Presidio antifascista a Rho contro la raccolta firme di Casapound per le elezioni regionali e nazionali
Tensioni con le forze dell’ordine al centro di Rho per la presenza in piazza della formazione politica di estrema destra contestata da ANPI e militanti di sinistra.
Interviste a cura di Alfredo Comito Liberarete – Libera.tv
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Alle elezioni regionali e nazionali del 2018 si presenta anche la formazione politica CasaPound che, col suo nome, si richiama a Ezra Pound, poeta e saggista statunitense che a metà degli anni ’20 si trasferì in Italia e sostenne il regime fascista di Mussolini sino alla sua caduta, per poi essere processato negli USA. Una organizzazione politica che ricorda i “camerati caduti” al grido “presente” col braccio destro alzato, che ha superato il 9% alle elezioni comunali di Ostia, e che ora si presenta alle elezioni nazionali con lo slogan “prima gli italiani”.
Nulla di originale dato che coincide perfettamente con quanto sbandiera Salvini della Lega e la Meloni dei Fratelli d’Italia, ma Il dubbio su chi abbia copiato chi resta. Di certo, tutti questi schieramenti hanno fatto dello straniero, sia esso il “terrone” in Padania ieri o l’immigrato oggi, il cavallo di battaglia della loro politica. Una paura seminata per anni fra la gente che in tempi di crisi economica e sociale, di grande confusione e sfiducia generale, genera reazioni che solo la memoria storica può correggere.
La memoria di un Paese che ha conosciuto l’emigrazione e la discriminazione razziale all’estero, l’umiliazione della fame e del bisogno, l’onore del lavoro e del riscatto. Storie che si dimenticano, come quelle dei deportati italiani durante la guerra voluta dal fascismo che poi consegnò la Patria ai nazisti. La difesa della razza, parola che oggi è tornata a riecheggiare grazie ad autorevoli candidati pubblici. Un errore o una perfetta comunicazione ai propri elettori?
Alla domanda se il loro movimento si richiama al fascismo, la candidata di CasaPound non risponde direttamente, ma rivendica “il fatto che” le loro proposte nascono dalla esperienza del ventennio che oggi vogliono presentare in chiave attuale.
Dall’altra parte della piazza, oltre le camionette della polizia e dei carabinieri, si sono dati appuntamento militanti di sinistra e dell’ANPI. Il gruppo s’infoltisce e parte un corteo al grido “siamo tutti antifascisti”. “E’ ora di ricordare cosa ha fatto il fascismo” dice una manifestante. Di cose ce ne sarebbero da ricordare, ad iniziare dalle leggi con cui nel 1923 e 1924 il regime abbassò gli stipendi dei lavoratori del settore pubblico e privato, per proseguire con le leggi speciali con cui cancellò la democrazia, la libera partecipazione e organizzazione dei cittadini, ma questo non basterebbe a chi non sa, tanto meno a chi pensa che fascismo e antifascismo siano retorica del passato, roba per vecchi sessantottini.
Il corteo giunge davanti allo schieramento delle forze dell’ordine. Si chiede di sgombrare il banchetto di CasaPound. Si prova a passare. I poliziotti schierati battono i manganelli sugli scudi, sempre più veloce. Qualcuno si affaccia dal balcone.
Fra i giovani che tentano di avanzare, qualche anziano. Non certo un partigiano. Forse lo fu suo padre o forse è semplicemente lì per la memoria di ciò che ha appreso, per la Costituzione scritta per un futuro senza dittature. Anche Mussolini usò le elezioni parlamentari di allora. Non prese molti voti, ma quanto basta per entrare in parlamento e cancellare un passo dopo l’altro le libertà politiche e civili. Anche allora c’era crisi economica e sociale. Il latifondismo al sud generava schiavi e analfabeti. I contadini chiedevano terra e dignità. Mussolini li mandò in Etiopia pagando circa 120 milioni all’anno per attraversare lo stretto di Suez. Ma la riforma agraria venne varata nel 1959, in un Paese che conosceva finalmente la democrazia.
“È un dovere di tutti perpetuare la memoria” afferma una iscritta dell’ANPI, l’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia.
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