazione sociale in mano ai monopoli.

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Crefo che questa sia una lettura sbagliata, credo che ciò che il Papa Francesco sta esprimendo va al di là di sinistra e destra, un minimo di sensatezza permette di trovare ora una convergenza delle tradizioni più ricche del pensiero non solo occidentale, sebbene il mondo occidentale abbia nella traiettoria dell’umanesimo cristiano un referente molto importante di conquista su cui non ho alcun dubbio che possa trovare convergenze con il pensiero marxista, con quello libertario, con il liberalismo umanista o quello repubblicano che abbiamo in America Latina ereditato dall’Europa.
L’America Latina sta vivendo un processo di esplorazione di alternative che si è confrontato con le realtà degli altri popoli. La nostra relazione con l’Europa io credo sia riconducibile allo slogan “apprendere insegnando – insegnare apprendendo”. Ciò che è veramente imperdonabile è che i popoli continuino ad agire a compartimenti stagni, con la tecnologia che abbiamo dobbiamo avere un dialogo permanente, discutendo dei nostri problemi e discutendo di come risolverli, fermando una volta per tutte questa agenda di guerra, di destabilizzazione e caos che è tremendamente proficua per l’elide minoritaria che continua a governare il mondo.

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