ROMA NON SI VENDE: Marino a casa
Riprese e articolo di Anna Maria Bruni
Una città che non si arrende alla svendita è quella che oggi ha sfilato in corteo dal Colosseo fino al Campidoglio. I lavoratori di Farmacap, 42 farmacie comunali in liquidazione, i lavoratori Atac, la “parentopoli” scoperchiata nel 2010, i lavoratori Ama, altra cornucopia per le spartizioni, i lavoratori della cooperativa 29 giugno, per intenderci quella di Buzzi, al centro dell’inchiesta su Mafia Capitale, i lavoratori licenziati della Multiservizi, per intenderci quella di Panzironi, dominus della controllata nell’elenco dell’inchiesta.
Per intenderci, oggi Roma ha visto in piazza il risultato di Mafia Capitale: i lavoratori licenziati, i precari, quelli che prendono 5-600 euro al mese mentre i dirigenti si spartiscono fortune e mentre i servizi sono ridotti all’osso, al degrado o chiusi perché “non ci sono i soldi”.
Sono i servizi pubblici di Roma, i nidi e le scuole d’infanzia, i trasporti, i rifiuti, l’acqua pubblica, l'accoglienza, i cinema, i teatri, le biblioteche; ma sono anche le reti sindacali, le reti territoriali come Cinecittà bene comune, la rete sociale DeLiberiamo Roma. Un unico argine per dire no a una gestione predatoria capace solo di produrre un bilancio lacrime e sangue, declinato da una giunta al seguito di Renzi e della Troika, che ha deciso di non guardare la realtà in faccia distruggendo lavoro e welfare per continuare coi regali ai privati.
Anche le delibere popolari, uno strumento in mano ai cittadini per declinare proposte concrete, dopo la richiesta di tornare in Commissione per aprire un confronto vero su acqua, scuola, patrimonio e finanza pubblica, mentre vengono tenute a mollo da continui rimandi fanno i conti con la svendita di Acea Ato2, la svendita del patrimonio, i 9 milioni a nidi e scuole d’infanzia private. Scelte che vanno in direzione opposta dimostrando chiaramente la volontà di non arrivare neanche alla discussione.
Nessuna apertura, nessuno spazio neanche di fronte all’urgenza, per consegnare lavoratori e cittadini nelle mani della speculazione, ormai scopertamente in affari con la criminalità organizzata, proprio nel momento in cui la città reclama un cambio di rotta radicale nella gestione della cosa pubblica.
Se ancora si aveva bisogno di una prova, oggi in piazza si è avuta: nessuno della maggioranza ha avuto la faccia di scendere in piazza ad ascoltare, neanche Gianluca Peciola, capogruppo Sel, sceso solo alla fine del consiglio, per trattare con sufficienza i lavoratori della Multiservizi ancora in attesa di salire, come se le questioni aperte oggi fossero solamente sindacali e non politiche.
E neanche la richiesta di salire in massa è stata accolta, come se neanche l’aula Giulio Cesare fosse più pubblica. Inutile dire che le vertenze di lavoro aperte torneranno in Consiglio fino alla fine, ma di certo c’è che la manifestazione di oggi ha chiarito definitivamente un punto: questa giunta non rappresenta la città, e deve andare a casa.
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