Assemblea pubblica a Milano promossa da un Comitato di cittadini per spiegare le ragioni del NO al Referendum di ottobre.
La Riforma della Costituzione su cui Renzi ha scommesso il suo futuro politico investe 47 articoli e concentra i poteri nelle mani del capo del Governo. C’è di dice NO è il nome del Comitato costituito anche a Milano da semplici cittadini che denunziano il pericolo di una deriva autoritaria e di un ritorno al passato.
Interviste a cura di Alfredo Comito LiberaRete – Libera.tv Lombardia
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MILANO – Si è svolta in Villa Pallavicini, accanto alla storica sede dell’ANPI di Crescenzago, una assemblea pubblica sulla riforma della Costituzione voluta da Renzi. I promotori del Comitato C’E’ CHI DICE NO hanno spiegato come la riforma non riguarda un solo articolo, ma ben 47 e stravolge gli equilibri della democrazia sanciti nel 1948. Un equilibrio delle forze che è alla base delle democrazie moderne e che, come in Italia nel dopo guerra, ha consentito di dare risposta concreta ai diritti riconosciuti all’individuo attraverso la creazione di una sanità e istruzione pubblica, e ha garantito l’esistenza del conflitto sociale considerato come strumento di trasformazione democratica della società. “L’intenzione della riforma è avere un governo che non faccia più i conti con le opposizioni” dicono dalla assemblea di Milano.
Il Senato non sparirà e neanche i suoi alti costi. Sarà composto da eletti nelle amministrative che guadagneranno, per istantanea magia, l’immunità parlamentare quando si sdoppieranno e si recheranno a Roma per rivestire la seconda carica nel Senato. Il parlamento sarà invece composto da nominati nelle liste dai vertici dei partiti. Una sorta di feudatari del terzo millennio che decidono chi sta dentro e chi fuori in base alla assoluta fedeltà al capo il quale, grazie alla legge elettorale e delle modifiche agli equilibri della Costituzione, sarà anche il capo dell’Italia, avendo accentrati a sé tutti i poteri sensibili e avendo legalmente eliminato l’esistenza di qualsiasi opposizione. Poi sarà un gioco da ragazzi emettere leggi che cancellino diritti che oggi ancora consideriamo sicuri. Difficile non trovare una analogia con quanto accadde con Benito Mussolini. Anch’egli, dopo aver modificato con ampio premio di maggioranza la legge elettorale, emise poi le Leggi Speciali (per motivi di sicurezza diceva la propaganda) e scomparvero di fatto tutte le opposizioni, dai giornali ai sindacati alle libere associazioni dei cittadini. Dicono che far studiare la storia a scuola serva per consentirci di comprendere il presente e anche perché ci avverte sui pericoli del futuro. Noi italiani non ricordiamo bene il passato e spesso non conosciamo neanche cosa c’è scritto sui quei 138 articoli della Costituzione, né i mass media si spendono per informare su un tema così importante da interessare ogni aspetto della nostra vita. Libera.tv continua a raccogliere le voci che si levano dalle piazze e dalle pubbliche assemblee, perché crediamo che la partecipazione di ogni individuo sia la vera difesa della Costituzione e di qualunque diritto sancito dagli uomini e dalle donne in quanto per esistere deve essere necessariamente esercitato. Del resto, oltre ad essere ripetuto più volte nei 138 articoli della Costituzione italiana, lo cantava anche Giorgio Gaber quando diceva “..la libertà non è uno spazio libero, la libertà è partecipazione”
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