A Trieste installata una pattumiera marina per pulire il porto
Il Seabin Project approda in Italia per tenere puliti i porti e salvaguardare l’ambiente
Il 6 settembre Wartsila Italia ha donato alla lega navale triestina un Seabin, un particolare cestino acquatico che è in grado di raccogliere rifiuti e piccoli detriti galleggianti, mantenendo così pulita la superficie marina e contribuendo a far sì che sempre meno plastica si disperda nell’ambiente. Un secondo cestino verrà poi posizionato nei prossimi giorni a Genova al Galata Museo Del Mare, rendendo le due città portuali le prime ad ospitare in Italia questa particolare tecnologia.
Il Seabin Project è un progetto nato dall’iniziativa di due surfisti australiani, Pete Ceglinski e Andrew Turton, che nel 2015 decidono di prendere parte attivamente alla tutela dei mari e degli oceani di tutto il mondo. Lanciano così un crowdfounding sulla piattaforma Indiegogo dove in meno di un anno raggiungono l’importante cifra di 267.667 mila dollari trovando anche oltre settemila finanziatori e molte aziende disponibili a produrlo tra cui, a partire dal 2017, Wartsila, il grande colosso finlandese di motori diesel per navi, con sede e stabilimento italiano a Trieste.
Nasce così il Seabin, il cestino della spazzatura acquatico in grado di lavorare a tempo pieno e di raccogliere fino a 12kg di spazzatura prima di dover essere svuotato. Il suo funzionamento è estremamente semplice ma efficace: una volta collegato alla rete elettrica o, come in molti casi, alimentato da un pannello solare, il cestino, posizionato a pelo d’acqua, è in grado di filtrare fino a 25.000 litri all’ora trattenendo al suo interno tutte le impurità ed i rifiuti con un diametro superiore ai 2mm. L’azienda assicura che il cestino, che sta muovendo i primi passi ed è entrato in commercio verso la fine del 2017, è in grado di raccogliere più di 500 chili di rifiuti l’anno. Cifra considerevole che, se paragonata in bottigliette di plastica, equivale a 16.500 di queste e che fa del Seabin un progetto da tenere in considerazione e supportare pur sapendo che non può e non deve essere l’unica soluzione ad un problema sempre più importante.
(111)