Mercoledì 29 aprile 2015, in piazza Tricolore a Milano, presidio antifascista per denunciare un concomitante raduno neonazista, in aperto contrasto con i principi della Costituzione repubblicana antifascista, che costituisce una inaccettabile offesa a Milano, Città Medaglia d’Oro della Resistenza. Si è poi snodato un corteo popolare fino a piazza Dateo e si è quindi tenuta una commemorazione presso la lapide che ricorda l’uccisione del giovane antifascista Gaetano Amoroso.
A differenza della legislazione in vigore nella Repubblica Federale Tedesca, dove il semplice saluto nazista a braccio teso viene punito con l’arresto immediato, in Italia nonostante esista da decenni una legge che vieta l’apologia di fascismo, mandrie di dementi in camicia nera continuano a recarsi in pellegrinaggio a Predappio, ad Affile è stato eretto addirittura un monumento al famigerato criminale di guerra fascista Rodolfo Graziani (tra le proteste internazionali, in particolare delle comunità etiopiche) e continuano a svolgersi convegni, manifestazioni e cortei dove compaiono svastiche naziste, fasci littori, saluti romani e croci celtiche, inclusi i recenti festeggiamenti per il compleanno di Hitler. Questo “ringraziando” indistintamente tutti i governi che si sono succeduti negli ultimi 70 anni, nessuno escluso, che non sono mai intervenuti direttamente in merito con la stessa volontà politica, energia e violenza con cui hanno invece represso le manifestazioni operaie, studentesche e popolari di protesta. Si aggiunge anche l’assordante silenzio del “nostro” fotogenico Premier, che invece di essere il garante degli ideali della Costituzione Repubblicana nata dalla Resistenza antifascista continua letteralmente a dormire ed a girare la testa dall’altra parte, come per la recente scandalosa astensione del governo italiano sulla mozione di condanna del nazismo e di ogni sua forma di glorificazione, che era stata presentata alle Nazioni Unite. Questo video è dedicato alla memoria di Gaetano Amoroso, operaio e militante comunista assassinato dai fascisti il 30 aprile 1976.
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