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E lo chiamano lavoro – un libro sul percorso del Jobs Act – Intervista ad Rita Sanlorenzo (una delle due autrici)

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E lo chiamano lavoro – un libro sul percorso del Jobs Act

Intervista ad Rita Sanlorenzo (una delle due autrici) – consigliere sezione lavoro della Corte d'appello di Torino 


L'età di Marchionne, oltre alla contrazione del numero di auto prodotte e alla fuga della Fiat dall'Italia, ha un marchio di fabbrica univoco. Il lavoro non c'è, e quando c'è, è sottopagato, precario, privo di diritti e di garanzie. Il numero dei disoccupati è in continua crescita e non bastano, a invertire la tendenza, il moltiplicarsi di tipologie contrattuali sempre meno garantite e gli ottimistici annunci di ripresa di un premier specializzato in promesse.
La situazione è determinata, certo, da ragioni economiche ma ad esse si accompagnano, nel definirla, ragioni culturali e politiche altrettanto profonde. La classe operaia – è noto – non va più in paradiso (e quella, sempre più ristretta, dei contadini non ci è mai andata). Non per caso, ma per scelta. Contrapporre il lavoro ai diritti, quasi che fossero questi ultimi a ostacolare la crescita del primo, infatti, non ha nulla a che fare con l'occupazione ma serve a ridefinire l'organizzazione della società e le sue gerarchie. Lo dice in modo evidente la parabola del diritto del lavoro, dallo Statuto del 1970 al jobs act. In poco più di quarant'anni è cambiato tutto e lo Statuto sembra, oggi, un guscio vuoto: il dilagare del mito della flessibilità, dipinto come risorsa per distribuire meglio tempi di vita e risorse economiche, non ha favorito lo sviluppo dell'occupazione, ma ha determinato impoverimento e insicurezza. Indietro, peraltro, non si torna. E si apre, dunque, il problema del che fare.

 

Carla Ponterio, magistrato dal 1987, ha svolto la sua attività a Modena, prima nel settore penale (come pretore e come giudice) e, dal 2004, come giudice del lavoro. E' attualmente consigliere presso la sezione lavoro della Corte d'appello di Bologna.

Rita Sanlorenzo, astigiana, è entrata in magistratura nel giugno del 1986. Da oltre vent'anni è giudice del lavoro (in Pretura, in Tribunale e, ora, in Corte d'appello a Torino). Dal 2007 al 2010 è stata – prima donna nella storia del gruppo – segretario nazionale di Magistratura Democratica. 

(1872)

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