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PALESTINA – GIRO D’ITALIA : Come lo Sport si sporca di sangue

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Il Giro d’Italia parte da Israele e umilia la Palestina

Lanciata un campagna di denuncia internazionale

di Pietro Venier


giro muro israeleOrmai è ufficiale. Il Giro d’Italia partirà il primo maggio da Gerusalemme. Israele è riuscita ad ottenere addirittura tre tappe. La prima, la più simbolica, nella città che è per metà occupata ma che Israele vorrebbe, oggi anche con il sostegno di Trump, divenisse la sua Capitale. Altre due tappe attraverseranno città da cui nel 1948 vennero deportati gli originali abitanti palestinesi. E così una manifestazione sportiva come il Giro d’Italia diventa lo strumento utilizzato da Israele per far dimenticare l’occupazione delle terre palestinesi. E’ questa la denuncia della campagna internazionale che contesta la decisione degli organizzatori del Giro d’Italia di far iniziare la gara addirittura a Gerusalemme. Quali sono gli interessi economici e politici che hanno portato ad una decisione tanto discutibile? Perchè si è scelto di schierare lo sport a sostegno di un Governo accusato di genocidio e che ancora oggi si rifiuta di riconsegnare  ai palestinesi la loro terra? Perchè il Governo italiano ha consentito tutto questo ? Sono domande senza risposta anche se proprio la mancanza di risposte rende evidente le ragioni nascoste di questa decisione. A dimostrarlo il fatto che è bastata la protesta di due ministri israeliani (e la minaccia di ritiro dei corposi finanziamenti) a far modificare agli organizzatori la dicitura “Gerusalemme est” unico, timido, riconoscimento alla realtà dell’occupazione illegale israeliana delle terre palestinesi. Nascosti dietro la memoria di Gino Bartali “giusto tra le Nazioni” per aver salvato alcuni ebrei dalla deportazioni (nessuno può sapere cosa avrebbe oggi pensato il campione di queste scelte) la Gazzetta dello Sport e ed RCS si allineano ad Israele perchè “lo sport non fa politica”. E’ vero il contrario. Con queste scelte lo sport prende parte non solo alla politica ma alla guerra in corso. Ci si chiede se gli atleti, vincolati dai propri contratti, potranno eventualmente far sentire la propria voce per salvare la dignità di questa competizione. Mentre pedalano sentiranno i colpi dei cecchini che sparano contro chi manifesta a Gaza? Mentre attraversano le citta che un tempo erano palestinesi capiranno il dramma di chi vive in esilio perchè è stato deportato? Si accorgeranno che tra chi incontrano per strada ci possono essere quei cittadini israeliani di serie B che sono arabi e per questo sono discriminati in ogni aspetto dei loro diritti e della loro vita? O ancora sapranno i corridori del malessere di quella parte della società israeliana che non vuole vivere in un paese sempre più teocratico, repressivo e militarista? No non lo sapranno o dovranno far finta di non sapere. Correranno il più veloce possibile per scappare dalle proprie responsabilità.

Per info : https://bdsmovement.net/giro

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