A TORINO CAMBIA IL SINDACO MA NON IL COPIONE DEL I° MAGGIO
La polizia spezza il corteo a metà per non far accedere alla piazza i centri sociali. Ripetuti scontri in una giornata piovosa tra i manifestanti e la polizia che, come l’anno passato, ha lasciato via libera una volta terminato il comizio ufficiale.
Interviste a cura di Alfredo Comito LiberaRete – Libera.tv
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I° MAGGIO – TORINO Niente più voucher, ma restano le 46 tipologie di contratti precari che hanno di fatto condizionato la vita lavorativa e sociale di milioni di lavoratori. Nati e cresciuti coi Co-co-co che si trasformano in Co-co-pro sino alla rottamazione di Renzi, ma che continuano a lavorare “a chiamata”, somministrati, a partita iva ridotta, con la Gestione Separata, senza Gestione Separata, con la ritenuta d’acconto, a consegna, o più semplicemente a cassetta come accade nelle campagne della Puglia o della Calabria. Anni ’50? Lotta per la terra? Niente affatto. Roba recente, fresca, appena vissuta. Il “lavoro” del mondo 3.0 disegnato dalle cosiddette élite finanziarie e imprenditoriali del nuovo millennio, è un mondo liquido, per usare un espressione in prestito, una realtà fatta del presente e di un presente cercato, consumato e dimenticato più volte nella stessa giornata. Solo chi sta ai vertici ha un posto fisso o, male che vada, lo rinnova con altra poltrona da centinaia di migliaia di euro all’anno. Dicono sia l’impegno oppure la responsabilità. La responsabilità di partorire gli algoritmi dei derivati che causarono la crisi finanziaria e bancaria del 2008 è frutto di molto lavoro e duro impegno. Un algoritmo vale almeno 10, 20, ma che dico, forse anche 50 milioni di dollari! E vuoi mettere il valore aggiunto per la società di un algoritmo finanziario con il misero contributo di chi per lavoro soccorre un ferito per la strada? Chissà, forse è questo il sale della giornata torinese, l’elemento che scatena la passione delle forze dell’ordine nel mettere in ordine la coda del corteo. Come nel 2016, anche quest’anno la decisione della Questura è stata quella di fermare la parte finale del corteo, in cui erano presenti anche Rifondazione Comunista e altre forze extraparlamentari, per impedire che una possibile contestazione venisse inscenata nella piazza conclusiva della manifestazione. Là dove parlano le autorità. Un dialogo sordo, mai ascoltato dalla parte più numerosa dei manifestanti e che carica ogni anno di astio il rapporto tra i centri sociali e la polizia.
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