Durante l’intervento del Ministro si fa sentire la contestazione di una ventina di rappresentanti del Comitato C’E’ CHI DICE NO
Tensione durante l’intervento del Ministro Boschi allorquando sono stati alzati dei volantini e sollevata una bandiera del NO. La campagna del referendum sulla quale Renzi aveva scommesso il suo futuro politico prima di ripensarci, è già bollino “rosso”.
servizio a cura di Alfredo Comito LiberaRete – Libera.tv
MILANO – Alla festa del PD milanese si promuove il SI al Referendum costituzionale con Selene e Santo, gli sposini che alzano un lenzuolo bianco con tanti cuori e uno slogan “basta un SI”.
La campagna elettorale del governo Renzi sulle Riforme Costituzionali parte dalle feste dell’Unità che, come a Milano, ospitano il Ministro delle Riforme Costituzionali, Maria Elena Boschi, che racconta il lungo viaggio di un desiderio chiamato “modifica della Costituzione” che “dura da trent’anni” e di come questa sia l’occasione per cambiare il Paese e rendere rapido il potere legislativo, veloce la produzione di leggi.
A contestarla una ventina di rappresentanti del comitato milanese C’E’ CHI DICE NO che hanno sollevano dei volantini e denunziato la velocità con cui il governo Renzi ha, invece, emanato diverse leggi che hanno già cambiato faccia al Paese sul lavoro, la scuola e la sanità, raccogliendo i fischi e l’ira dei militanti del PD venuti ad ascoltare il ministro.
Qualche parapiglia, una manifestante è stata spinta a terra, poi il Ministro Boschi ha proseguito il suo intervento elogiando la partecipazione e incitando ad un dialogo coi cittadini su una riforma che cambierà il nostro Paese “per i prossimi trent’anni”.
Peccato che un dialogo reale nel Paese non esiste, a partire dai mass media che non hanno dato molto rilievo ad una riforma che investe la vita di tutti. La mancanza di una discussione pubblica reale nel Paese su una Riforma della Costituzione che gli elettori del PD targato Bersani non avevano in programma influisce sull’asprezza dei confronti che si producono oggi tra chi chiede l’applicazione della Costituzione italiana e chi, invece, la vuole modificare nella sua sostanza.
Infatti, sono stati cambiati ben 47 articoli su 138, sei in meno rispetto alla Riforma condotta dal governo Berlusconi insieme alla Lega nel 2006 e verso la quale lo stesso PD si schierò contro. Massimo D’Alema, ex leader del PD, considera disdicevole per il governo non aver ancora fissato la data del referendum e denunzia il timore del Presidente del Consiglio sull’esito dello stesso. Il suo schierarsi apertamente per il NO rischia di aprire i ranghi con cui Renzi ha sinora serrato il suo PD.
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