UNA NUOVA SFIDA PER IL VENEZUELA
di Jacopo Venier – direttore di Libera.Tv
In un importante ed atteso discorso alla nazione il Presidente venezuelano Nicolás Maduro, ha riconosciuto la sconfitta alle elezioni parlamentari del 6 dicembre. I dati sino ad ora conosciuti indicano infatti che la coalizione di destra Unità Democratica ha conquistato 99 deputati mentre le forze della Rivoluzione Bolivariana ne hanno ottenuti 46. Restano poi ancora 22 seggi da aggiudicare.
Maduro ha detto che non ha vinto “l’opposizione” ma “una contro-rivoluzione” e questa sconfitta “è la vittoria della guerra economica” scatenata contro il Venezuela per produrre il cambio di regime. Gli accapparramenti, l’attacco brutale contro la moneta, il calo indotto del prezzo del petrolio hanno determinato un clima diffuso di sfiducia nel progetto di paese, indipendente e socialista, che Chavez prima e Maduro poi hanno chiamato Rivoluzione Bolivariana. Il Presidente venezuelano ha poi giustamente ricordato come nel passato in America Latina si sono prodotti fenomeni analoghi come in Guatemala o in Cile dove, sotto l’influenza degli USA, le forze economiche interne hanno costruito le condizioni per il collasso di governi progressisti.
Però, proprio riconoscendo la sconfitta, Maduro ha potuto però rivendicare una delle vittorie strategiche della Rivoluzione bolivariana voluta da Chavez. Infatti, grazie alla natura democratica del processo bolivariano che ha affrontato e vinto in passato decine elezioni e referendum, anche questa volta il Venezuela ha potuto scegliere attraverso un processo elettorale pacifico. In questo modo tutte le illazioni sulla natura autoritaria del governo venezuelano vengono quindi smentite dalla stessa vittoria, riconosciuta, delle forze che si oppongono a Maduro ed alla rivoluzione bolivariana.
Il Venzuela si conferma quindi un paese dove è stato possibile in passato e quindi può essere di nuovo possibile in futuro procedere verso una economia di stampo socialista dentro un processo di consenso democratico. Anche per questo Maduro, che resta sino al 2017 legittimo presidente del Venezuela, ha confermato il proprio personale impegno massimo a continuare i progetti sociali del Paese ed ha indicato la necessità impellente di migliorare l’efficacia del Governo e del processo rivoluzionario nel dare risposte alle esigenze della popolazione.
La Costituzione venezuelana voluta da Chavez prevede un bilanciamento tra i poteri dello Stato che oggi dovranno trovare un nuovo equilibrio. Questo sarà possibile se le forze che oggi sono maggioranza in Parlamento non tenteranno una spallata, magari con l’appoggio esterno degli USA, ma accetterano di svolgere il proprio ruolo nella legalità.
Resta il dramma di un paese che ha dovuto subire una aggressione esterna ed interna che ha sfiancato la popolazione. La guerra economica fatta di serrate, penuria indotta, speculazione finanziaria e contrabbando è un nemico molto difficile da vincere per uno Stato che resta in gran parte dipendente dalla rendita petrolifera. Non a caso quindi Maduro ha indicato la priorità di dare corso ad una rivoluzione economica e produttiva che crei le condizioni di una vera indipendenza metta il Venezuela al sicuro dalla guerra economica in corso.
Speriamo che il Venezuela sia capace di reagire alla situazione che si è determinata e trovare al suo interno le forze perchè una battuta d’arresto si trasformi nella occasione per affrontare con ancora più determinazione i problemi strutturali, politici ed economici, che minacciano il futuro di quel paese e non solo. Ciò che è in gioco infatti non è solo il destino del Venezuela ma tutta quella costruzione politica che ha portato negli scorsi 10 anni l’intera America Latina a liberarsi dall’oppressione esterna riconquistando sovranità e dignità.
La contro-rivoluzione al servizio degli interessi del capitalismo finanziario minaccia tutti i popoli in tutto il mondo. Oggi queste forze hanno colto un’altra vittoria ma la lotta continua.
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