12 DICEMBRE 1969 STRAGE DI PIAZZA FONTANA
47 anni dopo, memoria viva nel presente. “Le verità non dette rimangono come spine nel fianco“
Interviste a cura di Alfredo Comito LiberaRete – Libera.tv
Milano non dimentica quanto accaduto 47 anni fa quando un ordigno piazzato sotto una scrivania all’interno della Banca Nazionale dell’Agricoltura di Piazza Fontana esplodeva causando la morte di 17 persone. Ad esse si aggiunge la morte dell’anarchico Giuseppe Pinelli caduto dalla finestra del commissariato durante un interrogatorio. “Un malore attivo” fu definito dalle autorità per giustificare la sua morte. La storia di Piazza Fontana è la storia che accompagna la Repubblica Italiana, nata con una Costituzione che assegnava sovranità e diritti ai lavoratori, le cui organizzazioni avevano la forza per rivendicare l’attuazione degli stessi. Si apriva così la stagione delle lotte dei contadini, degli operai e ad esse si sommò quella degli studenti spinti dalla rivoluzione culturale che conosciamo come il ’68. Una stagione che in Italia condusse alla emanazione di leggi che hanno costituito gli assi portanti della nostra vita collettiva, dalla sanità allo statuto dei lavoratori, dalla parità uomo donna al congedo di maternità per le donne. La bomba di Piazza Fontana, a cui seguirono le altre sino alla stazione di Bologna nel 1982, hanno la stessa matrice e, benché i tribunali non abbiano condannato i mandanti, è emersa una verità storica. La “strategia della tensione” aveva l’obbiettivo di destabilizzare e indebolire le istituzioni democratiche al fine di giustificare un colpo di stato e una svolta autoritaria. Nonostante i depistaggi delle indagini verificatosi in ognuna di queste tristi vicende, si sono rivelate le medesime tracce, impronte che si perdono fra le segrete stanze, fra pezzi delle istituzioni e ingerenze esterne.
Oggi, a distanza di 47 anni, molte delle conquiste sociali di quegli anni sono svanite e il recente referendum sulla ennesima riforma della Costituzione dice che l’Italia non è ancora una democrazia compiuta, quella in cui i diritti non siano solo parole scritte sulla carta.
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