CUBA-USA: TRUMP CHIUDE LE PORTE AL DIALOGO
Manifestazione a Milano organizzata dalla associazione Italia-Cuba in solidarietà al popolo cubano
Interviste a cura di Alfredo Comito LiberaRete – Libera.tv
______________________________________________________________________________________________________________________________________
Si è svolta a Milano una manifestazione di solidarietà contro il blocco economico che dura dagli anni ’60 e che impedisce a Cuba di vendere e ricevere beni da tutto il mondo. Se Obama aveva aperto al dialogo e alla distensione, il nuovo Presidente degli USA ha decisamente invertito la rotta. Un Presidente, Trump, che non riesce a seminare che divisione in un mondo già diviso da tensioni economiche e politiche che avrebbero bisogno, invece, di tutt’altro per essere dipanate. Cuba sopporta un vero e proprio blocco economico che ne strozza le ambizioni, ma dal quale ha sempre saputo svincolarsi con la solidarietà e la creatività, riuscendo a garantire istruzione, sanità e servizi essenziali a tutta la popolazione al contrario di quanto accade in tutto il resto dell’America latina dove le disuguaglianze sociali hanno generato milioni di esclusi dalla società, costretti a vivere nella povertà senza alcuna assistenza medica. Forse sta qui il peso di CUBA nella sfera geo-politica statunitense. La spina nel fianco che Trump ha risollevato come una santa crociata da combattere senza arretrare. Cosa accadrebbe se un nuovo Allende vincesse le elezioni da qualche parte nel sud del continente americano e riprendesse il progetto di nazionalizzazione delle risorse del Paese per la redistribuzione della ricchezza? Rivedremmo lo stesso drammatico film del Cile? Di certo, se Trump è certo nel riconoscere Gerusalemme capitale di Israele, è incapace di accettare la libera determinazione del popolo cubano. Un popolo che, forse, ha avuto la colpa di liberarsi dal latifondismo, dalla schiavitù agraria, dai bordelli e delle sale da gioco. Una colpa grave non essere più un luna-park a basso costo con le spiagge più belle dei Caraibi. Come dice qualcuno qui da noi, “i poveri non portano la ricchezza”. Di certo, però, la storia ci insegna che i ricchi non potrebbero esistere senza i poveri, proprio come in epoca romana i Patrizi senza gli schiavi. Cuba fa ancora riflettere su tutto questo e sull’idea di un mondo diverso da quello del profitto e della competizione globale. Forse è proprio questa la sua principale colpa.
(121)