Ho sempre ammirato i cantautori e gli artisti della musica in genere che hanno voluto accompagnare le loro melodie con testi riguardanti l'attualità, la lotta, la resistenza, i più deboli. Li ho sempre ascoltati e continuo ad ascoltarli, e molte volte sono stati più loro ad insegnarmi a guardami attorno, ad analizzare il mondo ed a suscitare in me il desiderio di cambiarlo, che gli studi umanistici che da anni sto portando avanti. E spesso ho scritto di loro, del loro desiderio di dedicare la loro arte alla nobiltà degli ideali ed alla glorificazione di un sistema sociale che sempre più, con il passare del tempo, si crede utopistico.
E così pare perché è così che chi invece non vuole vederlo nascere intende farlo passare. Non parlandone, dandolo per morto, occultandone i tentativi di rinascita, di riassetto. Poi vedi la Grecia e la Spagna e ti rendi conto che non è così, però ovviamente fallito l'occultamento comincia la repressione. Una repressione non armata, perché non ci si può mica permettere di far passare la democrazia occidentale come bavaglio alle altre espressioni: no, lo si fa con le restrizioni economiche, lo si fa minando la stabilità interna del Paese, lo si fa condizionando il sentimento comune, non tanto di chi è contrario a prescindere ma di chi vorrebbe assistere alla nascita di una realtà simile anche all'interno dei propri confini. Per fare un esempio, ho letto più critiche a Tsipras da parte dei "comunisti" italiani che da parte degli esponenti di altri schieramenti politici. Pazzesco, no?
Per altre realtà la cosa è ancora diversa. Il 22 gennaio, in Israele, è stato firmato l'accordo tra il partito Hadash ed i partiti arabi per dar vita ad una corrente unitaria che ha lo scopo di interrompere l'egemonia del potere sionista e filo-occidentale nella Terra Promessa, laddove, in seguito alla proclamazione di Israele come Stato Ebraico, chi non è fedele alla Stella di David è considerato un cittadino di serie B: islamici, cristiani, induisti, atei, tutti di serie B. Con la creazione invece di una coalizione che ha l'interesse di battersi per la società israeliana e non distruggerla (un conto è essere israeliani, un conto è essere israeliti e sionisti), si punta a dar vita ad una realtà democratica, libera dall'imperialismo e dal colonialismo e da ogni matrice religiosa. Tant'è che Hadash è l'acronimo che sta a significare, in ebraico, "Fronte democratico per la Pace e l'Uguaglianza". Pace ed uguaglianza, due parole estremamente invise al potere occidentale ed alle sue creazioni sparse per il pianeta, che logicamente ha fatto in modo di tacere su questi fatti, su questi autografi che possono acquisire una valenza storica, focalizzando l'attenzione su ciò che succede a Gaza, sui così definiti "terroristi palestinesi", su una guerra lontana che sì, smuove le coscienze europee, ma che è comunque distante anni luce dalla nostra realtà, mettendoci nella condizione di non agire, di non pensarci, di schierarci da una parte e dall'altra ma stando comunque sopra, ad osservare.
Quest'alleanza "islamicomunista" può sembrare strana, come strano sembrava il compromesso storico tra il PCI e la DC in Italia, ma se questo può significare la destabilizzazione ed il successivo crollo delle potenze di destra capitaliste, ben venga. Troppo spesso ci si dimentica che nel nostro Comitato di Liberazione Nazionale, durante la seconda guerra mondiale, collaborarono democristiani, lealisti, comunisti, anarchici, con lo scopo di porre la parola fine alla dittatura fascista ed allo Stato fantoccio dell'RSI. Che poi non è che ce ne si dimentica, e che non vogliono che ce ne ricordiamo…
Spero vivamente che questo asse tra i comunisti e gli arabi israeliani possa durare, possa mettere in pratica i suoi intenti, possa creare un'opposizione concreta dalle strade ai palazzi del potere, così da porre fine ad una guerra che, di sto passo, può diventare centenaria, continuando a mietere vittime sia ebree sia islamiche, ma ovviamente tra i poveri, i bambini, i bisognosi.
Ce la potete fare. Se lo volete, ce la potete fare.
(10)