GIORNATA DI SCIOPERO E MANIFESTAZIONI IN TUTTA ITALIA
Le Donne riprendono la marcia per i propri diritti. “Il femminismo è un movimento che nasce dalle donne, per le donne”. “Abbiamo tolto l’apostrofo. Oggi 8 marzo è lotto marzo!”
Interviste a cura di Alfredo Comito LiberaRete – Libera.tv
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MILANO 8 MARZO – Riparte con lo Sciopero Generale (indetto dal sindacalismo di base) la lotta delle Donne per l’uguaglianza sul salario, la difesa delle propria dignità, il rifiuto della regolamentazione della prostituzione. Dietro lo striscione del movimento NON UNA DI MENO hanno sfilato in molte città d’Italia tantissime donne e decine e decine di collettivi e associazioni che agiscono sui territori e che sostengono da tempo le rivendicazioni delle donne, per le donne. “L’otto marzo è nata come giornata di lotta delle donne” ci ricorda una manifestante che si batte contro la legalizzazione della prostituzione. “Bisogna capovolgere i canoni del potere, soprattutto nei luoghi di lavoro” ci dice un’altra attivista.
Le denunzie sulle discriminazioni sessuali ai danni delle donne in tutto il mondo hanno restituito la grinta e la voglia di lottare per i propri diritti, capovolgendo in questi ultimi due anni, la tendenza a vivere e concepire la giornata dell’otto marzo come una festa da spendere con un aperitivo in mano. Le denunzie contro il magistrato Bellomo, ora sottoposto ad azione disciplinare con l’accusa di aver posto alle sue corsiste “Clausole contrattuali lesive dei diritti alla persona”, è l’esempio delle drammatiche condizioni in cui vengono a trovarsi tante donne, costrette a decidere tra l’umiliazione per il lavoro, o la difesa della propria dignità di donna e di lavoratrice col prezzo della emarginazione. Le polemiche che hanno riempito le pagine web e i pomeriggi televisivi dopo i fatti di hollywood sul presunto opportunismo da parte di chi non ha denunziato per tempo sono il riflesso di una società che fa ancora fatica ad accettare la discriminazione esistente verso le donne e la loro condizione di “subalternità” rispetto alla cultura maschilista.
Sarebbe come se qualcuno ti tira improvvisamente un cazzotto e gli altri ti accusano di non averlo evitato. La logica vorrebbe che si puntasse il dito su chi opera la violenza e non su chi la subisce. Quanti commercianti hanno subito la violenza delle mafie prima di denunziare?
Nessuna scuola ci educa a rispondere alla violenza presente della società, nei luoghi di lavoro o fra le mura domestiche. Il cammino è sicuramente ancora lungo per cambiare prospettiva, punto di vista, per insegnare il rispetto e non il consumo, la dignità e non la mercificazione del corpo, ma i passi compiuti da tutte le donne per le strade delle città italiane ci dice che si è ripreso a marciare, che le donne, soprattutto le più giovani, sono consapevoli delle loro condizioni e della necessità di lottare per capovolgere la realtà, partendo dalla solidarietà che, durante la mattina, hanno espresso verso le migliaia di maestre che rischiano di perdere il lavoro a causa di una sentenza che le estromette dall’insegnamento dopo oltre 15 anni di servizio con contratti precari, e verso le giornaliste della casa editrice Condè Nast che, proprio l’otto marzo, le ha poste in Cassa Integrazione a zero ore per puntare su blogger e youtuber che sappiano sviluppare il marketing, “in spregio dell’informazione (…) giornalistica”.
“Vogliamo vivere e non sopravvivere. Vogliamo la fine della violenza patriarcale e vogliamo un reddito universale. Vogliamo la Luna. Noi siamo le Stelle!” chiude una giovane attivista sul carro che guida il lungo corteo milanese.
Sì, è proprio vero. Le “streghe” son tornate. Insieme a loro il futuro farà meno paura.
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