DALLE ROTATIVE AL POPOLO
Film del 1957 sulla diffusione dell'UNITA' realizzato da Gian Luigi Brusadin
Testo e riedizione a cura di Gianni Peteani – Comitato permanente Ondina Peteani
Il cortometraggio è stato girato nel 1956 e montato nel 1957 dal giornalista dell'Unità GianLuigi Brusadin
In veste d'ispettore della testata per le tre Venezie, stante la sua passione per la cinematografia, propone la realizzazione del filmato alla redazione storica dell'Unità di Viale Fulvio Testi, dove ottiene incondizionato incoraggiamento.
I mezzi tecnici si concentrano in un Bauer 8 mm con carica a molla.
Lo spaccato che ne deriva staglia incisivamente l'ancora arcaica realtà contadina italiana a ridosso di un operaismo da letteratura.
In uno straordinario intreccio informale di volontariato fortemente creduto, una fede rinnovatrice coniuga gestualità fraterna e solidale con limpidezza ideologica.
Ogni figura, animata da genuinità disarmante, interpreta il proprio ruolo all'insegna di una corale spontaneità, focalizzandosi in una vera e propria volontà di popolo.
Brusadin scelse di sviluppare una sorta di vademecum sul giornale stesso e per meglio focalizzare quale umanità condivisa stesse attorno all'organo politico scelse di puntare sull'immagine, su di un filmato, un cortometraggio capace di accentuare le potenzialità divulgative superando i limiti del mezzo politico.
Con queste ragioni scrisse una sceneggiatura che fornisse la lettura delle mille anime che al giornale operavano.
L'Unità doveva dimostrare d'essere non esclusivamente una voce partitica bensì il rafforzamento di una progettualità sociale, dalla parte dei lavoratori, dalla parte del Popolo. A suo sostegno e salvaguardia.
Il filmato abbraccia così tutte le realtà che lo compongono, che lo generano e diffondono. Testimonia sul febbrile e massacrante lavoro della "Linea" che ogni notte tramite irriducibili compagni traghetta le copie fresche di stampa in ogni regione.
Nella pellicola assembla lo spaccato di un'Italia distante solo undici lunghezze dalla fine della Guerra, dove la fierezza di un'operaismo da letteratura fa da sfondo ad un'arcaica reltà contadina.
Questo filmato coincide con una svolta della vita di Brusadin: trasferitosi da Milano a Trieste e nel quadro della nuova mansione lascia quella di corrispondente da Belluno (accanto alla coetanea Tina Merlin, primariamente nella campagna contro la tragedia annunciata della costruenda diga del Vajont di Longarone).
Conosce Ondina Peteani, Prima Staffetta Partigiana d'Italia, deportata Auschwitz n° 81672.
Casuale tramite il segretario della federazione comunista di Trieste, Vittorio Vidali, il leggendario Comandante Carlos del V° Reggimento delle Brigate Internazionali di Liberazione di Spagna, già compagno della fotografa Tina Modotti e in quegli anni legato a Laura Weiss, figlia del promotore della Psicanalisi in Italia nonché allievo di Sigmund Freud.
L'incontro sancisce di lì a poco la fine del suo matrimonio da tempo in alto mare.
Brusadin è assorbito dalle affascinanti, infinite contraddizioni della città sveviana, della Trieste Medaglia d'Oro della Resistenza, della Trieste della Risiera di San Sabba – unico campo di sterminio nazista in Italia e nell'Europa meridionale.
Rivive il baratro della Ragione attraverso gli occhi di Ondina testimone diretta del Lager.
Allontanandosi dal provincialismo che prima l'opprimeva, riedifica a Trieste la propria esistenza esaltando nel simbiotico legame con la sua compagna le aspettative convergenti di un pensare comune.
Ondina e Brusadin accettano con entusiasmo l'ipotesi di aprire a Trieste la prima agenzia libraria degli Editori Riuniti nel Triveneto.
Entrambi lasciando le reciproche professioni si impegnano con ogni energia nell'attività di promotori culturali, diffondendo in ogni dove la Stampa progressista.
L'agenzia/abitazione diviene a breve tempo stimolante crocevia di un'umanità rinnovatrice che annovera attori, operai, registi, impiegati, intellettuali e pittori,
fra cui Sabino Coloni e Livio Rosignano che in un'ala dell' appartamento inaugurano il proprio studio.
Gian Maria Volontè si rivela irrefrenabile traghettatore di tanti personaggi dal vicino Teatro Stabile, tra i quali spesso Gassman, e Strehler.
Fra la clientela dell'Agenzia il "primo" staff Goriziano del rivoluzionatore Franco Basaglia, fino a quello della Liberazione Psichiatrica triestina.
Sul finire degli anni '60 la coppia concretizza il progetto di un'alternativa laica socio-educativa per i giovanissimi inventando un'articolata gamma di attività di supporto scolare/ricreativo e per il tempo libero di ispirazione democratica-internazionalista, ideologica ma non partitica.
Vengono istituti soggiorni in Italia ed all’estero, si materializza l’organizzazione di una vita associativa inedita e culturalmente avanzata, condita da escursioni, esplorazioni, viaggi, incontri, gemellaggi,sempre improntati al libero scambio di idee, conoscenze e costumi.
Tutto è troncato quando Brusadin compie 59 anni, tradito dall'ignorata ferocia delle sigarette.
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