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Si chiude in Prefettura il braccio di ferro tra i 7 operai e la Marcegaglia
Dopo 15 giorni di occupazione degli uffici aziendali di Via della Casa a Milano, si è conclusa la vertenza durata oltre due anni.
Interviste a cura di Alfredo Comito LiberaRete – Libera.tv Lombardia
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MILANO – Dopo 15 giorni di occupazione degli uffici Marcegaglia in Via G. della Casa a Milano, i sette operai hanno firmato un accordo che sancisce la fine di un lunga vertenza, iniziata due anni fa quando la Marcegaglia annunziava la chiusura dello stabilimento di Sesto San Giovanni (MI) e il trasferimento degli oltre 160 lavoratori a Pozzolo Formigaro, 100 km di distanza. Meno della metà hanno accettato le condizioni proposte dall’azienda e oggi si recano nel nuovo stabilimento con un pullman messo a disposizione dall’azienda. L’area a confine tra Sesto e Milano che una volta era occupata da grandi siti produttivi, si è trasformata in uno nuovo quartiere residenziale della città nel quale ha sede l’Università e il moderno teatro degli Arcimboldi. Un valore immobiliare di molto superiore a quanto pagato al Comune per rilevare l’area anni addietro al fine di mantenere l’occupazione, e che avrà giocato il suo peso nelle decisioni di Marcegaglia di dismettere la produzione a Sesto e incassare dalla vendita del terreno.
I sette operai che inizialmente non avevano accettato il trasferimento e che chiedevano il ricollocamento in altri siti vicino a Milano, hanno firmato un accordo che prevede il mantenimento della occupazione a Boltiere per un operaio, a Pozzolo Formigaro per altri due con trasporto a carico dell’azienda, e un incentivo economico per i restanti quattro.
Un risultato a metà che i lavoratori giudicano positivamente essendo partiti da sette licenziamenti dai quali l’azienda sembrava irremovibile dopo il loro iniziale rifiuto. “Abbiamo rotto un muro grazie alla solidarietà e alla unità” sostengono i lavoratori e non hanno tutti i torti se si pensa che la Marcegaglia è soggetto economico rilevante anche per le relazioni che sostiene in Italia e in Europa e se a questo si aggiunge la censura che i media nazionali spesso operano sui conflitti sociali o sulle espressioni del dissenso.
La svolta nel fine settimana quando per via di intermediari, è ripreso il dialogo tra la Marcegaglia e i sette operai.
Un dialogo condotto dal sindacato confederale (FIOM) e dal sindacalismo di base (CUB) che, nonostante le divergenze segnate da accordi col patronato non condivisi, hanno risposto all’appello dei sette operai che chiedevano unità nel sostegno delle rivendicazioni.
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