UNA VITA PER LA LOTTA : ETTORE ZILLI RICORDATO DAI SUOI COMPAGNI
A Sesto San Giovanni funerali di un uomo operaio
Articolo di Pietro Venier
Video a Cura del Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio
E’ possibile che oggi, in questa società così individualista e cinica, ci sia ancora chi onora la scomparsa un semplice operaio della Pirelli ? Quando ci è arrivata in redazione la notizia della morte di Ettore Zilli, diffusa dal Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio, ci siamo chiesti chi era quest’uomo e perchè per i suoi compagni e le sue compagne era così importante ricordarlo. Abbiamo poi visto il video dei funerali, a cui ha partecipato anche Moni Ovadia, ed abbiamo sentito le parole con cui hanno voluto ricordarlo. Come hanno spiegato i suoi compagni Ettore Zilli è stato un eroe. Un eroe nel senso pieno della parola. Un eroe che non ha scelto il pericolo ma che ha avuto il coraggio di affrontarlo per coerenza con i propri ideali. Un eroe di un tempo remoto ma che parla tanto del presente. Quando Ettore Zilli ha cominciato la sua lotta un regime reazionario condizionava le menti e mobilitava le masse. Lui ha deciso di non piegarsi ed ha pagato un prezzo altissimo. Figlio di contadini, operaio comunista sceglie la lotta partigiana fino a quando, catturato, viene deportato nel campo di concentramento di Mauthausen. Sopravvive a quell’orrore e giura di dedicare la propria vita all’antifascismo. Fino alla fine, ci raccontano, ha organizzato viaggi della memoria ed iniziative perchè nessuno possa dire “non sapevo”. Ecco perchè anche noi di Libera.tv lo vogliamo ricordare. Un uomo di fronte alla Storia ha due possibilità : chinarsi e farsi trascinare o alzare la testa e battersi. Ettore Zilli si è battuto. I suoi compagni non lo dimenticheranno e speriamo che, anche grazie al nostro piccolo contributo, anche altri non lo facciano.
Per chi vuole approfondire le sue memorie :
Nella serata di lunedì 1° ottobre il grande cuore di Ettore Zilli – classe 1924, giovanissimo partigiano, giovane deportato, comunista per tutta la vita – si è fermato.
Per tutta la sua lunga vita Ettore, pur sofferente per le conseguenze delle violenze patite nei campi di sterminio nazista di Rakenau e Dachau, ha lottato per un mondo migliore, non solo come operaio della Pirelli. A Sesto San Giovanni – e non solo – era conosciutissimo, uno dei pochi testimoni ancora vivente dell’orrore del fascismo; un testimone vivente e militante, una voce forte che non ha mai taciuto.
Generazioni e generazioni di studenti e di giovani, e anche meno giovani, per 35 anni hanno sentito dalle sue labbra il racconto della vita di quei ragazzi come lui che avevano combattuto il fascismo, che avevano sognato un mondo più giusto, che dopo la Liberazione si erano battuti contro la violenza dello sfruttamento capitalista.
E’ anche grazie al suo lavoro che al Parco Nord di Milano è stato eretto il Monumento al Deportato progettato da un altro deportato, l’arch. Ludovico Belgiojoso, dedicato a tutti gli operai e lavoratori delle piccole e grandi fabbriche di Sesto deportati nei campi di sterminio nazifascisti. Dai suoi viaggi in Germania con le vedove dei deportati riportò alcuni dei sassi provenienti dalle cave di pietra di Gusen e Mauthausen che, insieme alle ceneri dei morti, stanno alla base del monumento che li ricorda.
Ettore è stato un uomo – un compagno – modesto, generoso e tenero, uno che – nonostante le violenze subite – amava la vita e caparbiamente, fino all’ultimo, ha lottato per difenderla: ma quella vita dignitosa e giusta, per cui si era battuto – e si batteva – fin da ragazzo.
Così scriveva nel 2003, ritornato dall’ennesimo viaggio a Mauthausen
“Coloro che erano usciti a sopravvivere nei campi di sterminio nazisti, uscendo da quell’inferno il 16 maggio 1945 nella piazza di Mauthausen giurarono di dedicare il loro impegno perché l’umanità non dovesse mai più conoscere le barbarie della guerra. Purtroppo la nostra volontà e il nostro impegno non sono bastati a fermare la macchina bellica. Da allora nel mondo si sono combattute e si combattono tante guerre, piccole e grandi come l’ultima in Iraq. Tutto ciò dimostra quanto ci sia ancora da fare per costruire un mondo di pace e di giustizia. Questo è un compito che oggi spetta soprattutto ai giovani. La generazione che ha conosciuto gli orrori dei campi di sterminio va scomparendo. Sono i giovani che devono conoscere la storia, impadronirsi della memoria del passato se vogliono evitare che tutto ciò possa ripetersi. Ai giovani è affidata la difesa della pace e con essa la conquista di un mondo migliore”.
Ettore ha tenuto fede a questo giuramento, che è anche il suo testamento, il legato che ci lascia oltre al suo grande esempio.
In tanti lo rivendicheranno, e anche noi lo facciamo con orgoglio e amore: nostro compagno da anni, ci ha insegnato a non arrenderci mai come lui, testardo friulano, figlio di poveri contadini antifascisti; ci ha dimostrato che i veri eroi sono uomini e donne semplici ma disposti a battersi per i propri ideali dando anche la vita per gli altri. Ci ha insegnato che è così che si diventa esseri umani degni di questo nome.
Si è conquistato un posto nei nostri cuori e ci lascia un compito a cui terremo fede, anche se oggi ci sentiamo un po’ più soli.
Gli daremo l’ultimo saluto giovedì 4 ottobre alle ore 15.
Centro di Iniziativa Proletaria“G.Tagarelli”
Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio
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