Da mesi il governo e le forze politiche, come anche quelle imprenditoriali ed i media, stanno esaltando l'EXPO di Milano, quasi fosse la soluzione ad ogni male del nostro paese.
Viene descritto come un formidabile volano per l'economia e per il lavoro: il necessario riscatto italiano che creerà ed accompagnerà lo sviluppo che le politiche di austerity imposte dall'Unione Europea hanno reso possibile.
Tutte frottole che servono a nascondere poche e sempre più evidenti verità.
Una Esposizione universale serve ad accompagnare uno sviluppo esistente e non a crearlo quando si vive una crisi come quella attuale. Serve a presentare ed offrire al mondo ciò che produci e non ciò che non produci più, che hai svenduto o delocalizzato.
In Italia il sistema industriale e ancor prima quello agricolo sono all'abbandono totale: al massimo potremmo insegnare come si privatizzano i fiori all'occhiello di un sistema paese, come ci si sbarazza dello stato sociale, come si smontano e si esportano interi impianti produttivi in una notte lasciando senza lavoro migliaia di donne e uomini.
Questa EXPO è invece funzionale ad obiettivi molto più concreti, molto più bassi, molto meno nobili.
Serve innanzi tutto a far fare affari a chi ha messo in piedi l'intera baracca e che, a prescindere dagli scandali già scoperti, come tutte le grandi opere in Italia, nasconde e nasconderà tanti altri rivoli e torrenti di denaro e potere che porteranno acqua ai soliti noti.
Serve a chi gestirà l'immenso affare immobiliare del dopo EXPO, che rappresenta per qualcuno il vero business della vicenda EXPO.
Serve a quei pochi o tanti industriali che utilizzeranno i (nostri) soldi pubblici per assicurarsi qualche commessa.
Serve a far passare il principio del “lavoro gratuito” con la complicità di Cgil, Cisl e Uil. Il cosiddetto “volontariato” è in realtà a tutti gli effetti un lavoro subordinato e come tale dovrebbe essere pagato e trattato. Un banco di prova che governo e confindustria stanno sperimentando per poi esportarlo in tanti altri ambiti lavorativi.
Non bastava la precarietà e neanche il jobs act: ora si deve lavorare gratis e ci si stupisce poi che molti giovani non si presentano a questa assurda chiamata alle armi.
In effetti questa aberrazione, come l'intero impianto del “lavoro” che si sta attuando nell'ambito dell'EXPO, è frutto di un accordo sottoscritto da Cgil, Cisl e Uil e che fa esplicito riferimento a quel malefico articolo 8 della legge Sacconi che sotto il Governo Berlusconi fu duramente contestato da tutti i sindacati.
Ciò che 4 anni fa fu ritenuta da Cgil, Cisl e Uil non accettabile ed un grave attacco al mondo del lavoro da parte del Governo Berlusconi, oggi diventa un articolo da applicare sotto il Governo Renzi.
Come si cambia, per non morire! Come si cambia per continuare …. a gestire le briciole, anche a costo di fare carne di porco dei principi alla base della costituzione del nostro paese e dei diritti conquistati con la lotta e i sacrifici di milioni di lavoratori.
Parteciperemo alla manifestazione nazionale del 1 maggio che si svolgerà a Milano ma soprattutto per noi saranno sei mesi di mobilitazione nei quali USB contrasterà questa Expo, questa ennesima dimostrazione di forza di governo e padroni, questa immensa bugia mediatica che avvelena il lavoro e non produrrà che profitti per pochi.
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