LAVORO E MIGRANTI Razzismo e precarietà i veri clandestini. Milano risponde al governo giallo-blu
SINDACATI DI BASE, MIGRANTI E ASSOCIAZIONI IN PIAZZA CONTRO IL RAZZISMO E LO SFRUTTAMENTO
Migliaia di lavoratori e migranti in Via Padova, simbolo della diversità e della integrazione. “Siamo qui contro il Governo Lega M5S e contro il tentativo di oscurare le vere ragioni della crisi economica che sta attanagliando l’Italia”
Interviste a cura di Alfredo Comito LiberaRete-Libera.tv
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MILANO – Parte da Via Padova il corteo dei sindacati di base e delle associazioni migranti e di quartiere che manifestano contro le politiche messe in atto sin qui dal nuovo governo Lega-M5S. Un governo che si è auto-dichiarato del cambiamento, ma che nei fatti sta restaurando quanto di più vecchio c’era sul tema del lavoro e della immigrazione. Due temi importanti e complessi, le cui dinamiche vanno ben oltre il nostro naso e coinvolgono le politiche monetarie da una parte, e le guerre per esportare la democrazia dall’altra. Le politiche monetarie hanno spostato l’interesse dei grandi capitali e causato la crisi finanziaria nel 2007, interamente ricaduta sui lavoratori di tutta Europa che hanno visto scipparsi diritti e pensione con la scusa del risanamento e dello sviluppo.
Le guerre per la democrazia, invece, hanno mascherato interessi geo-politici (vedi in ultimo i bombardamenti francesi in Libia) e causato la disintegrazione di nazioni e la fuga di milioni di persone.
Temi complessi a cui Lega e M5S forniscono risposte semplici, ma capaci di soddisfare la rabbia di un popolo, quello italiano, deluso da troppo tempo e con problemi che non sono stati mai scalfiti.
Così è ancora per il territorio dissestato o inquinato in più parti d’Italia. Così è per le mafie che insieme fatturano oltre 110 Miliardi di euro l’anno inquinando l’economia e corrompendo la cosa pubblica. Così è per il lavoro che cresce di qualche unità, ma cresce sempre precario, a tempo, con basso salario e nessuna certezza.
Il governo risponde chiudendo i porti, respingendo i migranti a mare e continuando a finanziare economicamente e militarmente presunti governi libici, che in realtà somigliano più a bande che si sono diviso il controllo della Libia. Nulla di nuovo rispetto al governo Gentiloni.
Sul lavoro si annuncia il Decreto dignità che non scalfisce il Jobs Act di Renzi, che resta, né abbatte la moltitudine di contratti precari creati nel tempo dal governo D’Alema (Pacchetto Treu) e da quello Forza Italia e Lega (Legge 30).
Via Padova raccoglie molti immigrati che convivono con altrettanti italiani, ma in realtà è una via come altre, un quartiere che somiglia ad altri nella città di Milano così come altrove. Un destino comune che andrebbe gestito partendo dalle cause della immigrazione.
Ecco appunto, proprio come non si è fatto per il Sud d’Italia. Ricordate?
Si emigra dal 1860, dall’unità d’Italia, ma non si è mai voluto risolvere il problema. Vale a dire, non si è mai voluta superare la diseguaglianza che l’occupazione dei Savoia aveva creato distruggendo il tessuto produttivo del sud, come la fabbrica siderurgica di Mongiana in Calabria, smontata e venduta ai russi, o il porto di Gaeta bombardato per quattro mesi solo perché il consiglio comunale aveva votato “NO” alla annessione. Non si è mai voluta affrontare la “mafia” di cui si sono inizialmente serviti i signori latifondisti e i loro avvocati per garantirsi l’accesso al Parlamento del Regno d’Italia appena sorto. Non si è mai voluto far progredire una parte della nazione, ma si è voluto continuare a sfruttarla come bacino elettorale, come mano d’opera a basso costo per le grandi industrie del nord, come argine alla emancipazione di un intero Paese.
Oggi, il dito puntato sulla immigrazione distoglie dai veri drammi dell’Italia, drammi che sono cancrena ormai, dalle buche delle strade che uccidono, ai tetti della scuola pubblica che cadono, al triste primato dei morti sul lavoro, agli 11 milioni che hanno smesso di curarsi perché non riescono a pagarsi più il ticket, alle centinaia di migliaia di italiani che emigrano all’estero ogni anno perché sentono di non avere alcuna speranza qui.
Per ora, la Milano popolare risponde al Governo e riaccende i fari sui reali problemi dei cittadini e sulle loro radici.
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