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Alice nel paese dei diritti.

Alice nel paese dei diritti.

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GAIA, Periodico dell'Ecoistituto del Veneto "Alex Langer", propone la Recensione:


Alice nel paese dei diritti


Libro di MARIO LODI, DANIELE NOVARA, PIA VALENTINIS
EDIZIONI SONDA, 2013

Recensione di LAURA TUSSI

http://www.peacelink.it/pace/a/40942.html

http://www.peacelink.it/tools/author.php?u=437

 

"Alice nel paese dei diritti" è un libro realizzato con la collaborazione di

molte persone e dedicato a bambini e adulti. La presentazione di Daniele

Novara sui diritti e i doveri dei bambini denuncia la deriva consumistica a

cui sono sottoposti i fanciulli nel mondo occidentale e cosiddetto

benestante, ribadendo la necessità della presenza di educatori che

rispettino la differenza infantile, per una pedagogia "amica" della crescita

dei bambini e delle bambine. Le illustrazioni di Pia Valentinis corredano il

racconto di Alice che esce dal paese delle meraviglie per esplorare il mondo

reale, compiendo un percorso iniziatico e a tappe, per scoprire e spiegare

come sono nati i diritti dell'Infanzia. Le scoperte di Alice sono poi rese

fruibili attraverso test, giochi e racconti. Proseguendo nella lettura, si

trova un capitolo dedicato alla "Convenzione dei diritti dei bambini": un

documento molto importante, approvato dall'ONU e da tanti paesi del mondo,

impegnati per la tutela dell'infanzia, abilmente ritrascritto, in formula

didattica, da Mario Lodi. Questo libro ludico e divertente apre ad una serie

di riflessioni imprescindibili non solo sul mondo dell'Infanzia, ma, di

conseguenza, sulla considerazione della situazione esistenziale dell'umanità

nella sua complessità, a partire dalla "Dichiarazione universale dei diritti

umani", fino ad arrivare alla "Convenzione internazionale sui diritti

dell'Infanzia", approvata dall'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) il

20 novembre 1989. Questi documenti, fondamentali per la storia dell'umanità,

aiutano a comprendere il valore della condizione dello stato del bambino e

della bambina, oltre gli stereotipi, i pregiudizi, le discriminazioni,

perché "siamo noi stessi nella misura in cui siamo gli altri", per scoprirci

attraverso le reciproche differenze, le implicite contraddizioni ed

esplicite conflittualità. Infatti, in un contesto sociale micropedagogico,

proprio il conflitto – secondo gli Autori -, non la violenza, favorisce

l'incontro e trasforma l'indifferenza in consapevolezza, per il diritto dei

bambini di litigare in pace, oltre i falsi miti del perbenismo, perché la

condizione infantile del litigio è un diritto. Ovviamente si intendono

contesti di conflitto e non di violenza: due aspetti pedagogici ben

distinti. È necessario gestire i litigi come occasioni formative, per

aprirsi a nuovi ambiti di incontro e transitare dall'appartenenza escludente

alla cittadinanza aperta e solidale, per favorire la diversità come risorsa.

Alla radice dell'educazione sussiste il concetto di umanità e lo scopo di

adeguare la cultura e gli atteggiamenti sociali delle persone a una

dimensione planetaria, in cui il diritto del singolo e dei popoli assuma un

ruolo centrale. Dunque è possibile intendere l'educazione ai diritti umani

come un processo globale e integrato, indirizzato a formare in ogni soggetto

la coscienza di "cittadino del mondo". I bambini hanno diritto come gli

adulti all'uguaglianza e alla differenza e a non essere discriminati,

nessuno escluso, nel diritto a poter mantenere le particolari tradizioni

culturali e religiose, in conformità con il rispetto dei diritti umani e a

non sentirsi esclusi o rifiutati per le particolari origini. Nel tempo delle

grandi migrazioni, l'intero apparato educativo e formativo deve considerare

la necessità di accogliere bambini provenienti da vari "altrove".

L'accoglienza comporta di vivere una relazione che innesti fiducia,

valorizzazione e capacità di trasformare i problemi in risorse. I grandi

spostamenti umani del nuovo millennio costituiscono un segnale importante di

una fase rinnovata dell'umanità, in un percorso collettivo vissuto come

sfida arricchente e non come minaccia che impoverisce. È sempre più

necessario transitare dalla logica dell'accoglienza, basata sulla visione

dello "straniero", come ospite, all'idea che dobbiamo costruire una

convivenza possibile con il concetto e la pratica della gestione del

conflitto. Infatti il conflitto e il disagio sono provocati da ogni

convivenza, ogni incontro con il nuovo e il diverso, ed è proprio attraverso

la situazione conflittuale e la condizione di disagio che possiamo giungere

alla scoperta dell'altro, ma anche di noi stessi, per vivere pienamente una

cittadinanza aperta, plurale e solidale, in una innovativa grammatica

interiore e in una nuova e ampia concezione dell'essere umano, aperta al

dialogo e all'incontro, per favorire contesti di pace e rispetto dei diritti

di tutti gli esseri viventi.

 

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Note:
su ILDialogo.org:
http://www.ildialogo.org/cEv.php?f=http://www.ildialogo.org/cultura/Recensioni_1415271767.htm

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