AMAZZONIA TOSSICA
Catastrofe ambientale in Brasile
Video di Greenpeace
Lo scorso 5 novembre nella Amazzonia brasiliana sono crollati gli argini di due dighe che contenevano liquidi di scarto industriale altamente tossici. In questo modo 60 milioni di metri cubi di sostanze inquinanti si sono riversate nel Rio Doce che attraversa quel tratto di foresta. I Fanghi ferrosi contaminati da arsenico, piombo, cromo ed altri metalli pesanti hanno prima colpito la Mariana venendo poi trasportati dalle acque del fiume per 500km sino fino alla sua foce. Tutto quello che questa marea tossica ha attraversato è stato contaminato per sempre.
Le organizzazioni ambientaliste hanno subito denunciato la responsabilità enorme che porta l’impresa Samarco Mineracao Sa. Questa impresa, controllata dalla anglo-australiana Bhp Billiton e dalla brasiliana Vale, ha sfruttato per anni l’immenso patrimonio minerario del Brasile amazzonico.
Il bilancio parziale riporta 11 morti, 15 dispersi, 600 sfollati, 250.000 persone senza acqua potabile. Il Governo brasiliano ha chiesto alla Samarco di intervenire con 250 milioni di dollari ma le stime dei danni provocati arrivano alla cifra astronomica di 27 miliardi di dollari solo per la eventuale bonifica dell’immensa area oggi trasformata in un deserto tossico.
Incalcolabile invece è il danno immenso che ha colpito l’ecosistema dell’oceano Atlantico dopo lo sversamento dei fanghi tossici dalla foce del fiume. Dopo aver distrutto le terre e sterilizzato le acque dei fiumi la marea tossica minacca ora l’Abrolhos Marine National Park che racchiude un arcipelago di isole e barriere coralline dove sono ospitate specie marine protette, come tartarughe, delfini e balene.
Siamo di fronte ad una nuova Fukushima o Bhopal ma la stampa internazionale ha messo la sordina sull’accaduto.
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