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MAFIA CAPITALE : Roma scende in Piazza per il diritto alla citta’

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DIRITTO ALLA CITTA'

A Roma corteo il 13 dicembre


Intervista video e articolo di Anna Maria Bruni

La prossima manifestazione maturata nell’ultima assemblea dello scorso mese, ben prima che scoppiasse il caso “Mafia capitale” ma straordinariamente tempestiva dopo questi fatti segnala una notizia: il movimento romano con la rete “Diritto alla città” comincia a scandire la sua agenda.

Perché il vaso di pandora della premiata ditta Carminati&Co riempie le prime pagine dei giornali e i salotti televisivi, ma la denuncia di un sistema di potere determinato dalla politica attraverso regole che permettono a mafia e criminalità di radicarsi, arraffare e arricchirsi entro margini di legalità, fà storia per chi continua ad avere come coordinate dignità e diritti e come orizzonte un’idea chiara di che cosa sia comunità.

E se un appalto può essere ottenuto con trattativa privata ovvero senza bando pubblico fino a 500milioni, cadere dalle nuvole diventa il crimine.

Perciò che il tappo sia saltato adesso produce qualcosa di più di un sospetto, se come ricorda qualcuno nell’assemblea che è tornata ieri al Nuovo Cinema Palazzo a confrontarsi,  il procuratore capo Giuseppe Pignatone due giorni prima di portare alla ribalta questo “mondo di mezzo” è alla conferenza Pd. Produce la percezione di un patto per sostenere la politica nella corsa alle privatizzazioni come ricetta salvifica per chiudere definitivamente con tutto ciò che è pubblico, perché “non funziona”, come da leit motiv ripetuto ossessivamente fino a diventare senso comune. E come pietra tombale, voilat la prova del nove. 

Come se la gestione mafiosa della città non fosse esattamente privatizzazione di tutto ciò che è pubblico, ovvero bene comune dei cittadini, 1 miliardo e 360 milioni da spartire in pochi continuando a fare affari miliardari possibili solo trasformando i diritti in favori, commissariando la città con il fiscal compact dandole poi in pasto la disputa sul commissariamento della giunta.

Ma la partita è nota all’assemblea, ed è cruciale, perché investe tutti gli aspetti che attraversano la vita e l’impegno di chi è presente qui.

Il lavoro, presente una delegata della cooperativa 29 giugno in mano a Buzzi, la Farmacap, farmacie comunali date in mano a una società privata, gli operatori sociali – AEC, mense, pulizie, frutto di lucrose esternalizzazioni, Cinecittà bene comune, tra le tante lotte quella per riaprire gli Studios di Cinecittà.

I servizi, come la battaglia per la riapertura del repartino del policlinico nel rispetto del diritto all’interruzione di gravidanza, o l’acqua, restituita ai cittadini da SuperMario e i gruppi di allaccio popolare, che affiancano la battaglia decennale del Crap  per la ripubblicizzazione di Acea Ato2, o la scuola d’infanzia pubblica, una delibera popolare che de-Liberiamo Roma ancora attende di discutere in consiglio, un altro piano dove la democrazia viene fatta a pezzi.

Il territorio, come la battaglia contro la lucrosa svendita dell’ex dogana a San Lorenzo a Fintecna e EsseLunga, il patrimonio comune, una battaglia decennale dei movimenti per il diritto all’abitare e BPM per il diritto alla casa, o del Nuovo Cinema Palazzo, Scup, Corto e le tante occupazioni che producono cultura e welfare nei loro territori e un’altra delle delibere di de-liberiamo Roma, e ancora le tante associazioni come Arci Solidarietà, Da Sud, Social Pride, fra le tante battaglie quella della Città dell’Altra Economia sottratta alla gestione comune per consegnarla mani e piedi a una cordata fatta di solidi interessi privati della nuova destra insieme a realtà economiche storiche del centro sinistra.

E’ un intero corpo sociale che si va ricomponendo dopo anni di frantumazione, un mondo variegato che comincia a parlare la stessa lingua, ognuno portando il suo pezzo di storia e il suo piano d’azione, ma che insieme comincia a comporre il quadro di una comunità intera, il cui salto di qualità starà nella capacità di fare sistema.


L’unica possibilità tra l'altro di arginare la riorganizzazione della destra, che si va ricompattando dalle periferie contro il degrado “incarnato” dai migranti. Cominciando proprio da questo sabato con un doppio appuntamento: a Torrevecchia la mattina per rispondere con le parole d’ordine della partecipazione a quelle securitarie di Casa Pound e alle 14 da Piazza Vittorio, per portarle al Pigneto, Tor Pignattara e fino a San Lorenzo, segnando definitivamente un nuovo percorso.

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