STOP MAFIA CAPITALE, ARIA NUOVA IN CITTA’
CONSIGLIO POPOLARE in piazza del Campidoglio promosso da DeLiberiamo Roma
Articolo di Anna Maria Bruni
Risoluzione del problema casa, assegnazione degli edifici abbandonati per lavoro, cultura e welfare, scuole e nidi pubblici di qualità sempre aperti e copertura di tutti i posti di lavoro per tutti i servizi, acqua pubblica, trasporti di qualità, costruzione di parchi pubblici contro la cementificazione selvaggia, ambiente pulito.
Questi fra i tanti temi messi in campo, non ultimi quelli della Farmacap, prezioso servizio farmaceutico comunale dismesso insieme ai lavoratori, o della Multiservizi, cooperativa coinvolta in Mafia Capitale e dove quindi altrettanti lavoratori rischiano il posto.
Con una ironica performance la rete sociale DeLiberiamo Roma, insieme a tante altre associazioni e cittadini e alle attrici Alice Valente Visco, Simona Vitale e Eva Allenbach che si sono gentilmente prestate, ieri pomeriggio in piazza del Campidoglio ha dimostrato come in due ore si possa cambiare il volto di questa città. Volendo.
Ma tanto era reale la presenza dei cittadini, tanto era assente quella dei consiglieri, inversamente proporzionale alla burocrazia, che dopo aver concesso l’autorizzazione in coda ai comunicati di denuncia, vietando però l’uso delle sedie, ha continuato a vessare prima cercando d’impedire l’uso del tavolo, e poi dichiarando vietata l’iniziativa politica. Tanto per chiarire in quale contesto democratico ci stiamo muovendo. E come sigla finale, nonostante l’invito, nessuno si è presentato. Ma deserta è andata anche la seduta del pomeriggio in aula Giulio Cesare.
Dileguati come si conviene a ladri, vigliacchi e attaccati alle sedie, e di fatto autocommissariati da solipsismo e verticismo mentre tentano di relegare alla via giudiziaria la soluzione del problema Mafia, sono ormai asserragliati dentro il palazzo.
Ma finché la questione Mafia sarà trattata come un problema di “mele marce” e relegata alla criminalità organizzata, sarà impossibile mettere a fuoco che ridurre al degrado qualsiasi servizio o istituzione pubblica costringendo persone e famiglie a risolvere con le proprie forze ogni necessità connessa, e i lavoratori a stipendi da fame, precariato e turni massacranti spingendo tutti a scegliere la strada del privato, è esattamente la stessa tecnica che usa la Mafia quando brucia il negozio di un artigiano, costringendolo al prestito a strozzo se vuole sopravvivere. Ovvero, trasformandolo in un debitore a vita.
Questa è l’operazione: trasformarci tutti in debitori a vita. Ed è politica. Ed è ora di dirlo: si scrive Mafia, ma si legge liberismo.
Riprendiamoci la nostra vita. Mandiamoli tutti a casa.
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