La mia Europa. Morta l’Unione nasca la Federazione Europea
24 giugno 2016 – Jacopo Venier – direttore di Libera.Tv
Per anni mi sono dedicato alla politica estera ed oggi, di fronte alla Brexit ed agli scenari che apre, come non mai sento il bisogno di riflettere pubblicamente sull’Europa.
Sono solo un semplice cittadino europeo ma voglio prendere la parola perché sono convinto che ciò che serve più di ogni cosa in questo momento è un grande dibattito pubblico sul destino del nostro continente. Di fronte alla Storia che incalza dobbiamo tutti porci delle domande fondamentali a cui dare delle risposte chiare che siano alla base di scelte definitive.
Il morbo che sta uccidendo l’idea stessa di unità europea è prima di tutto il mascheramento dei problemi, la confusione nelle risposte e l’inefficacia delle scelte.
La prima domanda da porsi ed a cui dare una risposta chiara è vogliamo o non vogliamo l’Europa? Non sto parlando di questa Unione Europea o di queste istituzioni. Che questa Unione non funzioni è ormai senso comune. Tutti dicono che vogliono una altra Europa.
La domanda che ci pone la Storia è un altra. Vogliamo o non vogliamo una Europa federale, uno stato unico anche se plurale, con una sua democrazia, una sua sovranità un popolo, una economia e quindi anche una sua moneta?
Qui si divide il campo ed è probabile, anzi quasi sicuro, che chi vuole una Europa federale, sia a destra sia a sinistra (tanto più tra la sinistra che lotta), è oggi netta minoranza.
Essere minoranza però non mi spaventa. L’Europa che voglio, che spero, è infatti democratica e partecipata e quindi è fondamentale che sia il frutto di una scelta libera, come libera è stata la decisione dei britannici di lasciare questa UE.
Da uomo di sinistra, oggi più che mai, mi schiero con chi propone di fare un salto in avanti e prendere definitivamente ed irreversibilmente la strada verso la Federazione Europea.
Per rispondere alle sfide del presente ma soprattutto in prospettiva futura questa non è la strada obbligata è la strada migliore.
Scegliere di stare insieme è infatti non solo la sola realistica possibilità di poter conquistare nuovi diritti, conservare valori sociali e culturali, difendere i comuni interessi economici e politici. Scegliere, liberamente, di stare insieme significa vedere i popoli europei lasciarsi alle spalle egoismi e paure e divenire un unico grande popolo protagonista di pace e portatore di un messaggio di libertà.
Questa strada non interessa affatto le oligarchie finanziarie e burocratiche che oggi governano l’Unione Europea e che gestiranno con altrettanto zelo anche una sua eventuale sparizione o spartizione.
I popoli europei devono divenire un unico popolo nell’interesse delle classi oggi subalterne, dei più deboli ed anche di un mondo multipolare ed equilibrato. Nessuno può negare che il modo contemporaneo è organizzato attorno ad aree economiche e sociali di dimensione continentale. Non esiste alcuna possibilità di regredire rispetto a questa situazione. Quindi per i lavoratori europei è questo l’ambito minimo in cui si determina la lotta di classe e per i cittadini europei è questa la sola dimensione possibile di una democrazia che possa realmente decidere sui processi. Tornare nei recinti nazionali significa inevitabilmente costruire ulteriori barriere e conflitti dentro il mondo del lavoro e rendere ancora più impotente ogni forma democratica.
Una Europa unita è quindi una scelta giusta in ogni senso.
Ma come ottenerla ? L’errore di fondo è stato quello di pensare di poter cambiare l’attuale Unione Europea? Non è possibile.
Il Referendum inglese ha rotto l’ultima illusione. La UE aveva concesso moltissimo alla Gran Bretagna pur di non passare attraverso questa crisi e poter continuare a tirare a campare. Non è bastato. Non è bastato perché senza un progetto in positivo vincono le paure, non è bastato perché quello che veniva concesso era sbagliato. Si era infatti concesso la fine dell’eguaglianza formale tra i cittadini dell’Unione e quindi la fine di ogni ipotesi di cittadinanza europea. Anche per questo non è un dramma il voto britannico.
Ora siamo ad un bivio e di fronte a noi ci sono scelte storiche.
Mai come in questo momento l’alternativa è tra Europa federale e nessuna Europa. E’ decisivo che i federalisti tornino in campo con tutta la determinazione necessaria. Poche sono le probabilità positive ma dobbiamo lottare.
Da ogni crisi infatti vengono delle opportunità. Infatti proprio per la sconfitta subita delle proposte delle oligarchie è possibile ora battersi con più forza per una Europa fino in fondo democratica dove le istituzioni finanziarie siano poste sotto il controllo di istituzioni realmente rappresentative. Proprio per la cancellazione del pessimo accordo pre-Brexit con la Gran Bretagna oggi possiamo spiegare meglio che i cittadini europei vogliono essere uguali e liberi e che le istituzioni che servono devono essere semplici ed efficaci.
Come fare? Certo non possiamo aspettare. Serve un nuovo trattato tra quegli stati, ma soprattutto, tra quei popoli che vogliono procedere. Lasciamo stare i tentativi di rianimare l’UE. L’Unione attuale, se resterà in vita, sopravviverà come spazio di libero commercio. Serve uno spazio politico forse più piccolo ma comprensibile. Ridiscutiamo di tutto, anche della moneta, ma facciamo scelte chiare. Nel pantano l’Europa, e gli europei, possono solo affondare. Nel pantano ci hanno messo Junker, Monti, Renzi, la Merkel ma nel pantano sguazzano i Farange, i Salvini, i Le Pen e, purtoppo, anche i Grillo.
Un nuovo trattato, costituzionale, da far votare ai cittadini per la realizzazione di una Europa degna di questo nome. Facciamolo tutti insieme, senza paura e scegliendo chiaramente un campo. La mia Europa è la Federazione Europea democratica, sociale, pacifica e per questo più forte.
(53)