LA NATO E’ UN RISCHIO – NO ALL’ECONOMIA DI GUERRA A LIVORNO
Il video realizzato da Maurizio Vezzosi dà conto delle proteste avvenute a Livorno contro l’arrivo di nuovi rifornimenti militari americani diretti alla base NATO di Camp Derby.
La denuncia è chiara : “Camp Darby rappresenta il principale sito di stoccaggio di materiali bellici fuori dagli USA” e ” da qui vengono a rifornirsi per colpire i loro obiettivi in tutto il mondo”. Quanti italiani conoscono questa sconvolgente verità ? Dalla fine della seconda guerra mondiale ci sono parti del territorio nazionale fuori dal nostro controllo. Non solo. Le nostre città, come Livorno, divengono strutture di appoggio delle infrastrutture belliche della NATO. I cittadini di Livorno lo denunciano da anni : ” Navi piene di armi arrivano e partono dal porto” e nessuno ha ancora fatto niente per impedirlo compresa l’amministrazione 5 Stelle. Eppure ancora una volta in tanti hanno detto no all’economia di guerra, ai suoi rischi, alle responsabilità morali e politiche che comporta. Chiudere questa base e bloccare l’economia di guerra che condiziona il territorio, per questi attivisti e semplici cittadini, resta un obiettivo prioritario. Ciò che denunciano è il pesantissimo condizionamento esterno dato dalla appartenenza dell’Italia ad una alleanza militare aggressiva come la NATO. Costituita formalmente come alleanza difensiva oggi, dopo la fine della Guerra Fredda, l’Alleanza Atlantica si è traformata in un giogo attraverso cui gli USA vogliono imporre all’Italia di aumentare le proprie spese militari e funzionalizzare ancora di più la propria struttura militare alle loro esigenze geostrategiche. Trump lo ha detto chiaro nell’ultimo incontro dell’Alleanza : ” Dovete pagare di più ed obbedire meglio”. Così anche il nuovo Governo italiano, mentre fa la voce grossa con i più deboli, si guarda bene dal porre questioni all’Alleanza Atlantica e si appresta a confermare ed ampliare le spese militari in piena continuità con i precedenti esecutivi. Queste voci raccolte per le strade di Livorno dimostrano però che un tessuto democratico e pacifista ancora esiste e non ha intenzione di fermarsi nelle proprie lotte per un mondo più giusto e sicuro.
Articolo di Pietro Venier
Comunicato Rete Civica Livornese
Ha lasciato il 3 luglio il porto di Charleston sulla costa orientale degli Stati Uniti e adesso è in navigazione nell’Oceano Atlantico verso il Mediterraneo e il porto di Livorno la Liberty Peace, nave a caricazione rotabile, lunghezza 199 metri, larghezza 32, pescaggio 9,9 metri e 58 mila107 tonnellate di stazza lorda, che fa parte del cosiddetto Programma di Sicurezza Marittima.
Il Programma di Sicurezza Marittima (MSP) è riconosciuto dal Congresso americano come “la quarta arma cruciale del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti”. Si tratta di un Programma che grazie a partnership pubblico-privato con società armatrici di navi con bandiera ed equipaggio statunitense mette oggi a disposizione del Dipartimento della Difesa una flotta privata di 70 navi pronta a sostenere le forze armate e a rifornire le linee del fronte degli USA di munizioni, armi, veicoli da trasporto truppe e da combattimento e quant’altro materiale o attrezzatura militare necessaria.
La Rete Civica Livornese Contro la nuova Normalità della Guerra organizza per Venerdì 13 un presidio sul lungomare di Livorno dalle ore 17:00 alle 20:00 (Piazza San Jacopo in Acquaviva). Con tale presidio la Rete livornese intende denunciare non solo l’immoralità e la condannabilità politica dei traffici di armi fra Camp Darby e la Siria e lo Yemen, ma anche la loro illegittimità giuridica.
Le basi Usa in Italia discendano da una “bilateralizzazione” degli impegni derivanti dal Trattato Nord Atlantico. Gli Stati Uniti, essendo distanti dal teatro di eventuali crisi e tensioni, si giovano dell’opportunità di usare le basi all’estero per rendere più efficiente la loro partecipazione alla Nato. Un loro uso per fini diversi da quelli stabiliti dal Trattato, sia come missioni Articolo 5 sia come missioni non Articolo 5 non deve essere consentito. Il loro uso fu consentito invece con la guerra in Iraq e accade di nuovo con la guerra in Yemen e Siria.
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