Greenpeace chiede alla Regione Lazio un’aria più pulita
L’organizzazione ambientalista fa ricorso alla Regione per il mancato adeguamento del piano per il risanamento dell’aria
Clean Air Now! Chissà come deve essersi sentito Nicola Zingaretti quando ha visto l’ultima azione degli attivisti di Greenpeace. Sulle pareti della regione è comparso un enorme striscione raffigurante il presidente della Regione Lazio con tanto di mascherina e scritta: ARIA PULITA ORA! mentre a terra gli attivisti dimostravano anch’essi armati di mascherine e striscioni. Con questa dimostrazione l’organizzazione ambientalista ha deciso di far sapere a tutti di voler dare una svolta alla sua campagna contro l’inquinamento dell’aria facendo ricorso alla Regione, rea di non aver mai aggiornato il piano di risanamento per la qualità dell’aria adottato nel 2009 sulla base di una normativa del 1999.
La campagna per l’aria pulita aveva iniziato a fare scalpore qualche mese fa quando Greenpeace, in collaborazione con lo street artist Tvboy, aveva iniziato a riempire Roma di manifesti raffiguranti varie personalità romane e non, dal Papa a Totti passando per Mastroianni e Gregory Peck, armati di mascherina anti inquinamento per riuscire a respirare. Avendo così attirato l’attenzione pubblica sul problema l’organizzazione aveva poi diffidato la Regione lo scorso 19 febbraio ma, non avendo ricevuto risposte significative nei mesi successivi, ha deciso di passare dalle parole ai fatti e di portarla in tribunale.
Il motivo dello scontro tra ambientalisti e regione sta appunto nel mancato adeguamento di questo piano regionale di risanamento per la qualità dell’aria ormai completamente inadeguato e ai tempi correnti. Non è solo Greenpeace a sostenere l’inadeguatezza del piano, anche la Commissione Europea che ha deferito l’Italia per la violazione delle norme sull’inquinamento atmosferico, ha segnalato il Lazio come una delle aree in cui non sono state presentate misure credibili per far fronte al problema e ridurre la concentrazione dei materiali inquinanti presenti nell’aria il prima possibile.
In particolare a Roma i valori del biossido di azoto (NO2), inquinante tipico dei motori diesel, superano i limiti di legge anche del 50%, valori perfino peggiori di quelli di Milano e inferiori di pochissimo a quelli di Torino, che sono due tra le città famose per la pessima qualità dell’aria. Dati ancor più allarmanti arrivano poi dal PM10 nel frusinate, in particolare nella Val di Sacco dove i valori limite giornalieri sono stati superati di quasi tre volte il limite consentito.
Ci si augura che, anche grazie al ricorso presentato da Greenpeace, la regione prenda dei provvedimenti ed agisca concretamente per garantire una miglior qualità dell’aria e quindi della vita ai propri cittadini.
(74)